GRUPPO DEI SENZA FRETTA
Via di Roncisvalle, 65 - 60027 OSIMO (AN)
tel.071/7230055 - e-mail: gruppo@senzafretta.org
sede virtuale in internet http://www.senzafretta.org
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Alla cortese attenzione
del Presidente e di tutti
i Soci dell'ASSOFONDO

 

Questo documento raccoglie le osservazioni ed i suggerimenti proposti dagli ultimi, ultimi non per incapacità ad andare più forte, ma per scelta di vita ... ciclistica, naturalmente.

 

A. CHI SIAMO

1. Un po' di storia

Il nostro gruppo non è nato da un'idea generica di andar piano, quindi senza fretta; è nato proprio nel variegato mondo delle granfondo e per partecipare alle granfondo, su "suggerimento" di Giovambattista Calestrini di Roma e per "egoistica" iniziativa del sottoscritto.

Con Giovanni, compagno di pedale già da quando abitavo a Roma, cominciammo ad utilizzare le granfondo per ritrovarci e pedalare di nuovo insieme. Naturalmente avevamo tante cose da raccontarci che puntualmente arrivavamo con gli ultimi.

Nel contempo, con il Circolo dei Senza Testa del mio paese, Osimo, partecipavo ad altre granfondo dove dovevo dare l'anima per rimanere con i miei compagni di squadra.

Quando decisi di rallentare e, pedalando, guardarmi anche attorno, mi ritrovai inevitabilmente ultimo e solo, ma ne valeva la pena: le granfondo mi portavano in posti in cui mai avrei immaginato di pedalare!

Combinare l'esperienza di darsi appuntamento, acquisita con Giovanni, con il gusto di andar piano ed il desiderio di non macinare più chilometri su chilometri da solo, fu semplice associazione di idee.

Rivolta a tutti quei ciclisti non interessati alla classifica e senza compagni di squadra su cui fare affidamento, l'idea era semplice: "Per godersi una granfondo sino in... fondo, non bisogna correre, ma arrivare verso lo scadere del tempo massimo!". Ancor più semplici le regole: saper stare molte ore in sella ed aiutarsi reciprocamente per arrivare al traguardo insieme. Indirizzo e recapito telefonico chiudevano il messaggio.

I primi volantini furono distribuiti nel negozio di un meccanico-ciclista di Osimo nell'estate del 1997. Poco più di un mese dopo, alla Granfondo Marchigiana mi incontravo con Giorgio Di Giorgi di Bologna. Solo una telefonata e via... insieme dalla partenza all'arrivo.

All'inizio dell'anno seguente, il 1998, il messaggio venne amplificato da alcune riviste di settore e l'indirizzo di posta elettronica cominciò a funzionare. Qualche contatto ed ancor meno aderenti. Ad andar piano erano tutti d'accordo, però la regola di aspettare il più lento faceva selezione. Ma non l'abbiamo cambiata.

Quest'anno, 1999, caparbi come non mai, abbiamo avviato un modesto (ma funzionale) sito Internet (indirizzo http://www.imar.net/home/senzafretta), realizzato la maglia del Gruppo ed il logo con la tartaruga in bicicletta (su assidua insistenza di Stefano Pacioni di Osimo), allacciato rapporti con gli organizzatori, mentre la stampa ha preso a dedicarci più spazio. Pur con aderenti in mezza Italia ed aumentando di numero, di mese in mese, rappresentiamo "un niente" rispetto alla moltitudine che popola le manifestazioni ciclistiche.

E' interessante osservare che oltre il 50% dei contatti non va a buon fine, non superando la verifica dell'unico requisito richiesto: aver tanto piacere ad andare in bici da starci sopra il... massimo possibile. Altri ci chiedono: "Partecipate solo a prove di fondo? Allora, niente... no, io non faccio gare.". Per loro le granfondo sono esclusivamente gare e raramente riusciamo a convincerli del contrario.

 

2. Il Gruppo oggi

"Quanti siete?"

E' la domanda che più frequentemente ci viene posta ed alla quale è più difficile rispondere.

