Sibillinika  2008

 Sulle strade della Gran Fondo e Medio Fondo dei Sibillini  

    
località:  Sarnano (MC)
data:  sabato 12 e domenica 13 luglio 2008
     

Paolo di Brescia, Michela e Pio di Osimo, Carlo di Brescia e Roberto di Clusane (quale operatore alla macchina non si vede) 
 

Sabato
Al punto di ritrovo (l'hotel La Marchigiana alla porte di Sarnano) Roberto di Clusane, Paolo e Carlo di Brescia sono praticamente già pronti. Michela ed io arriviamo puntuali, ma fra scaricare le bici e caricarci il bagaglio è alle 8.30 che diamo il primo colpo di pedale. Poco male, abbiamo tempo in abbondanza. Non c'è fretta.

Un paio di dossi, una breve discesa e siamo già alla prima asperità della giornata: Rustici, una salita che detesto. Questa volta, nonostante il sovraccarico del bagaglio e la mtb più pesante, la distrazione delle foto-acrobazie di Roberto (armato di telecamera e fotocamera) e le prime chiacchiere di giornata mi fanno ritrovare in cima senza averla maledetta per l'ennesima volta.

Passaggio in discesa su Amandola e puntiamo dritto su Montefortino. Michela dosa bene le forze e senza affanno superiamo la ripida rampa che porta alla fontanella. La sosta è d'obbligo ed i bagni pubblici adiacenti, finalmente riaperti, risultano utili per tutti.
Paolo sta perdendo il suo bagaglio, trattenuto da un solo elastico un po' troppo sottile, ed entra in paese alla ricerca di una soluzione. Noi proseguiamo a passo di surplace verso Montemonaco godendoci l'ombra dei primi chilometri di salita. L'aria è fresca e pulita, ma quando torniamo al sole, per nulla sudati, lo sentiamo graffiarci la pelle. Alberto di Corridonia, ci ha raggiunto in auto e ci fermiamo per un saluto. Rientra Paolo con il bagaglio legato alla perfezione, stile emigrante. Si riparte per affrontare il tratto centrale e più ripido della salita, attorno al 10%-11%. Michela sembra in difficoltà. Non è una pendenza per city bike, ma il panorama è così bello che l'aiuta a non introvertirsi sulli sforzo. Gli ultimi facili chilometri le risultano comunque ostici ed è chiaramente affaticata quando ci fiondiamo sulla fontanella di Montemonaco.

Toh, il ristoro non c'è. Non siamo in ritardo, siamo con un giorno d'anticipo. Fa un certo effetto vedere la piazzetta senza il gazebo della Sibillini. Per me è come se mancasse una parte del paese. Comunque il ristoro lo facciamo lo stesso. Perfettamente accomodati al tavolo del forno, in posizione panoramica e fresca, ci facciamo un super- panino con super-porchetta ed un paio di birre. Dopo tante battute, silenzio totale. La fame è fame!

Un caffè al bar e, prima di ripartire, ci spalmiamo a dovere con la crema solare che Roberto ha avuto la santa idea di portarsi appresso. Ci salverà dal finire arrostiti.
Sono più o meno le 13:00 quando ci tuffiamo in discesa. Una bella discesa, non il falsopiano a scendere che si vede nella nuova altimetria della Sibillini, dove manca completamente la risalita al Valico Pescolle. Risalita non impegnativa, ma lunga e costante. Michela sembra aver trovato nuove energie. Lenta, ma regolare, guadagna il valico. Carlo, l'unico dotato di bici da corsa, è già arrivato da tempo. Per oggi, in nostra compagnia, si ritrova ad essere il Coppi della situazione. Ed è così che prendiamo a soprannominarlo. Roberto, in continua attività cinefotografica, lo chiamiamo Tinto Brass. Si torna a scendere e prima della risalita di Montegallo, Carlo, che anticipa tutti, ma procede comunque ad una andatura più che tranquilla, non si lascia sfuggire una favolosa area picnic. E chi l'aveva mai vista! Peccato non avere al seguito qualche salsiccia, la griglia e la carbonella già ci sono. Vabbè, ora che lo sappiamo ci faremo merenda la prossima volta. Intanto ci consoliamo giocando sulle altalene. C'è anche il tabellone con la pianta della zona. Ecco Balzo, ecco Valle Orsara, ecco Colle Galluccio... e Forca di Presta dov'è? Beh, è quasi fatta. Si fa per dire. Ci sono ancora 15 km., 2 di discesa e 13 di salita e un dislivello di 900 mt.! In sintesi: un mezzo Stelvio, ma senza i tornanti.
Con un primo balzo raggiungiamo... Balzo. Sosta gelato. Proprio quello che ci vuole nelle ore più calde della giornata.

