SCHOOL-BIKE  

aggiornamento
 del 07/08/2010

 ( N.B. In pratica la 6^tappa è divenuta: S.MAURO PASCOLI (RN) - OSIMO (AN), e la 7^: OSIMO (AN) - GIULIANOVA (PE))
  

 

07/08/2010
Oggi mi sento un po' strano. So che Paolo sta pedalando verso Termoli e che ancora tanta altra strada dovrà pedalare per raggiungere il suo obiettivo: Portopalo di Capo Passero, il punto più a sud d'Italia (Lampedusa esclusa).

Non è un atleta, né un ciclofondista e, prima di conoscere me, non sapeva neppure cosa sono le prove di fondo o i randonnée, ma ha una grande determinazione ed una non comune capacità di adattamento.
Coinvolgendo i suoi allievi (è insegnante di matematica e scienze nella scuola media) ha progettato di attraversare tutta l'Italia da nord a sud in bicicletta. Sarebbe potuto partire dal suo paese (Buja in provincia di Udine) che è già molto a nord, ma per fare le cose per bene ha fissato la partenza da Vetta d'Italia (quota 2911). Ovviamente la parte non ciclabile l'ha fatta a piedi: si è arrampicato fra neve e ghiaccio (nonostante fosse il 31/7), poi è ridisceso, ha recuperato la bici lasciata nella malga, ha raggiunto il primo paesino dotato di ufficio postate ed ha spedito a casa tutta l'attrezzatura da montagna. Così è iniziata la sua "discesa" dell'Italia in bici (qui "discesa" non ha il classico senso ciclistico a cui siamo abituati!), in 15 tappe.  

 

05/08/10
Io l'ho intercettato a Senigallia. Non è stato un caso. La preparazione del suo viaggio è consistita anche nello scrivere migliaia di e-mail per trovare qualsiasi tipo di "supporto" utile all'impresa. La "fama" dei Senza Fretta l'ha portato a contattare me e così con scambi di e-mail è cominciata la mia piccola parte nel suo grande progetto.
Partito, lui, alle 6:00 da San Mauro Pascoli, 6a tappa, con già una novantina di chilometri pedalati (550 dalla partenza!), abbiamo festeggiato l'incontro con una bella sosta al primo ristorante adiacente la pista ciclabile del lungomare cittadino.

Spaghetti allo scoglio, piatto unico, che ha ripreso a far girare nel verso giusto una giornata iniziata un po' male: rottura del navigatore Garmin.
"Dai, qui non ne avrai bisogno. E' zona mia, poi perdersi in due è meglio che farlo tutto da solo!".
Caffè rimandato a fra un po', dieci chilometri (vento contrario) più a sud in un baretto dei tanti sulla spiaggia, così da "arricchire" un altra sosta, purtroppo guastata dalla scoperta di aver lasciato la borraccia al ristorante.
Acc... non è giornata! Siamo d'accordo che una borraccia, anche se termica, non vale venti chilometri e rinunciamo al recupero, soprattutto perché il vento sta crescendo.
A Marina di Montemarciano dobbiamo lasciare la strada lungomare (sigh!) e tornare sulla statale Adriatica. Non c'è molto traffico e, a parte gli incroci più "disgraziati", procediamo abbastanza bene. Verso le tre (pomeridiane) affrontiamo il traumatico ingresso in Ancona dal lato della stazione. Sono sicuro che chi ha progettato la viabilità di questo piazzale ha impiegato anni, non so proprio come si possa prendere che uno "straniero" ci capisca qualcosa in pochi secondi!
Il grande vento sta addensando nuvole e rinunciamo subito all'ipotizzata variante lungo la panoramica del Conero. Però, dopo tanta pianura, un po' di salita va fatta. Indugiamo un po' a guardare il movimento della navi sul porto e poi saliamo... al Duomo di San Ciriaco.          

Purtroppo gli elementi più caratteristici del Duomo, i leoni (??, forse non sono leoni), comunque siano quei bei bestioni ai lati del portale d'ingresso, dove da bambino salivo sempre a fare il cavaliere cattivo, sono coperti dal restauro in corso. Cominciano a cadere le prime gocce, il cielo sul mare è nero.
Sosta al bar del Duomo, con stupenda vista sul porto.