Quale gruppo intersocietario di libera aggregazione ciclistica, come ci siamo autodefiniti, i nostri aderenti possono essere sia ciclisti con tesserino individuale rilasciato direttamente da un qualsiasi Ente, sia ciclisti iscritti ad una qualsiasi società con tesserino rilasciato dal proprio Ente di affiliazione.

Volutamente non abbiamo istituito nessuna particolare formalità di adesione. E' sufficiente comunicare il proprio indirizzo ed un recapito telefonico per eventuali comunicazioni urgenti che via Internet o posta non possono essere gestite.

Infatti ciò che conta è partecipare al Gruppo e per incontrarsi basta seguire nel sito la pagina degli appuntamenti e comunicare la propria presenza alla/e manifestazione/i scelta/e, via e-mail o telefono. Chi non ha accesso ad Internet può informarsi telefonicamente o richiederci il nostro programma. Si possono anche proporre manifestazioni non in calendario per un successivo inserimento, come pure ci si può semplicemente aggregare lungo il percorso, cercando le "tartarughe"... ovviamente nelle ultime posizioni..

Tutti sono i benvenuti, purchè disposti a rispettare le nostre semplici regole: pedalare in modo non competitivo, aspettare chi rimane indietro ed aiutare chi è in difficoltà. La libertà di adesione è tale che uno può essere Senzafretta per una sola granfondo e poi fare a "tutta birra" tutte le altre.

In effetti, sta accadendo che coloro che non hanno mai partecipato ad una prova di fondo vengono con noi, conoscono l'ambiente, fanno esperienza e poi... spiccano il proprio volo. Altri, invece, con magari tante granfondo alle spalle, stufi di correre e battagliare, vengono con noi, scoprono un nuovo modo di pedalare e non se ne vanno via più. E sono questi che poi, problemi di società permettendo, scelgono di indossare la nostra maglia.

Il nostro obbiettivo è semplice: permettere a tutti quei ciclisti, isolati o che non possono fare affidamento sui propri compagni di squadra "corsaioli", di "aggregarsi" di volta in volta in un gruppo impegnato a rimanere unito fino al traguardo, cercando di non andare oltre il tempo massimo, oppure oltre la nostra tabella di marcia comunicata agli organizzatori

Ma abbiamo anche un sogno più grande. Il sogno che in ogni manifestazione ciclistica (granfondo in particolare) ci sia un gruppo in cui si "raccolgano" gli ultimi e questi, per reciproco aiuto, giungano tutti insieme al traguardo. Non è un'eresia. Forse qualcosa del genere non accade persino in ambito agonistico, nelle corse a tappe?

Non ha nessuna importanza che questo gruppo sia il nostro o qualsiasi altro gruppo, più o meno tranquillo, e con una simile filosofia. Noi non rivendichiamo nessuna esclusiva, perchè in questo sogno non c'è veramente niente di nuovo! Stiamo semplicemente cercando di far riemergere quel vecchio spirito di solidarietà ciclistica che tempo fa esisteva spontaneo e che l'attuale cultura della competitività di fatto sopprime.

 

3. La nostra presenza alle granfondo

Oltre a mantenere i contatti fra gli aderenti, il lavoro più impegnativo che svolgiamo è la ricerca delle granfondo cui partecipare, con il nostro stile di pedalatori infaticabili e tranquilli, gustando le bellezze della natura e l'incontro con la gente.

Infatti, con l'affermarsi dell'agonismo, troviamo tempi massimi sempre più ridotti, che di fatto ci escludono. Così è diventato nostro uso prendere contatto con gli organizzatori e non imporre la nostra presenza se non è gradita. Ciò non viene fatto per le manifestazioni con migliaia di partecipanti dove siamo certi di non costituire un problema; ad esempio, per la Nove Colli, una delle poche che nel percorso lungo regolamenta una media inferiore (di poco) a quella del corto. Tant'è che non perdiamo occasione di invitare altri organizzatori a prendere esempio da quello che abbiamo definito proprio "standard Nove Colli".

