I REGOLAMENTI SPETTANO AGLI ORGANIZZATORI,
CIO' CHE CONTA E' IL PIACERE DI STARE INSIEME.
ABBIAMO GIA' 3 REGOLE, ALTRE NON NE SERVONO.
 

E di nuovo, ci risiamo: il problema dell'andatura!
Ho letto con estrema attenzione l'intervento di Pippo, il quale oltre che pedalatore è anche organizzatore e quindi dovrebbe saper vedere entrambe le facce del problema. Partirò proprio dal punto di vista dell'organizzatore e mi permetto osservare che se fra i Senza Fretta e chi li precede ci sono ore di distacco, la prima cosa di cui un organizzatore dovrebbe preoccuparsi è: perchè alla mia manifestazione non vengono anche i ciclisti "intermedi"? Parafrasando una nota pubblicità: una gran fondo è una grande festa ciclistica, se non c'è grande partecipazione che grande festa è?

Alla Nove Colli, il passaggio dei ciclisti è senza soluzione di continuità ed in particolare i tedeschi vanno anche più piano di noi Senza Fretta. Questo dovrebbe significare qualcosa. Innanzi tutto significa che le manifestazioni non sono, per fortuna, tutte uguali, Ma c'è una regola valida per tutte ed è che: ENTRO IL TEMPO MASSIMO OGNUNO PUO' PROCEDERE ALL'ANDATURA PREFERITA. La mia principale attività, sia a livello personale che come coordinatore, è proprio ricordare agli organizzatori che esiste questa regola ed ESISTE PER TUTTI, non solo per i Senza Fretta.
Per cui UN ORGANIZZATORE PUO' CREARE LA MANIFESTAZIONE PIU' CONSONA ALLE SUE POSSIBILITA' ORGANIZZATIVE semplicemente DEFINENDO UN TEMPO MASSIMO non teorico, ma REALMENTE UTILIZZABILE DA CHI VI PARTECIPA. Tutto qui.
Ed è evidente che più è lungo e più chi sta davanti dovrà aspettare un tempo maggiore in attesa del carro-scopa. Naturalmente chi organizza può prevedere altri mezzi di supporto lungo il percorso, mentre il carro-scopa dovrebbe SEMPRE rimanere dietro l'ultimo, sia esso o no un Senza Fretta. Ho usato il condizionale, perchè quando ci siamo noi in fondo (che ci assistiamo fra ultimi) il carro-scopa può tranquillamente fare la spola fra noi e chi ci precede ed anche oltre. La tabella che rendiamo pubblica può servire da riferimento al conducente che ha sempre un'idea di dove ritrovarci. Così, in realtà, non costituiamo nessun problema, anzi in un certo senso il servizio di fine-corsa lo svolgiamo noi in bici. Alle Gran Fondo di Lugo e del Giro della Romagna hanno così ben capito il nostro stile e la nostra determinazione ad arrivare fino in fondo che come fine-corsa è venuto con noi un ciclista del gruppo organizzatore.