Il tempo di un panino ed un birra piccola, poi dobbiamo rifugiarci all'interno del bar. Non sta piovendo, peggio... sta diluviando. Da quassù sembra di essere in mezzo ad una burrasca. Non c'è più panorama, non c'è più nulla. Il mare sembra essersi alzato fin quassù. Per fortuna un fenomeno così intenso non può durare a lungo e dopo una buona mezz'ora, forse più, possiamo lasciare il "rifugio".
Tempo di tornare al porto e dobbiamo rifugiarci sotto la pensilina della fermata autobus del Trajano.
Da qui in poi sarà un po' come giocare a nascondino per evitare gli scrosci più intensi.
Uno sgocciolamento quasi piacevole ci accompagna lungo la salita della Montagnola, ma facciamo giusto in tempo a rifugiarci alla gelateria del Pinocchio. Ci gustiamo un bel gelato, mentre fuori imperversa un'altra bufera. E così di pensilina in pensilina, di sottoponte in sottoponte riusciamo ad arrivare alla Stazione d'Osimo. Sul lato Camerano-M.Conero sta arrivando un altro violento temporale. Ci affrettiamo (spiace dirlo, ma è vero) lungo la salita ed al bivio dell'Abbadia siamo in salvo.  

Alle nostre spalle spunta l'arcobaleno, mentre Osimo ci accoglie bagnaticcia, ma illuminata da un sole ridente e scherzoso, che scompare immediatamente dietro nubi basse e pesanti, ma lontane.
Sicuramente non abbiamo sofferto il caldo (quello di qualche giorno fa era micidiale) ed a giochi chiusi (ormai abbiamo raggiunto la mèta di tappa) siamo soddisfatti di non esserci bagnati più di tanto. 

Sono da poco passate le 19 e posiamo per la foto ricordo davanti la fontana storica della piazza principale del mio paesello. Il contachilometri di Paolo segna 153,7, il mio solo 101,3. D'obbligo un breve giro nel centro storico ed una puntata a Piazza Nuova a scrutare il paesaggio dal punto più panoramico.
In giro ci sono ancora tanti temporali e sono lontani giusto quanto basta per oscurare tramonto e monti. Dopo cena ripetiamo il giro a piedi. Il cielo è stellato e le luci ci consentono di riconoscere anche i paesi più lontani. Sicuri che domani sarà un giorno migliore, possiamo tranquillamente andarcene a dormire.

06/08/2010
La sveglia suona presto, quella di Paolo ancora prima. Abbiamo fissato la partenza alle ore 7:00, ma lui vuol fotografare Osimo alle prime luci del mattino. Quando ci incontriamo mi dice: "Sei fortunato ad abitare in una città così ben messa, peccato le strade... sono un disastro!"

Pronti, si và. La meta della tappa odierna è Giulianova. Nello scendere verso il mare lo faccio passare davanti alla realizzazione locale più tecnologicamente avanzata: l'impianto fotovoltaico ad inseguimento solare. I pannelli sono un po' spettinati (non tutti orientati nel verso giusto), ma l'insieme è d'effetto con Osimo che spunta al di sopra quasi a prenderne tutta l'energia. 

Scavalchiamo l'autostrada dove c'è un traffico sostenuto e ci piace il contrasto fra i nostri mezzi lenti e gli automezzi che sfrecciano veloci. Cerco di far fare una migliore figura al nostro territorio marchigiano facendo passare Paolo per la pista ciclabile che porta al Brigantino. Bellissima e... brevissima. E siamo di nuovo al mare. Intanto, per ben proseguire, ci fermiamo poco dopo a fare il "rinforzo-colazione" in un bar sul nuovo lungomare di Porto Recanati. Ripartiamo e purtroppo dobbiamo proseguire di nuovo sulla statale Adriatica ed evitiamo la breve pista ciclabile di Porto Potenza Picena pericolosissima nelle continue intersezioni. Voler riprendere i lungomare dei successivi centri rivieraschi (Civitanova Marche, Porto S.Elpidio, Porto San Giorgio) comporta di dover deviare sulla sinistra e preferiamo evitare il ripetersi di tale manovra assai rischiosa nel traffico sempre più intenso. 

Decidiamo, invece, per una deviazione sulla destra: Torre di Palme, Il piccolissimo centro medioevale che domina Marina Palmense. Due chilometri a salire ed altrettanti (stessa strada) a scendere. Paolo ha un bel passo e, nonostante il peso che trasporta, va su molto meglio di me. In discesa, invece, è molto più prudente di me. E fa bene, il fondo stradale è bagnato e per pura fortuna evito una rovinosa scivolata.
Le parole del marinaio di Porto Recanati che, guardando il M.Conero, aveva sentenziato: "Il monte c'ha 'l cappello, pioverà. Ripartite subito." cominciano a prendere consistenza in un cielo per nulla pulito.
Il vento che abbiamo a favore (udite, udite... A FAVORE!) ci spinge e potremmo procedere senza sforzo a grande andatura (che non fa mai male quando si deve fare tanta strada), ma c'è un traffico da impazzire.  