Normalmente non lo facciamo, ma quest'anno, in tre occasioni, abbiamo anche provato a chiedere un tempo massimo maggiore e, con molta disponibilità, ci è stato accordato. Probabilmente, senza la nostra assidua partecipazione, gli organizzatori della Granfondo dei Sibillini non avrebbero continuato a regolamentare 9 ore per 155 km. anche quest'anno.

Siamo certi che, contrariamente a quanto si creda, molti organizzatori siano "senzafretta" nel loro animo ciclistico e vorrebbero che la loro manifestazione, frutto di durissimo impegno, sia autenticamente goduta anzichè sofferta da chi vi partecipa.

Controbattendo ad una critica, giuntaci tramite Cicloturismo, non è vero che noi "pretendiamo" moto al seguito, birre fresche e ristoro finale cucinato apposta per noi. Semplicemente, come siamo attenti a denunciare le inefficienze, ci sentiamo anche in dovere di dare notizia (ringraziando) delle "attenzioni" ricevute.

Può sembrare un paradosso, ma la nostra presenza spesso si tramuta in un vantaggio per chi organizza, perchè diventiamo una specie di fine-corsa in bici.

Infatti, se non ci sono "situazioni difficili" in corso, invitiamo i conducenti dei mezzi al seguito ad andare avanti ed aspettarci in vetta, oppure a trovare una bella ombra, magari anche un bel punto panoramico, e non aver fretta a raggiungerci. Spesso consegniamo loro anche la nostra tabella di marcia, in modo che possano muoversi più liberamente sul percorso ed assistere anche gli altri ciclisti che ci precedono. Quando è possibile ci scambiamo anche i numeri dei cellulari, che abbiamo sempre con noi; come pure non dimentichiamo mai di portarci appresso un minimo di attrezzatura ed un mini pronto soccorso tascabile. Sono i nostri portafortuna!

Per contro accade che l'ultimo, non rimanendo più solo, difficilmente si ritira e può riuscire ad arrivare al traguardo con noi, a volte, purtroppo, fuori tempo massimo.

La nostra abituale collocazione in fondo alla classifica dimostra, con i fatti, che teniamo veramente fede all'impegno di aspettare chi rimane indietro.

Man mano che ci aggreghiamo in gruppi più numerosi (per intendersi, finora max 7 ciclisti), stiamo scoprendo il verificarsi di un nuovo problema, di natura "psicologica".

Avviene che, regolando ognuno il proprio passo sul più lento, viene a mancare quella naturale distribuzione di partecipanti più o meno isolati tipica della coda di ogni prova di fondo. Aggiungendo a questo fatto una certa riduzione delle presenze non-agoniste (soprattutto nei percorsi lunghi), si cade nel... "buco". Ossia, fra noi ultimi e chi immediatamente ci precede, può passare un intervallo di tempo considerevole. Succede così che i ristori, allorchè si travalica l'ora senza nessun passaggio, chiudono baracca e burattini. E qualcosa del genere finisce con l'accadere anche sull'arrivo.

Per contrastare questo fenomeno, stiamo pensando di frazionarci in modo organizzato in minigruppi da due o tre ciclisti, ma quest'idea non sta raccogliendo grandi consensi.

Francamente, dopo aver fatto tanto per creare coesione, ci sembrerebbe proprio di dover tornare indietro.

 

 

B. REGOLAMENTAZIONE DELLE GRANFONDO

1. Premessa

Regolamentare le granfondo per far convivere interessi ciclistici differenti, addirittura opposti, non è obbiettivamente facile.

Al momento attuale, con agonisti in conflitto da una parte e non-agonisti spesso insoddisfatti dall'altra, è persino difficile definire che cos'è una granfondo.

Queste maratone in bici, nate per un sano ciclismo turistico, sono state stravolte dall'agonismo, insinuatosi sempre più.

Inizialmente, come normale espressione dello spirito competitivo che è insito nell'uomo, tanto più nell'uomo-ciclista. Anche i più tranquilli sono in competizione... con sè stessi nel tentativo di fare qualcosa che non sia il solito giro attorno casa.