IL TEMPO MASSIMO DOVREBBE ESSERE BEN CONOSCIUTO DA TUTTI, ANCHE E SOPRATTUTTO DAI VOLONTARI, che hanno ragione ad arrabbiarsi quando vengono tenuti all'oscuro del presumibile tempo per cui dovranno prestare servizio. Per loro non ha nessuna importanza se chi partecipa lo fa per correre ed arrivare quanto prima possibile o per il piacere di andare in bici e far durare questo piacere quanto più possibile. Anzi i modi "aggressivi" dei primi li "offende" ben più dei nostri modi cortesi e di sincero apprezzamento per il loro impegno.
Abbiamo avuto rapporti di reciproca "complicità e soddisfazione" con volontari che ci hanno assistito al limite del tempo massimo ed abbiamo subìto manifestazioni di intolleranza da parte di volontari insofferenti anche quando invece viaggiamo in abbondante vantaggio sul tempo massimo.
E' semplicemente un fatto di mentalità, che alcuni organizzatori possiedono e riescono a "diffondere" fra tutti i collaboratori, altri o non ci riescono o neppure la possiedono per sè. Per questo, all'ultima X Colli, abbiamo deciso di essere molto più rigorosi nella scelta delle manifestazioni a cui partecipare ufficialmente come Gruppo, ovviamente senza togliere a nessuno la libertà di andare ad altre manifestazione da solo o con altri amici (siano essi altri senza fretta o no). Così, ad esempio, io e Paolo di Tolentino abbiamo partecipato alla Agolanti e siamo andati al meglio delle nostre possibilità. Ciononostante, siamo arrivati ultimi e con quasi 20 minuti di fuori tempo massimo, perchè il tempo massimo era risicato, tant'è che io stesso l'avevo presentata nel forum come gran fondo per senza fretta veloci, ma non l'ho inserita fra gli appuntamenti.
Invece alla Gran Fondo del Conero abbiamo partecipato ufficialmente come Gruppo, con tabelle calcolate sul tempo massimo (non risicato, ma abbondante) e son certo di poter affermare che l'organizzazione ha fatto quanto di meglio per tutti ed anche per noi. Nonostante la pessima giornata, i volontari hanno di buon grado assolto ai compiti che già ben sapevano di dover assolvere. Ho avuto notizia che gli addetti al ristoro dell'Aspio di Osimo, nonostante le nostre affermazioni di essere gli ultimi, hanno aspettato oltre un'ora dopo il nostro passaggio perchè SAPEVANO DI DOVER ASPETTARE IL PASSAGGIO DEL CARRO-SCOPA. Il carro-scopa, avendo avuto un'avaria al motore, è passato con molto ritardo e ci ha raggiunto sul Poggio, ma già da Varano era stato temporaneamente sostituito dall'altro carro-scopa, che dopo aver seguito gli ultimi del corto è venuto a scortare noi del lungo. Insomma gli addetti ai carri-scopa si son dati veramente da fare e si sono comportati in modo ineccepibile, anzi hanno fatto di più: ci hanno assistito come un'auto ammiraglia! Ed abbiamo concluso con strette di mani ed appuntamento per il prossimo anno.

Perciò, arrivare in modo calcolato allo scadere del tempo massimo, non è mancanza di rispetto nei confronti dei volontari. E' vero, invece, il contrario: LA CHIUSURA DEI SERVIZI PRIMA DEL PASSAGGIO DEGLI ULTIMI (se procedono in tabella entro il tempo massimo) E' MANCANZA DI RISPETTO ALLA LIBERA SCELTA DI QUESTI CICLISTI che, COME CONSENTITO DAL REGOLAMENTO, interpretano la manifestazione ciclistica come occasione di stare insieme e godere insieme del piacere di andare in bici su strade diverse dalle solite, alla scoperta di nuove strade, nuovi panorami da ammirare e nuove persone da conoscere.
Così, alla Gran Fondo della Pace era una bellissima giornata di sole ed all'aperto si stava benissimo, soprattutto all'ombra. Alcuni nostri amici, tagliando sul percorso, sono arrivati al ristoro poco prima di noi, ma gli addetti se ne sono andati nonostante i loro inviti ad aspettarci. Al momento non eravamo fuori tabella. Sia che avessimo dei problemi o che ci gustassimo un'andatura volutamente lenta, AVEVAMO DIRITTO AD ESSERE ASPETTATI!
Va detto che ci siamo abbontamente rifatti al pasta-party, ma per arrivare al pasta-party ce la siamo dovuta cavare da soli, ricorrendo pure alla sosta in un bar.

Per cui, caro Pippo, ritengo di aver argomentato sufficientemente il mio disaccordo riguardo il tuo modo di intendere il tempo massimo, che mi sembra assai simile al modo espresso da Elvezio Pierandi al Giro del Lazio. Non posso perciò condividere per nulla la tua affermazione che il nostro è un modo di partecipare non ortodosso, riferendolo al fatto che puntiamo ad utilizzare tutto il tempo massimo disponibile. Se è veramente disponibile, perchè non utilizzarlo?