Sono quasi le 15:00 quando ripartiamo. Un paio di chilometri facili, una fontana per rinfrescare di nuovo le borracce, poi la salita si fa più seria. Paolo e Roberto si dedicano alla raccolta delle fragoline selvatiche, io li aspetto.

Per tornare su Michela dobbiamo forzare e la raggiungiamo all'ultimo chilometro giusto perché si è fermata ad aspettarci. La torretta della cabina di trasformazione elettrica segna lo svalicamento di Colle Galluccio. "Non guardate, non guardate!" Scorgere Forca di Presta da qui può far male ad ogni buon proposito di conquistarla. Scivoliamo pigramente in discesa cercando di allungare il più possibile questo momento di relax. Purtroppo è breve e siamo già all'imbocco della grande salita. La strada è molto larga ed il cartello dice che sono 6 km. con pendenza media 10% e massima 14%. Sono quasi le 16:00. Nonostante il ritardo alla partenza, la pedalata da passeggio e tutte le soste, siamo in largo anticipo. Abbiamo tanto tempo, non c'è fretta.

La pendenza non è affatto impegnativa e dopo il primo chilometro ci concediamo una sosta alla fonte che i volontari della Sibillini canalizzano per riempire i bicchieri d'acqua, che passano al volo ai corridori. Finalmente, per la prima volta, mi concedo il lusso di inoltrarmi nella radura e vedere questa preziosa fonte. Michela non vorrebbe fermarsi, ma ormai anche Paolo, Carlo e Roberto mi hanno seguito. Ci rinfreschiamo a dovere. Altro che bicchiere preso al volo! Ombra, acqua, un leggero venticello: generano sensazioni troppo piacevoli. Forse è un incantesimo della stessa Sibilla che vuol sviarci dall'impresa di arrivare in vetta e conquistare il suo regno. Reagiamo con determinazione. Si riparte.
Un paio di ampi curvoni, la pendenza si fa impegnativa. Finisce la vegetazione e, nonostante l'ora pomeridiana, il sole è ancora tosto.

Siamo al cartello degli ultimi 3 km. "Praticamente abbiamo fatto. L'ultimo chilometro non si conta, il penultimo spiana, è fatta!" Non è proprio vero, ma è facile domare un 14% su strada larghissima e senza traffico: si fa lo slalom. Io vado da un lato all'altro della strada, mentre Michela segue una traiettoria molto più rettilinea, con impegno ma senza affanno. Salendo ancora, anche lei amplia il zig-zag, ma rimane entro la mezzeria. Paolo sceglie una sosta panoramica e Roberto non demorde nel suo ruolo di cineoperatore. Carlo, il Coppi di giornata, è quella macchia rossa quasi in vetta. In realtà, scopriremo dopo, la macchia rossa è un cartello della Gran Fondo e lui è già arrivato. Siamo ormai convinti che hanno dimenticato di mettere il cartello dei 2 km. Quando, poi, lo vediamo Michela ha un attimo di smarrimento, ma si riprende subito. "Dai, l'ultimo non conta!". Tirar su una city bike su certe pendenza dovrebbe essere qualcosa di simile a trascinarsi dietro un macigno.

Per la verità se la sta cavando molto bene. Ora sono io ad essere in difficoltà. La giustifico con il sovraccarico dei bagagli, ma più onestamente devo ammettere che ha una marcia in più e così può concedersi anche il lusso di rallentare per aspettarmi. Ultimo km, quello che non si conta. Sarà, ma è infinito. Lo sperone di roccia che fa da ultimo baluardo alla vetta sembra allontanarsi. La Sibilla sta giocando l'ultima magia per scoraggiarci. Inutile. Michela è troppo determinata. La sua prima vera montagna, quella che spaventa gli allenatissimi amatori, non può sfuggirgli.