Poi, l'intromissione delle aziende, interessate ad ottenere pubblicità a basso costo, tramite mass media pronti ad enfatizzare la gara ed a mettere alla ribalta i vincitori, veicolando così i più disparati interessi commerciali.

Quindi, i cronometraggi elettronici.

Ed il fenomeno agonistico è esploso in una crescita esponenziale.

 

2. Le liste

Al punto in cui siamo, i "ciclisti tranquilli" si stanno facendo un po' da parte, soprattutto nei percorsi lunghi, e cominciano a sentirsi quasi "fuori posto", ad eccezione delle manifestazioni più blasonate e con migliaia di partecipanti.

Ho appositamente usato il termine "ciclisti tranquilli" e non cicloturisti per mettere subito ben in evidenza come l'intuitivo paradigma: "cicloamatore=agonista e cicloturista=non-agonista", nei fatti non sia per nulla corretto.

Accade che cicloturisti, forse contagiati dalla frenesia agonistica, forzino ancor più dei cicloamatori, rischiando la propria salute, mentre ciclisti più accorti fanno la visita specialistica e si tesserano cicloamatori senza aver la benchè minima intenzione di mettersi a correre.

Da ciò nasce una prima critica alla Lista Verde che, come ipotizzata nel regolamento proposto, non riuscirà comunque a "frenare" le pericolose intemperanze dei cicloturisti allo sbaraglio, a meno che non si ricorra a particolari modalità di partenza. Ne riparleremo in seguito.

Nel contempo si avrà che, essendo la Lista Blu riservata ai cicloamatori interessati alla competizione agonistica, i cicloamatori "tranquilli" non troverebbero collocazione in nessuna lista. Probabilmente occorrerà "distinguerli" in fase di iscrizione, prevedendo per loro una specifica scelta (agonista/non-agonista), scelta che li suddivida fra Lista Blu e Lista Verde, ma che non comporti l'automatica esclusione dalla prova di Gran Fondo.

 

3. Medio Fondo e Gran Fondo

E' troppo semplicistico classificare le prove di fondo in Medio Fondo e Gran Fondo solo sulla base della lunghezza del percorso, tanto più se tale classificazione serva poi per determinare l'ammissione delle varie categorie ciclistiche. I concetti che verranno esposti nel successivo paragrafo "tempo massimo" dovrebbero essere utilizzati anche per la classificazione delle prove e l'individuazione dei criteri di ammissione.

 

4. Tempo massimo

Altrettanto semplicistico è calcolare il tempo massimo sulla base di una tabella di marcia di 18 km/h. Perchè non considerare anche il dislivello complessivo da superare? E' noto a tutti che sia l'impegno fisico sia la velocità variano enormemente in funzione del numero, della lunghezza e della difficoltà delle salite da superare lungo il percorso.

Non è quindi possibile stabilire un'unica media minima per calcolare il tempo massimo (si perdoni il bisticcio) di tutte le manifestazioni ciclistiche di fondo. Occorrerà invece introdurre un parametro definibile come "indice di difficoltà", calcolato sulla base della lunghezza del percorso, del dislivello complessivo e, magari, anche delle pendenze massime da superare, per poi stabilire un rapporto fra l'indice di difficoltà e la media più adeguata.

Giusto per dare un'idea più concreta, ecco una tabellina con dati un po' approssimativi, ma reali, dei nostri ultimi posti:
Gran Fondo del Conero 133 km. disl.1500 mt. 19,7 km/h
Giro della Romagna 175 km. disl.2000 mt 18,5 km/h
Tre Passi Umbri 118 km. disl.2300 mt. 17,0 km/h
Granfondo Leopardiana 120 km. disl.1000 mt. 20,5 km/h
Granfondo dei Sibillini 151 km. disl.2500 mt 17,0 km/h
Gf Santuari Francescani 145 km. disl.2100 mt 18,3 km/h
Gf Alte Valli Potenza (MC) 130 km. disl.2200 mt 17,7 km/h
Mediofondo Brugnettese 100 km disl. 700 mt. 22,5 km/h

E' evidente che non esiste una relazione matematica e costante fra i valori esposti, perchè questi dati sono influenzati anche da variabili imprevedibili, tipo: composizione del gruppo e situazioni meteorologiche diverse.