Alle 12 in punto, all'ingresso di Grottammare, oltrepassiamo il cartello del 43° parallelo. Vicino c'è un giardinetto rustico e frondoso, posto ideale per una sosta idrologica. Io ne approfitto. Poi riprendiamo il duro confronto con il traffico. E' evidente quando ci diamo reciprocamente fastidio. File interminabili di automezzi fermi ci ostacolano e ci rallentano, ma prima ancora di superarli tutti ed arrivare al semaforo le file ripartono e così siamo noi ad ostacolarli nelle continue strettoie dei centri rivieraschi, costruiti ai tempi di quando si girava con il mulo ed il carretto.    

Dopo il confine di regione, la statale adriatica passa un po' più lontana dai centri abitati (Martinsicuro, Villa Rosa, Alba Adriatica) e, nonostante il traffico sempre intenso, riusciamo a viaggiare più spediti. E ne abbiamo proprio bisogno; il vento che ci spinge sta spingendo anche un temporale. Paolo sta tirando a tutta. Siamo raggiunti dalle prime gocce. "Vai, più forte del vento!" gli grido. (Qui i senzafretta più puri inorridiranno, ma quando ci vuole ci vuole.).  

Alle porte di Giulianova, le gocce diventano un pulviscolo indistinto come avviene in spiaggia quando ci sono le mareggiate. Acceleriamo. Siamo ad un passo dalla meta e non vogliamo farci fermare dal temporale. Paolo ha un collega che lo sta aspettando alla stazione e lo porterà (in auto!) a visitare L'Aquila. Più per fortuna che per abilità usciamo dal pulviscolo. Assenza totale di vento.   

Il tempo della classica foto ricordo e di fare il biglietto (io rientrerò ad Osimo con il treno delle 15:01) ed inizia a piovere fitto. Il collega di Paolo carica la bici nella sua auto ed andiamo alla vicina pizzeria.
Ritorna il vento... e un mare d'acqua. Fulmini e boati vicinissimi. La strada in breve diventa un fiume e le auto sembrano motoscafi che alzano ondate d'acqua. Già immagino quanti commenteranno: "normale con Pio finisce sempre così". Malelingue!
Poi, nel tempo di una pizza e birra, tutto finisce e ritorna il sole.
Un forte abbraccio e Paolo se ne va con il suo collega, io verso la stazione. Il mio treno ha 20 minuti di ritardo. Va bene lo stesso, non ho fretta.

07/08/2010
Oggi mi sento strano. Mi sembra passato tanto tempo, invece è stato soltanto ieri. Paolo sta pedalando. Vorrei essere con lui, no, non credo. Non mi spaventano i chilometri, né le salite. In due giorni ho pedalato solo 220 km., di cui 170 con Paolo. Sono distanze che percorro anche in un sol giorno. Tutto d'un fiato, anche se lentamente, è una cosa, invece ogni giorno per tanti giorni, non so... Mi spaventa l'idea di ripartire ogni giorno ed ogni giorno affrontare nuovi ostacoli, verso una meta che se ti metti a fare il conteggio alla rovescia, ti si rovesciano i sentimenti. Il viaggio ciclistico è una dimensione diversa...
nuova per me. Forse con qualche anno in meno... Io ho fatto solo un assaggio dell'avventura che Paolo sta affrontando, ma è la sua avventura, la realizzazione pratica di un progetto che ha costruito con i suoi allievi. Le nostre strade si sono incrociate e forse non si incroceranno mai più. Spero di essergli stato utile. A chi mi attribuirà di aver esorcizzato la pioggia, dico soltanto che pedalare con il caldo atroce sarebbe stato molto più sfiancante che giocare a nascondino con i temporali.
In fin dei conti, Paolo a ripreso la sua strada... fresco e riposato.  

Pio dei Senzafretta           
      

P.S. Ah, dimenticavo di raccontare... A Porto d'Ascoli abbiamo trovato una lunghissima fila di automezzi, che abbiamo risalito per scoprire che c'era il passaggio a livello della linea S.Benedetto - Ascoli chiuso. Moto e biciclette in prima fila borbottavano che per un treno, che come al solito sarebbe passato a passo di lumaca, le sbarre si erano abbassate con  troppo anticipo.  Infatti, dopo lunga attesa, ecco lentamente in arrivo il treno. Dal finestrino il macchinista si sporge in fuori e mi grida: "Ciao, Piooo". Rispondo al saluto, mentre Paolo mi guarda stupefatto: "Ma, ti conoscono anche quaggiò?". "E' solo un caso. Il macchinista è tal Stefano di Monterubbiano. Una volta era senzafretta in bici, adesso, a quanto pare, è senzafretta con il treno."
     

Sms da Paolo ore 22.12.11:
"Sono arrivato a Marina di Lesina. Tutto super. Oggi traffico zero. Da manuale. Ciao"

         


http://web.me.com/paolopittino/www.school-bike.it


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