Il Gruppo è nato (nell'ambiente delle gran fondo) proprio con il dichiarato obbiettivo di prendersela comoda arrivando allo scadere del tempo massimo. Forse il nome Senza Fretta non rende completamente questa idea, ma oltre al nome è da anni presente sul sito una pagina intitolata "L'idea". All'epoca, di questa idea è stato fatto anche un serrato volantinaggio, per cui voler sradicare questa caratteristica vuol dire rifondare un Gruppo nuovo. Non c'è problema, ognuno può farlo ed organizzarsi il Gruppo che preferisce. Libertà di aderire significa poter liberamente scegliere di farne parte quando e dove si vuole, anche per una sola volta, non libertà di snaturarlo.

Stabilito, quindi, che gli organizzatori dovrebbero essere molto più seri nel regolamentare il tempo massimo tenendo conto delle proprie reali possibilità, stabilito che non solo noi, ma chiunque ha diritto di utilizzare tutto il tempo massimo disponibile senza dover giustificare alcunchè, passiamo al punto di vista di chi pedala.
Pippo ritiene che:
1) non ci si debba fermare più del necessario;
2) si debba pedalare normalmente;
3) non ci si debba trastullare a destra e manca.
Orbene, quali sono le fermate necessarie? Quanto tempo è necessario per una fermata?
Qual'è la pedalata normale? Quanti e quali trastulli ci sono a destra e manca?
Onestamente io non so rispondere. Inoltre, proprio perchè non tutte le manifestazioni sono uguali, non ha senso voler stabilire un'andatura valida per qualsiasi occasione.
Possono verificarsi svariate situazioni, che non è possibile codificare, ma vanno interpretate alla luce delle nostre regole istitutive. Probabilmente la miglior cosa che si può fare è indicare di volta in volta un capogruppo, non una carica onorifica, ma giusto per stabilire un riferimento certo per tutto. Oltre questo a me sembra che l'unica possibilità sia quella, da sempre messa in pratica, di realizzare una tabella di marcia ad hoc per ogni manifestazione. La tabella di marcia fornisce più informazioni di quanto possa sembrare. Indica l'impegno necessario sul percorso ed in quali punti è maggiormente concentrato, inoltre stabilisce un'andatura complessiva per l'arrivo entro il tempo massimo, così chi legge può vedere che è necessario fare, ad esempio, i 20 km/h o i 16 km/h. Se son troppi per le proprie possibilità può solo rinunciare, se invece sono troppo pochi può scegliere: andare a velocità inferiore alla propria con il Gruppo o andarsene alla propria velocità per proprio conto, eventualmente con altri occasionali compagni di pari pedalata. Nessuno può essere biasimato o contestato per aver fatto una scelta diversa dall'aggregarsi con il Gruppo. Il fatto di aver partecipato altre volte "non obbliga" a partecipare ancora, come pure il fatto di non aver mai partecipato è d'impedimento a partecipare in una qualsiasi occasione.
Si potrebbe obbiettare: "perchè non fare una tabella a velocità superiore ed arrivare prima?" Supponiamo di volerlo fare, quale velocità si dovrebbe scegliere? Quella di Pippo o quella di Pio? Quella di Assuero o quella di Aldo? No, no. E' ovvio: quella dell'ultimo. E' evidente che occorre adattarsi alla velocità del più lento. Chi sarà il più lento? A che velocità potrà andare? In un Gruppo eterogeneo come il nostro è molto difficile saperlo in anticipo. Inoltre, personalmente, ben conosco il classico "ti aspettiamo" diffuso fra i ciclisti. Significa che appena riesci a raggiungerli (perchè ti stanno aspettando), loro ripartono subito e tu non hai mai un momento di riposo. Loro non si stancano e tu arrivi a pezzi.
Sapete però cosa "pesa" di più? Sentirsi d'impiccio, sentirsi quello che rallenta tutti. Quando si va fuori tempo massimo, putroppo, il più lento ha sempre questo senso di colpa. Sta alla cordialità di chi pedala insieme, saperlo attenuare. Ma causare un analogo senso di colpa quando c'è tempo d'avanzo mi sembra proprio controproducente e contrario allo spirito che dovrebbe unirci.
Perciò adattarsi alla velocità del più lento significa semplicemente NON LASCIARE MAI L'ULTIMO DA SOLO, ma significa anche "non condizionarlo" ad andare più forte di quello che può. Meglio ancora, significa andare tutti più piano e gustarsi meglio la compagnia.