Val comunque la pena di notare come la velocità media venga influenzata più dal dislivello che dalla lunghezza del percorso e che il range di velocità media vari da 17 a ben 22,5 km/h. L'esperienza però ci ha insegnato che più aumenta il numero di chi si aggrega al gruppo e più la velocità media tende a ridursi. Altrettanto dovrebbe avvenire, ed in modo ancor più marcato, se un maggior numero di iscritti non-agonisti partecipassero alla prove di fondo.

Una breve considerazione riguardo la tabella di marcia: questa non deve essere calcolata, come d'uso, a velocità costante. Infatti, giusto per fare un esempio estremo, riconsideriamo la Granfondo dei Sibillini, che ha la caratteristica di avere un profilo altimetrico simile ad un triangolo. La prima metà del percorso è quasi tutta in salita. La velocità è bassa e ci si gusta il panorama. Valicata Forca di Gualdo, si inizia la veloce galoppata verso l'arrivo, interrotta soltanto dall'asperità del Valico Fornaci. E' evidente che, rispetto alla media finale, già a metà percorso saremmo fuori tempo massimo.

 

5. Assistenza

Con la normativa relativa all'equipaggiamento obbligatorio è evidente che un ciclofondista non dovrà più aspettarsi e pretendere un'assistenza meccanica da giro d'Italia. Del resto, a livello ciclofondistico, saper andare in bicicletta non significa solo saper pedalare, sapersi alimentare e vestire, ma conoscere anche il mezzo ed acquisire la capacità di riparare una foratura o saper intervenire nei registri dei freni e del cambio. Non so quanto ciò possa essere accettato dagli agonisti "big" che, di fatto, si troverebbero fuori gara per una banale foratura, ma per tutti gli altri, nessuna eccezione .

Ancor meglio sarebbe se tutti i partecipanti venissero responsabilizzati sulle condizioni della propria bici, prevedendo persino il ritiro obbligato di chi chieda assistenza per un guasto palesemente dovuto a trascuratezza o partecipi con una bici in pessime condizioni. Ho visto copertoncini talmente usurati da presentare rigonfiamenti a mo' di salsiccie e freni con pattini praticamente inesistenti. Cose inconcepibili e pericolose anche per la sicurezza di chi si trova a pedalare vicino.

 

6. Fine manifestazione

Riusciranno tutti gli organizzatori a trovare il "sant'uomo" a cui affidare la guida della vettura (o carro-scopa?) di "FINE MANIFESTAZIONE" che dovrà sempre seguire gli ultimi ciclofondisti? Pur con una tabella di marcia basata su 20, 18 o 16 km/h di media, saranno tante le ore da star dietro a ciclisti che, nelle salite più lunghe ed impegnative, salgono attorno ai 6-7 km/h. D'altro canto, di che utilità sarebbe un mezzo che viaggi sempre a velocità costante come da media stabilita e sorpassi i ciclisti in salita per poi rimanere staccato in discesa?

Probabilmente una soluzione migliore potrebbe essere questa: il carro-scopa, invece di tallonare i ciclisti lungo la salita, sosta nella rampa d'inizio e/o rampe intermedie, segnalando agli automobilisti la presenza di una manifestazione ciclistica, poi raggiunge e supera i ciclisti in vetta per segnalare il loro arrivo lungo la discesa. Si badi bene che stiamo parlando degli ultimi, ciclisti tranquilli che non fanno discese mozzafiato e che al rumore di un diesel al seguito preferiscono i suoni della natura. Ad esempio, tornando alla Granfondo dei Sibillini, con i cui organizzatori abbiamo stabilito un ottimo feeling, il fine-corsa toglie i cartelli, rimane indietro, ci raggiunge e, quando arriviamo al pezzo forte della Salita di Forca di Presta, si ferma in un angolo ombroso della pineta e si fa un bel picnic ristoratore. Prima dello scollinamento ci raggiunge di nuovo e ci precede nella lunga discesa. Noi ultimi, in effetti, non abbiamo bisogno nè della copertura degli incroci (ma se c'è ben venga) nè di essere accompagnati passo passo.

