100 km Dei Passatelli |
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----- Original Message -----
From: Sergio di Fano
Sent: Monday, September 20, 2010 0:22 PM Subject: 100 km dei passatelli |
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Tutto
come previsto. |
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Per quel che riguarda me, anche io era dell’idea di stare a casa, poi venerdì ad un certo punto ho sentito che dovevo andare, che c’era qualcosa che mi chiamava. Ed è stato giusto così. Anche se non ero allenato, ho voluto comunque intraprendere questo viaggio, che, come ogni viaggio che si rispetti, anche se segue sempre la stessa strada, è ogni volta diverso. |
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Partiti in tre (+100% rispetto al numero di pirla previsti venerdì) in orario e con andatura turistica, ci siamo diretti subito verso Sarna, per evitare il traffico tra Faenza e Brisighella. |
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Strada asciutta e vento forte contro; ogni tanto si alza la testa per guardare l’orizzonte e subito si distoglie lo sguardo. |
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Il Caro Leader insiste su come si stia bene e quanto
avremmo sofferto il caldo altrimenti; soffoco gli istinti omicidi e
proseguiamo tranquilli verso Marradi, sede della prima sosta. |
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Mancano
ancora 65 km a Firenze, è ora del panino. Nuvoloni sempre più gonfi
passano sopra la nostra testa, la temperatura è di 21°, è ora di andare. |
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Non è freddo, se solo questo maledetto vento smettesse un attimo…, ora non sento più la fatica, tolgo l’ultimo dente e inizio a godermi il paesaggio. La salita è dolce, le macchine sono rarissime e, soprattutto, i motociclisti che l’anno passato ci avevano martoriato, si sono magicamente estinti. Continuo a salire, superata Casaglia arrivo ai prati, da dove si vede tutta la valle; non posso non fermarmi: aspetto Riccardo e Pio e mi godo il panorama. |
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Ripartiamo tutti assieme, è quasi l’una e la voglia del
rifugio aumenta. Iniziamo a spingere (lo so, sono parole grosse, ma è
solo per rendere l’idea) e intorno all’una raggiungiamo il passo. |
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Il
rifugio è semi deserto, quando apriamo la porta, la signora al banco del
bar è indecisa se chiederci cosa vogliamo o chiamare il reparto di sanità
mentale del più vicino nosocomio. Poi, ricordandosi che gli affari sono
affari, propende per la prima ipotesi e panini e birre vengono subito a
farci compagnia al tavolo, dove già abbiamo steso le mantelline zuppe. |
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Ci
rifocilliamo, ci copriamo ulteriormente e, con tutte le prudenze del caso,
iniziamo la discesa. |
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Finalmente,
quando la discesa diventa meno ripida, la strada inizia ad asciugare e,
con l’aumentare della velocità, ci asciughiamo anche noi. |
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Siamo costretti a fermarci, conosco una sola strada per Firenze ed è occupata da un migliaio di podisti. Ne approfittiamo per sistemare le nostre cose e per riporre mantelline e quant’altro. |
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Appena lo starter dà il via, ci accodiamo ai maratoneti, sperando che anche loro non abbiamo Firenze come meta. Dopo tre chilometri, svoltano a destra verso Scarperia e noi, finalmente liberi, puntiamo decisi verso il passo Croci. Ad essere onesti, l’obiettivo è un paio di km prima della vetta, cioè il bar per la sosta gelato. Rispetto all’anno scorso, lo hanno sicuramente spostato, perché non arriva mai. Ormai la stanchezza si sente, questo vento contrario non smette un attimo e poi inizia anche a piovere. |
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Questa volta ignoriamo le gocce e teniamo duro; l’arrivo all’agoniato
bar avviene all’asciutto con nostra grande soddisfazione. Aggiungiamo un
caffè al gelato per l’ultima discesa e poi via. |
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Finalmente l’asfalto è asciutto e ci divertiamo un po’; poi prendiamo l’ultimo risciacquo che ci costringe ad un ulteriore sosta sotto una pensilina alla fermata del bus, ma ormai è fatta. |
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Verso le
16:00 facciamo il nostro ingresso trionfale a Firenze dopo 105 km. |
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Solito giro turistico, come da servizio fotografico allegato (spero) e poi via in treno. | |||||
L’acqua
che abbiamo incontrato nel viaggio di ritorno ha risvegliato l’ottimismo
del Caro Leader, che ha incessantemente fatto notare come piovesse più in
quel momento che mentre pedalavamo, affermando, con sprezzo del pericolo,
come il merito fosse suo. Ci sono momenti nella vita in cui è meglio
tacere. |
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Il
diluvio smette magicamente poco prima di Faenza, ci lascia il tempo di
salutarci e scaricare le bici all’asciutto. |
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