Regolamento Granfondo - Lettera del 5/10/99 a Cicloturismo        
        
Spett.le Redazione,
desidero partecipare al dibattito che avete aperto con la pubblicazione della bozza di regolamento predisposta dall'Assofondo.
Ho sinceramente apprezzato lo sforzo di questo organismo per disciplinare il caotico mondo delle Gran Fondo, ma dopo una attenta lettura e rilettura mi sono proprio indignato.
E' troppo semplicistico classificare le prove di fondo in Medio Fondo e Gran Fondo solo sulla base della lunghezza del percorso. Ed è altrettanto semplicistico calcolare il tempo massimo sulla base di una tabella di marcia di 18 km/h. Perchè non tener conto anche del dislivello complessivo? Ma questi signori dell'Assofondo come han fatto a non pensarci?
Chi pedala sa bene come la velocità cambia in funzione delle difficoltà altimetriche da superare e questo dovrebbe essere ben noto anche a chi organizza. Basta considerare i tempi degli ultimi per rendersi conto che più una prova di fondo è impegnativa e più la media di questi scende sotto la soglia dei 18 km/h. Ma non basta. Tale soglia tende a scendere anche in rapporto a quanto è più massiccia la presenza di ciclisti tranquilli.
Non dimentichiamo che le Gran Fondo sono nate dal ciclismo tranquillo e non dall'agonismo. Ma gli agonisti ci si sono infilati dentro. E' normale. Lo spirito competitivo è insito nell'uomo, tanto più nell'uomo-ciclista. Anche i più tranquilli sono in competizione; in competizione con sè stessi nel tentativo di fare qualcosa che non è il solito giro attorno casa, possibilmente in buona compagnia. Per questo le prove di fondo sono sempre diventate più impegnative. Purtroppo, poi ci si sono infilate anche le aziende e i più disparati interessi commerciali. Sono arrivati i cronometraggi elettronici. Ed il fenomeno ha preso a crescere in modo esponenziale. Ben venga quindi un regolamento, purchè non "butti fuori" proprio chi le gran fondo ha fatto nascere.

E facciamo una volta per tutte chiarezza fra cicloturisti e cicloamatori! E' inutile prendersi in giro. La differenza sta nella visita medica, generica per i cicloturisti e specialistica per i cicloamatori; da qui l'abilitazione ad un ciclismo tranquillo per i primi e ad un ciclismo agonistico per i secondi. Ma ci son cicloturisti che, rischiando sulla propria salute, forzano anche più dei cicloamatori, mentre ciclisti più accorti fanno la visita specialistica da cicloamatore senza aver la benchè minima intenzione di mettersi a correre. Perciò il paradigma: cicloamatore=agonista, cicloturista=non-agonista, in realtà non sta in piedi.
Ecco perchè la Lista Blu, inventata dall'Assofondo, per raggruppare i ciclofondisti con tessera da cicloamatore, di fatto non raggiungerà lo scopo di riservare tale lista agli agonisti, in quanto raggrupperà sia quelli interessati alla competizione agonistica, sia quelli che all'agonismo non pensano minimamente.
Possibile soluzione? Prevedere una specifica scelta sul modulo di iscrizione (agonista, non-agonista), scelta che però non implichi l'obbligatorietà di un dato percorso.

Ma vogliamo essere veramente seri? Si renda obbligatoria la visita specialistica per chi vuol partecipare a prove di fondo con un livello di difficoltà superiore a X, dove X rappresenta il risultato di un calcolo che dovrà tener conto della lunghezza, del dislivello e delle massime pendenze da superare. Una specie di idoneità al granfondismo, indipendente dallo "stile" ciclistico.

Anche noi, che andiamo piano, possiamo arrivar lontano. E' solo questione di volontà e di tempo. Noi ci mettiamo la volontà, gli organizzatori non ci neghino il tempo.

Fiducioso della Vs. attenzione e che darete spazio al mio intervento, ringrazio.

Pio dei Senza Fretta

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