I livelli di preparazione fra noi sono molto diversi. Questo è un fatto incontrovertibile e non modificabile. Che vogliamo fare? Vogliamo organizzare il giorno della vigilia dei test di idoneità? No. La soluzione è molto più semplice ed è dentro di noi. Stare in un gruppo o è un fatto pressochè casuale e utilitaristico o presuppone che il piacere ed il desiderio di stare insieme siano sentiti in modo ben superiore a tutti gli altri interessi che possono albergare nell'animo di un ciclista. Per fare Gruppo con noi, basta condividerne "l'idea", le nostre tre regole e "voler" stare insieme. Per dirla alla Forrest Gump: sta con il Gruppo chi con il Gruppo vuol stare. Banale, ma vero.

Sulla maglia c'è scritto Gruppo dei Senza Fretta, un gruppo che per statuizione si differenzia dagli altri perchè unito dall'idea di partire insieme ed arrivare tutti insieme. Quindi che senso ha la proposta n.1 di Pippo "pedalare alla propria andatura facendo gruppo con chi ha la stessa andatura"? Di che gruppo sta parlando? E' perciò condivisibile solo la proposta n.2 "pedalare tutti insieme", che di nuovo ha solo la richiesta agli organizzatori di uno sconto, ma non si capisce perchè gli organizzatori debbano accordarci uno sconto, quando andremmo ad utilizzare i servizi per tutto il tempo consentito o dovremmo avere un servizio speciale tutto per noi.
Inoltre è molto difficile presentarsi agli organizzatori per chiedere qualcosa, quando non è chiaro quanti partecipanti stai rappresentando. Perchè per noi non c'è mai un numero certo ed in pratica il numero esatto dei partecipanti lo si sa solo alla partenza. Fra l'alto ci si aspetterebbe che chi parte con il Gruppo sia coerente a rimanerci, ma purtroppo non sempre è così. In effetti, al momento, sono in grossa difficoltà per determinare chi ha partecipato con il Gruppo al corto della Gran Fondo del Conero. Penso proprio che considererò solo quelli arrivati insieme al nostro ultimo, Stefano di Osimo, che per la cronaca non è stato l'ultimo del corto, perchè dopo di lui sono arrivati (fuori tempo massimo) Mario di Roma ed un suo amico. Domanda: è stato giusto lasciare Mario indietro di qualche minuto?
Rimane comunque, purtroppo, spiacevole constatare che come l'abito non fa il monaco, la maglia (nonostante l'impegno d'onore) non fa il Senza Fretta. Un Senza Fretta (del "nostro" Gruppo) non è un ciclista che va semplicemente piano, in realtà potrebbe anche andare relativamente forte, ma è un ciclista che GUARDA SPESSO INDIETRO E RALLENTA QUANDO VEDE CHE STA STACCANDO QUALCUNO. Ciò senza sentirsi menomato nel suo potenziale ciclistico, che utilizza per stare con gli altri, non per dimostrare quanto vale.
Ogni "nostro" partecipante alla GF del Conero si ponga queste domande: ho mai guardato indietro? chi ho atteso? Poi dia conferma al sottoscritto di aver partecipato con il Gruppo.

C'è chi è scalatore, chi passista, chi discesista: UN SENZA FRETTA E' UN ATTENDISTA, per un giorno o per tanti giorni, senza mezzi termini.

Scusate se sono stato lungo. La mia speranza è che fra tanto blaterare ognuno trovi e mediti sulle frasi che sente più comprensibili e condivisibili. Grazie, se mi avete letto sino qui.

                                                                                       Pio di Osimo (AN)