Qualche volta ci è anche capitato di avere al seguito l'ambulanza con funzione di fine-corsa. Pur apprezzando la disponibilità del personale sanitario, siamo convinti che tale uso non sia corretto. Infatti il servizio sanitario dovrebbe trovarsi in posizione più centrale, per raggiungere eventuali infortunati nel più breve tempo possibile. Fra l'altro gli incidenti sono più frequenti davanti o nelle frange di rincalzo ai più agonisti, non fra noi, che con il nostro passo tranquillo finiamo ad ore (ciclistiche) di distanza dalla mischia.

 

 

C. MASTER LENTO

1. Premessa

L'idea di "recuperare" i ciclofondisti che amano andare in bici per il puro piacere di fare del sano sport, unito ad una rilassante gita turistica, si incontra perfettamente con il nostro desiderio di rivalutare le granfondo nell'aspetto non agonistico, quale prova ciclistica di significativo impegno, da affrontare in compagnia per il piacere di conoscere nuovi orizzonti e pedalare insieme uniti da una forte solidarietà ciclistica.

Dopo aver scritto queste poche righe abbiamo avuto occasione di leggere su Cicloturismo che il "Master Lento viene incontro alle istanze di centrogruppo", cioè di tutti quegli agonisti che non possono ambire al successo pur avendo una buona preparazione di base. Questo segmento di partecipanti è ancora così lontano dal nostro modo di affrontare le Gran Fondo che non riteniamo di aver voce in capitolo. Ci sembra però estremamente difficile riuscire a trasformare corridori in regolaristi. Fra l'altro l'aggettivo lento è, ciclisticamente parlando, un termine quasi dispregiativo. Perchè non chiamarlo più chiaramente Master di Regolarità?

 

2. Partenza alla francese.

Dando per buona l'idea della regolarità, probabilmente la partenza alla francese potrebbe essere d'aiuto per indurre questa trasformazione.

Infatti, nell'attuale epoca dei rilevamenti magnetici, in cui è possibile cronometrare, per ogni atleta e con precisione al centesimo di secondo, la "scalata" di un qualche colle, è altrettanto possibile rilevare anche l'esatto tempo complessivo impiegato (determinando così la media relativa), pur partendo liberamente in un arco di tempo prefissato.

 

3. Regolarità e media di riferimento

Stabilire la media di riferimento considerando le edizioni precedenti potrebbe esser buona regola se non ci fossero cambiamenti di percorso; inoltre sarebbe comunque necessario trovare un metodo per determinarla.

Tenuto conto che si vorrebbero assegnare anche cinque premi importanti a sorteggio, perchè non mixare i due metodi?

Si potrebbe stabilire la media di riferimento in base ad una percentuale della media del vincitore assoluto non della precedente edizione, ma di quella attuale. Prendendo in considerazione almeno tre decimali dopo la virgola si avrà un effetto di imprevedibilità della media esatta ed una classifica di cinque vincitori. Alla pura fortuna si andrebbe così a sovrapporre la capacità di aver saputo intuire in che zona mediale trovarsi per avere più probabilità di essere premiato dalla sorte.

Ma innanzi tutto siate sinceri con voi stessi. La media di riferimento (si è accennato a 28 km/h!) a noi sembra più che altro un "accorgimento" calcolato per far rientrare in zona premiazione i cicloamatori agonisti spodestati dai "professionisti".

Non sarà un controsenso fare regolarità quasi a "tutta birra"?

 

 

D. MASTER CICLOTURISTICO

1. Premessa

Perchè Master Cicloturistico? Sembrerebbe di capire che in pratica si voglia fare un Master per ogni lista. Lista Rossa = Master Tricolore, Lista Blu = Master Lento e Lista Verde = Master Cicloturistico. Ed i cicloamatori non-agonisti? Rimarrebbero di fatto fuori da ogni Master, a meno che non si "declassino" a cicloturisti, accettandone così la relativa limitazione di percorso?

