Agli Organizzatori della Gran Fondo dei Sibillini
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Innanzi tutto: Grazie!
Continuo perciò ad essere sempre più convinto che tale gruppo
può crescere e, al di là delle etichette, sono ancor più
convinto che la certezza di poter pedalare sulle cime dei Sibillini ad
andatura tranquilla potrà sensibilmente aumentare la partecipazione
alla Vostra manifestazione organizzata in modo eccellente e con autentica
passione cicloturistica.
Bisogna trovare il modo di far riscoprire e rivalutare quella bella
solidarietà ciclistica di una volta, dove non esistevano avversari,
ma compagni di "avventura", quando chi "cedeva" non veniva attaccato ed
abbandonato, ma aiutato, anche se sconosciuto e non facente parte della
propria squadra.
Avrei piacere che, nell'organizzare la gran fondo del prossimo anno, vogliate
riflettere anche un po' su questo, magari istituendo premi consistenti
per le squadre che più compatte giungono all'arrivo e premi più
che altro simbolici, ma di apprezzamento, per gli ultimi che arrivano sul
filo del tempo massimo.
Con ciò, preciso che non ho nulla contro la competizione dei primi,
ma questa dovrebbe essere in qualche modo circoscritta ad una ben definita
cerchia di agonisti, esperti e capaci di evitare rischi inutili.
Anche se "a botta calda" mi sono espresso un po' negativamente sulla salita
finale di Pieve Favera, concludo con una richiesta: lasciatela pure, ma
allungateci il tempo massimo di almeno mezzora. Chiedo troppo?
Pio dei Senza Fretta
Grazie non solo per l'assistenza materialmente ricevuta, ma per lo spirito
con cui ci è stata data, perfettamente in sintonia con lo stile
cicloturistico del "Gruppo dei Senza Fretta": un gruppo che per ora esiste
più come idea che come numero di aderenti, ma che ha trovato anche
nei volontari dello staff organizzativo piena approvazione e sostegno.
Purtroppo, attualmente, nella maggior parte delle squadre non ci si aiuta
più neppure fra compagni, troppo è lo spirito di competizione
che in qualche modo si è insinuato anche in quelle senza alcuna
attività agonistica.
Insomma, bisognerebbe cercare di invertire la rotta, cominciando con un'ampia
virata verso valori che non siano solo agonistici o di partecipazione, ma
soprattutto diano risconoscimento ad un certo tipo di partecipazione.
Dopo questi, ampio spazio e sostegno per i "gruppi senza fretta", anche
più di uno (non rivendico alcun monopolio, anzi..), così
che per ognuno sia persino possibile scegliere quello che va all'andatura
a lui più congeniale.
(Lettera pubblicata su Cicloturismo [ottobre'98 pag.70])