Agli Organizzatori della
Gran Fondo dei Sibillini


Caldarola, 5 luglio 1998


Innanzi tutto: Grazie!
Grazie non solo per l'assistenza materialmente ricevuta, ma per lo spirito con cui ci è stata data, perfettamente in sintonia con lo stile cicloturistico del "Gruppo dei Senza Fretta": un gruppo che per ora esiste più come idea che come numero di aderenti, ma che ha trovato anche nei volontari dello staff organizzativo piena approvazione e sostegno.

Continuo perciò ad essere sempre più convinto che tale gruppo può crescere e, al di là delle etichette, sono ancor più convinto che la certezza di poter pedalare sulle cime dei Sibillini ad andatura tranquilla potrà sensibilmente aumentare la partecipazione alla Vostra manifestazione organizzata in modo eccellente e con autentica passione cicloturistica.

Bisogna trovare il modo di far riscoprire e rivalutare quella bella solidarietà ciclistica di una volta, dove non esistevano avversari, ma compagni di "avventura", quando chi "cedeva" non veniva attaccato ed abbandonato, ma aiutato, anche se sconosciuto e non facente parte della propria squadra.
Purtroppo, attualmente, nella maggior parte delle squadre non ci si aiuta più neppure fra compagni, troppo è lo spirito di competizione che in qualche modo si è insinuato anche in quelle senza alcuna attività agonistica.

Avrei piacere che, nell'organizzare la gran fondo del prossimo anno, vogliate riflettere anche un po' su questo, magari istituendo premi consistenti per le squadre che più compatte giungono all'arrivo e premi più che altro simbolici, ma di apprezzamento, per gli ultimi che arrivano sul filo del tempo massimo.
Insomma, bisognerebbe cercare di invertire la rotta, cominciando con un'ampia virata verso valori che non siano solo agonistici o di partecipazione, ma soprattutto diano risconoscimento ad un certo tipo di partecipazione.

Con ciò, preciso che non ho nulla contro la competizione dei primi, ma questa dovrebbe essere in qualche modo circoscritta ad una ben definita cerchia di agonisti, esperti e capaci di evitare rischi inutili.
Dopo questi, ampio spazio e sostegno per i "gruppi senza fretta", anche più di uno (non rivendico alcun monopolio, anzi..), così che per ognuno sia persino possibile scegliere quello che va all'andatura a lui più congeniale.

Anche se "a botta calda" mi sono espresso un po' negativamente sulla salita finale di Pieve Favera, concludo con una richiesta: lasciatela pure, ma allungateci il tempo massimo di almeno mezzora. Chiedo troppo?

Pio dei Senza Fretta



(Lettera pubblicata su Cicloturismo [ottobre'98 pag.70])


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