Forse sarebbe più opportuno istituire un Master Non-agonistico, semplicemente. Meglio ancora, ma l'idea è evidentemente troppo di parte, un Master Senzafretta. Fra parentesi, precisiamo subito che, stante la nostra peculiare caratteristica di massima libertà aggregativa, non siamo in grado di assumere l'impegno a partecipare a tutte le prove, ma confidiamo di poter contribuire (non soltanto con le note che seguono) alla costruzione di una formula che possa coniugare le aspettative dei non-agonisti con le esigenze degli organizzatori.

 

2. Partenza

Alla francese. Ciò, oltre ad evitare pericolosi ingorghi, permetterebbe un naturale riequilibrarsi delle performances: i più lenti cureranno di partire per primi in modo da arrivare comunque entro il tempo massimo, mentre i più veloci potrebbero anche partire per ultimi, non foss'altro per il gusto di raggiungere e superare gli altri, senza comunque sconfinare nel puro agonismo.

Ho avuto modo di apprezzare personalmente questo tipo di partenza alla Monti Lucretili di due anni fa e, quest'anno, al Giro di Romagna ed alla Gran Fondo Città di Lugo. Confrontandola con la partenza, ad esempio, della Nove Colli, non c'è alcun dubbio: la partenza alla francese sta alla partenza in griglia come la "partenza intelligente" degli esodi estivi sta alla "partenza di massa" con relative ammucchiate autostradali!

Fra l'altro, tale tipo di partenza non rende necessario il presidio di tutti gli incroci, perchè basta presidiare solo quelli obbiettivamente più insidiosi e privi di semaforo.

Si potrebbe quindi semplicemente concludere: partenza degli agonisti in massa, poi partenza alla francese dei non-agonisti, ma interessante potrebbe essere anche la combinazione opposta. Infatti la partenza alla francese crea una naturale dispersione dei ciclisti lungo il percorso e, se la gara partisse più tardi, con orari simili a quelli dei professionisti, son certo che i non-agonisti avrebbero anche piacere a fermarsi da una parte, ristorarsi e gustarsi il passaggio della corsa, un po' come avviene nelle grandi tappe alpine del Giro d'Italia.

 

3. Percorsi e tempi massimi

Se l'intenzione rimane quella di riservare tale Master solo ai cicloturisti, senza operare nessuna distinzione a livello cicloamatori fra agonisti e non-agonisti, come invece proposto in precedenza, è ovvio che il percorso non possa essere che il solo nel quale sono ammessi i cicloturisti.

Ci sembra che, fra agonisti "big" con tempi professionistici, cicloamatori con tempi e medie di riferimento simili a quelle dei vincitori di una volta e cicloturisti esclusi dalle Gran Fondo, si intenda regolamentare tempi massimi troppo ristretti per i cicloamatori non-agonisti. Della serie: percorsi lunghi a chi va forte, percorsi medi o corti a chi va piano.

Se il tempo diventa tiranno, tanti ciclofondisti (con idoneità fisica adeguata) che vorrebbero misurarsi su distanze ben diverse dal giro domenicale e con dignitosa fatica portare a termire la prova più impegnativa, dovranno di fatto rinunciarvi. Per loro impiegare anche il doppio del tempo del vincitore "superfantaextraplus", ma avercela fatta con le proprie gambe, senza aggiungere stress allo stress della propria attività lavorativa (ben diversa dal ciclismo) è un successo raggiungibile.

Pensate che sia giusto impedirglielo?

E' ormai noto che la Granfondo del Millennio sarà assolutamente non competitiva con partenza alla francese. Per rientrare nel tempo massimo occorrerà pedalare ad una media di poco inferiore a 16,5 km/h. Nella versione in tre tappe, le medie richieste saranno ancora più basse in funzione dei dislivelli da superare in ogni singola tappa. Non vorremmo che si ritrovi costretti ad andare da un estremo all'altro: percorsi medio/corti nelle prove di fondo o percorsi maxi nelle ultramaratone!

