Sibillinika 2008 |
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Paolo di Brescia, Michela e Pio di Osimo, Carlo di Brescia e Roberto di Clusane (quale operatore alla macchina non si vede) |
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Sabato |
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Un paio di dossi, una breve discesa e siamo già alla prima asperità della giornata:
Rustici, una salita che detesto. Questa volta, nonostante il
sovraccarico del bagaglio e la mtb più pesante, la distrazione delle foto-acrobazie di Roberto (armato di
telecamera e fotocamera) e le prime chiacchiere di giornata mi fanno
ritrovare in cima senza averla maledetta per l'ennesima volta. |
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Passaggio
in discesa su Amandola e puntiamo dritto su Montefortino. Michela dosa
bene le forze e senza affanno superiamo la ripida rampa che porta alla fontanella. La sosta è
d'obbligo ed i bagni pubblici adiacenti, finalmente riaperti, risultano
utili per tutti. |
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Toh, il ristoro non
c'è. Non siamo in ritardo, siamo con un giorno d'anticipo. Fa un certo
effetto vedere la piazzetta senza il gazebo della Sibillini. Per me è
come se mancasse una parte del paese. Comunque il ristoro lo facciamo lo
stesso. Perfettamente accomodati al tavolo del forno, in posizione
panoramica e fresca, ci facciamo un super- panino con super-porchetta ed
un paio di birre. Dopo tante battute, silenzio totale. La fame è fame! |
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Un caffè al bar e, prima di ripartire, ci spalmiamo a dovere con la
crema solare che Roberto ha avuto la santa idea di portarsi appresso. Ci
salverà dal finire arrostiti. |
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Sono quasi le 15:00
quando ripartiamo. Un paio di chilometri facili, una fontana per
rinfrescare di nuovo le borracce, poi la salita si fa più seria. Paolo
e Roberto si dedicano alla raccolta delle fragoline selvatiche, io li
aspetto. |
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Per tornare su Michela dobbiamo forzare e la raggiungiamo
all'ultimo chilometro giusto perché si è fermata ad aspettarci. La
torretta della cabina di trasformazione elettrica segna lo svalicamento
di Colle Galluccio. "Non guardate, non guardate!" Scorgere
Forca di Presta da qui può far male ad ogni buon proposito di
conquistarla. Scivoliamo pigramente in discesa cercando di allungare il
più possibile questo momento di relax. Purtroppo è breve e siamo già
all'imbocco della grande salita. La strada è molto larga ed il cartello
dice che sono 6 km. con pendenza media 10% e massima 14%. Sono quasi le
16:00. Nonostante il ritardo alla partenza, la pedalata da passeggio e tutte le soste, siamo in
largo anticipo. Abbiamo tanto tempo, non c'è fretta. |
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La pendenza non è affatto impegnativa e dopo il primo chilometro ci
concediamo una sosta alla fonte che i volontari della Sibillini
canalizzano per riempire i bicchieri d'acqua, che passano al volo ai
corridori. Finalmente, per la prima volta, mi concedo il lusso di
inoltrarmi nella radura e vedere questa preziosa fonte. Michela non
vorrebbe fermarsi, ma ormai anche Paolo, Carlo e Roberto mi hanno
seguito. Ci rinfreschiamo a dovere. Altro che bicchiere preso al volo!
Ombra, acqua, un leggero venticello: generano sensazioni troppo
piacevoli. Forse è un incantesimo della stessa Sibilla che vuol sviarci
dall'impresa di arrivare in vetta e conquistare il suo regno. Reagiamo
con determinazione. Si riparte. |
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Siamo al cartello degli ultimi 3 km. "Praticamente abbiamo fatto.
L'ultimo chilometro non si conta, il penultimo spiana, è fatta!"
Non è proprio vero, ma è facile domare un 14% su strada larghissima e
senza traffico: si fa lo slalom. Io vado da un lato all'altro della
strada, mentre Michela segue una traiettoria molto più rettilinea, con
impegno ma senza affanno. Salendo ancora, anche lei amplia il zig-zag,
ma rimane entro la mezzeria. Paolo sceglie una sosta panoramica e
Roberto non demorde nel suo ruolo di cineoperatore. Carlo, il Coppi di
giornata, è quella macchia rossa quasi in vetta. In realtà, scopriremo
dopo, la macchia rossa è un cartello della Gran Fondo e lui è già
arrivato. Siamo ormai convinti che hanno dimenticato di mettere il
cartello dei 2 km. Quando, poi, lo vediamo Michela ha un attimo di
smarrimento, ma si riprende subito. "Dai, l'ultimo non
conta!". Tirar su una city bike su certe pendenza dovrebbe essere
qualcosa di simile a trascinarsi dietro un macigno. |
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Per la verità se la
sta cavando molto bene. Ora sono io ad essere in difficoltà. La
giustifico con il sovraccarico dei bagagli, ma più onestamente devo
ammettere che ha una marcia in più e così può concedersi anche il
lusso di rallentare per aspettarmi. Ultimo km, quello che non si conta.
Sarà, ma è infinito. Lo sperone di roccia che fa da ultimo baluardo
alla vetta sembra allontanarsi. La Sibilla sta giocando l'ultima magia
per scoraggiarci. Inutile. Michela è troppo determinata. La sua prima
vera montagna, quella che spaventa gli allenatissimi amatori, non può
sfuggirgli. |
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Sono più o meno le 17:30 quando tira i freni per fermarsi
sotto il cartello "Forca di Presta - Cima Coppi - 1536 m.s.l.".