Sono più o meno le 17:30 quando tira i freni per fermarsi sotto il cartello "Forca di Presta - Cima Coppi - 1536 m.s.l.". Poco dopo siamo tutti li. Ridendo e scherzando ci siamo sciroppati solo 55 km. ma ben 1.686 mt. di dislivello!
Foto di rito e poi ultimi colpi di pedale (per Paolo e Roberto) o camminata sciogligambe per arrivare al rifugio ANA. 
Splendidamente posizionato, si gode una straordinaria vista su Forca di Presta fino a Colle Galluccio.
Ci ritroviamo sistemati in un camerone da 13 posti letto, che tanto mi ricorda i lontani tempi del servizio militare. Mi sembra di ringiovanire.

Abbiamo tempo in abbondanza per rinfrescarci, cambiarci, stendere gli indumenti sudati ad asciugare ed osservare il lento passaggio di un gregge che va all'ovile, senza fretta.
Cena con zuppa di lenticchie (per Paolo, Carlo e Roberto) e pappardelle al cinghiale (per me e Michela).

Insalata, verdure gratinate e arrosto misto in abbondanza, tant'è che Paolo ne accantona una generosa porzione per la volpe "domestica" che abbiamo visto avvicinarsi al rifugio. "Come fai a trovarla ora?" E' ormai quasi notte, ma la luna impedisce di veder le stelle. Dopo poco la volpe è già arrivata sotto la sdraia di Paolo: "Visto? c'ha trovato lei!".


Domenica
L'orchestrazione notturna in un camerone con nove persone (cinque noi più quattro bolognesi) segue una spartito molto vario (russamenti, scricchiolii, tonfi, colpi di tosse, ecc...) ma non mi da' poi tanto fastidio. Non ho sonno e mi piace "ripassare mentalmente" la splendida giornata trascorsa.
Alle 3.00 mi alzo, scendo all'ingresso ed esco. Il cielo stellato, ora che la luna è calata, è uno spettacolo incredibile. La via lattea è veramente un fiume lattiginoso. Con miliardi di stelle il cielo è qualcosa di estremamente vivo, palpitante e luminoso contornato dall'altalenante nero assoluto delle montagne. Non c'è neppure una nuvola. Poi s'alza il vento.
Quando alle 7.30 ci alziamo, sul cielo corrono impazziti neri nuvoloni. Uhm, niente di buono. Acceleriamo i preparativi e la colazione. Stanno cadendo alcune gocce quando alle 8.30 lasciamo il rifugio. Sul passaggio stradale del valico i volontari della Sibillini, con ammirevole anticipo, hanno già iniziato ad allestire il ristoro.

Un saluto e ci buttiamo in discesa verso il Pianoro Grande. Il forte vento contrario ci risparmia di frenare ed impedisce alla pioggia di inseguirci. Ce la prendiamo comoda. Le condizioni di luce cambiano di continuo ed è uno spettacolo nello spettacolo degli ultimi residui di fioritura. La rampa di Castelluccio, che è pur sempre una salita di poco meno di due chilometri con una punta dell'11-13%, come primo impegno della giornata ci rimane un po' ostica, soprattutto a Michela, che, caricata dalla conquista di Forca di Presta, non intende mollare qui. Scavalchiamo Castelluccio ed in fondo alla discesa ci fermiamo alla fontana per riempire le borracce. Il bel tempo sta vincendo sulle nuvole e mentre saliamo per Forca di Gualdo già comincia a far caldo. Anche quassù i volontari della Sibillini sono già al lavoro. Il nostro arrivo li prende di sorpresa. "Già qui?". "Incredibbile, eh?". Quattro parole e ci capiamo al volo.

Foto ricordo, "ricordatevi di non aspettarmi, oggi" e ce ne andiamo lungo la più bella (fondo stradale a parte) e più lunga (10 km.!) discesa del percorso. Troppo lunga. Siamo abbastanza veloci (Michela tocca quasi i 60 km/h), ma cambia il vento e torna a piovicchiare. "Finché la strada è asciutta non ci fermiamo" è la saggia scelta che ci spinge ad oltrepassare a tutta Castelsantangelo sul Nera e puntare su Visso.
Paolo non è tranquillo. Non è voluto mancare all'appuntamento, nonostante il ricovero ospedaliero del padre, ma via cellulare non gli giungono notizie completamente rassicuranti. E torna a piovere, poi quando siamo a Visso smette. Sono solo le 10:45. Troppo presto per fare una sosta lunga ed il tempo è più che mai minaccioso. Iniziamo a salire verso il Valico Fornaci. Il traffico è molto intenso e rimpiangiamo la felice tranquillità stradale goduta sui monti. Qualche goccia, smette, ricomincia. Arriviamo al valico ed il vento cambia ancora. Da quassù Il fondovalle è invisibile dietro un muro d'acqua, ma pure in alto, verso il Macereto, la vetta della montagna è nascosta da nuvoloni neri gonfi di pioggia. Briefing. Decisione finale condivisa, forse anche un pochino imposta da me: ci dividiamo.

Paolo, Carlo e Roberto, che hanno esperienza per affrontare una veloce galoppata in mezzo alla pioggia e al traffico, si lanciano verso il fondovalle, seguendo il finale dei percorsi, per poi risalire a Sarnano da Camporotondo. Senza soste potrebbero arrivare in un paio d'ore  e ripartire subito per Brescia. Io e Michela, invece, affrontiamo il valico S.Margherita... a piedi. La pendenza non sarebbe poi impossibile, ma la strada è stretta e stanno ancora arrivando gli ultimi corridori del corto. Anche un zigzag involontario potrebbe risultare pericoloso. Avendo saltato la sosta di Visso, noi siamo in anticipo, mentre la corsa avendo ritardato la partenza è in ritardo. Fra i tanti che scendono riconosciamo Agostino Nina. "Ecco Pio, il senzafretta". "Beh, che fai non ti fermi per un saluto?". "No, sto male!" Si ritirerà poco dopo a causa di una foratura. Intanto è una continua alternanza di pioggia (e mettiamo l'impermeabile) e timide schiarite (e togliamo l'impermeabile). Ci giungono gli echi del passaggio dei primi sul Valico Fornaci. Poi scende l'ultimo, seguito dall'ambulanza e dal fine corsa. Finisce ogni vociare e rimaniamo soli con il muggito del vento fra gli alberi.

Raggiunto il valico risaliamo in bici. Il cielo si è parzialmente rasserenato. Cominciamo a pensare di averla scampata, ma il vento quassù è fortissimo e Michela fa acrobazie per rimanere in sella. Vorrei mettermi al fianco per coprirla dal vento laterale, ma rischierei di finirgli addosso. Non è facile neppure per me. L'unica possibilità è stare al centro della carreggiata, in modo da avere spazio per sbandare sia a destra che a sinistra, a seconda da dove arriverà la "zampata" del vento. Stiamo arrivando al Santuario del Macereto quando la situazione volge di nuovo al peggio. Rinunciamo alla visita, ora abbiamo il vento a favore e vorremmo arrivare all'agriturismo Le Casette, ma a Cupi ci raggiunge la "vera" pioggia. Ci rifugiamo al... RIfugio di Cupi, proprio al centro del paesino. E' circa l'una. Sosta-pranzo. I fusilli alla ricotta e asparagi sono una vera squisitezza. Ce la prendiamo comoda, mentre fuori sta piovendo di brutto. Non posso non pensare a cosa staranno vivendo gli ultimi della Gran Fondo. Alle due osiamo mettere il naso fuori. E' un tempo da lupi, ma pioviccica appena. Squilla il cellulare: è Paolo che ci rassicura di essere già a Sarnano. Tutti asciutti, dopo aver preso un mare d'acqua fino alla Muccia. Ripartiamo.
Il vento è così forte e l'aria così calda che la strada si sta già asciugando. Inseguiti da un'altra tempesta arriviamo al lago. Qui era prevista la sosta gelato e magari anche un... giretto in pedalò. Non è proprio il caso. L'acqua che ci raggiunge mentre risaliamo verso Monastero è meno violenta del previsto. Quando scolliniamo verrebbe da dire "passata è la tempesta...". Compare finalmente un vero sole e possiamo tirare le somme che, nonostante tutto, abbiamo fatto tutte le discese pressoché asciutte.
Sono le 16.30. Siamo arrivati e, dopo averle alleggerite dai bagagli, ricarichiamo le bici in auto. C'è il sole e quasi mi spiace di essermi lasciato prendere dalla fretta di scappar via dall'acqua. Potete anche non crederci, ma in cielo s'oscura di nuovo e... inizia a piovere!

Pio dei Senzafretta      

  


Il Pianoro Grande e Forca di Presta (mt.1536 s.l.m.) vistI da Castelluccio di Norcia (PG)


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