Poco dopo siamo tutti li. Ridendo e scherzando ci siamo sciroppati solo
55 km. ma ben 1.686 mt. di dislivello! |
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Abbiamo tempo in abbondanza per rinfrescarci, cambiarci, stendere gli indumenti
sudati ad asciugare ed osservare il lento passaggio di un gregge che va
all'ovile, senza fretta. |
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Insalata, verdure gratinate e arrosto
misto in abbondanza, tant'è che Paolo ne accantona una generosa
porzione per la volpe "domestica" che abbiamo visto
avvicinarsi al rifugio. "Come fai a trovarla ora?" E' ormai
quasi notte, ma la luna impedisce di veder le stelle. Dopo poco la volpe è
già arrivata sotto la sdraia di Paolo: "Visto? c'ha trovato
lei!". |
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Un saluto e ci buttiamo in discesa verso il
Pianoro Grande. Il forte vento contrario ci risparmia di frenare ed
impedisce alla pioggia di inseguirci. Ce la prendiamo comoda. Le
condizioni di luce cambiano di continuo ed è uno spettacolo nello
spettacolo degli ultimi residui di fioritura. La rampa di Castelluccio,
che è pur sempre una salita di poco meno di due chilometri con una
punta dell'11-13%, come primo impegno della giornata ci rimane un po'
ostica, soprattutto a Michela, che, caricata dalla conquista di Forca di
Presta, non intende mollare qui. Scavalchiamo Castelluccio ed in fondo
alla discesa ci fermiamo alla fontana per riempire le borracce. Il bel
tempo sta vincendo sulle nuvole e mentre saliamo per Forca di Gualdo
già comincia a far caldo. Anche quassù i volontari della Sibillini
sono già al lavoro. Il nostro arrivo li prende di sorpresa. "Già
qui?". "Incredibbile, eh?". Quattro parole e ci capiamo
al volo. |
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Foto ricordo, "ricordatevi di non aspettarmi, oggi" e
ce ne andiamo lungo la più bella (fondo stradale a parte) e più lunga
(10 km.!) discesa del percorso. Troppo lunga. Siamo abbastanza veloci
(Michela tocca quasi i 60 km/h), ma cambia il vento e torna a
piovicchiare. "Finché la strada è asciutta non ci fermiamo"
è la saggia scelta che ci spinge ad oltrepassare a tutta
Castelsantangelo sul Nera e puntare su Visso. |
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Paolo, Carlo e Roberto, che hanno esperienza
per affrontare una veloce galoppata in mezzo alla pioggia e al traffico,
si lanciano verso il fondovalle, seguendo il finale dei percorsi, per poi
risalire a Sarnano da Camporotondo. Senza soste potrebbero arrivare in un
paio d'ore e ripartire subito per Brescia. Io e Michela, invece,
affrontiamo il valico S.Margherita... a piedi. La pendenza non sarebbe poi
impossibile, ma la strada è stretta e stanno ancora arrivando gli ultimi
corridori del corto. Anche un zigzag involontario potrebbe risultare
pericoloso. Avendo saltato la sosta di Visso, noi siamo in anticipo,
mentre la corsa avendo ritardato la partenza è in ritardo. Fra i tanti
che scendono riconosciamo Agostino Nina. "Ecco Pio, il senzafretta".
"Beh, che fai non ti fermi per un saluto?". "No, sto
male!" Si ritirerà poco dopo a causa di una foratura. Intanto è una
continua alternanza di pioggia (e mettiamo l'impermeabile) e timide
schiarite (e togliamo l'impermeabile). Ci giungono gli echi del passaggio
dei primi sul Valico Fornaci. Poi scende l'ultimo, seguito dall'ambulanza
e dal fine corsa. Finisce ogni vociare e rimaniamo soli con il muggito del
vento fra gli alberi. |
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Raggiunto il valico
risaliamo in bici. Il cielo si è parzialmente rasserenato. Cominciamo a
pensare di averla scampata, ma il vento quassù è fortissimo e Michela fa
acrobazie per rimanere in sella. Vorrei mettermi al fianco per coprirla
dal vento laterale, ma rischierei di finirgli addosso. Non è facile
neppure per me. L'unica possibilità è stare al centro della carreggiata,
in modo da avere spazio per sbandare sia a destra che a sinistra, a
seconda da dove arriverà la "zampata" del vento. Stiamo arrivando al Santuario del
Macereto quando la situazione volge di nuovo al peggio. Rinunciamo alla
visita, ora abbiamo il vento a favore e vorremmo arrivare all'agriturismo Le
Casette, ma a Cupi ci raggiunge la "vera" pioggia. Ci rifugiamo
al... RIfugio di Cupi, proprio al centro del paesino. E' circa l'una.
Sosta-pranzo. I fusilli alla ricotta e asparagi sono una vera squisitezza.
Ce la prendiamo comoda, mentre fuori sta piovendo di brutto. Non posso non
pensare a cosa staranno vivendo gli ultimi della Gran Fondo. Alle due
osiamo mettere il naso fuori. E' un tempo da lupi, ma pioviccica appena.
Squilla il cellulare: è Paolo che ci rassicura di essere già a Sarnano.
Tutti asciutti, dopo aver preso un mare d'acqua fino alla Muccia.
Ripartiamo. |
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Pio dei Senzafretta |
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