 

4. Premiazioni

A parte le usuali premiazioni di partecipazione, sarebbe opportuno istituire premi, non di valore ma di stima, che incentivino l'aggregazione e la solidarietà ciclistica. Valga, a titolo di esempio, l'idea di premiare la squadra che più compatta arriva al traguardo.

La compattezza dovrebbe essere valutata non solo in base al numero dei compagni di squadra giunti al traguardo insieme, ma anche considerandone la percentuale in relazione a tutti gli iscritti della stessa squadra.

Supponendo che una squadra sia iscritta con 6 partecipanti ed al traguardo ne arrivino insieme 3, potremmo avere un punteggio di 80 così calcolato: 10 punti per ogni arrivato più 50 punti perchè è arrivato unito il 50% della squadra. Con analogo calcolo una squadra di soli 3 iscritti che arrivino tutti insieme, avrebbe un punteggio di 130. L'effetto voluto si potrà calibrare ponderando le relazioni punteggio/percentuale e punteggio/arrivati.

Ci si permetta infine di suggerire anche la premiazione dell'ultimo arrivato. Un semplice premio di merito e non di valore. E' cosa rara, ma che già avviene. Stiamo portando acqua al nostro mulino? Sì e no; non siamo mica presenti in tutte le manifestazioni ciclistiche!

Continuando ancora con la finalità di incentivare la solidarietà ciclistica (che è un po' la nostra bandiera), si dovrebbero riservare analoghi premi di merito a tutti i ciclofondisti che insieme all'ultimo arrivano. Fra l'altro ciò eviterebbe le volate all'ultimo colpo di... freni.

 

5. Ristori e rifornimenti

Ma ben più importanti dei premi sono i ristori, perchè sono i ristori ben forniti e dislocati nei posti giusti che consentono di realizzare perfomance accettabili. Se diventa necessario cercare bar, alimentari o affini si rischia di far notte per strada.

Un altro particolare da curare è quello di poter disporre, oltre che di scorte mangereccie fresche e sfuse, anche di merendine confezionate da poter prendere e portarsi appresso.

Un ristoro tutto speciale, potrebbe essere il ristoro prima della partenza; probabilmente realizzabile solo in manifestazioni con un numero di partecipanti limitato. Un ristoro-colazione di questo tipo viene allestito, in prossimità del tavolo iscrizioni/ritiro-numeri, alla Mediofondo Brugnettese. Oltre ai più tradizionali dolciumi da ristoro, è possibile bere un ottimo caffè espresso. Costo d'iscrizione? 10.000 lire.

Il problema più grave per gli ultimi è quello di non trovare più nulla, neppure il ristoro! Alla Granfondo Marchigiana lo hanno risolto brillantemente. Quando noi ultimi arriviamo al primo ristoro, a Sassoferrato, il fine-corsa carica buona parte di tutto ciò che rimane ed, ovviamente, ci segue. Così, lungo il percorso, possiamo persino sceglierci il momento ed il posto dove far un break ristoratore. E' vero, in questo modo ci stanno proprio viziando, ma l'idea di dotare i mezzi di supporto anche di vettovaglie e bevande non è poi tanto peregrina!

Per le granfondo che si svolgono in estate è importantissimo non far mai mancare l'acqua, segnalando quindi anche le fontanelle. Da non dimenticare che in discesa vanno segnalate con sufficiente anticipo. Ho visto ciclisti rinunciare a bere pur di non dover tornare indietro, per poi rimpiangere di non essersi fermati. Se, oltre all'acqua, vengono resi disponibili thè, succhi di frutta e sali minerali è ancora meglio.

 

 

E. CONCLUSIONE

In diverse occasioni di ristori esauriti anzitempo, gli organizzatori si sono giustificati affermando di essere stati "saccheggiati" da ciclisti non iscritti. Siamo convinti che non è una scusa. Abbiamo avuto ampio modo di constatare come più una manifestazione è numerosa e più sono gli "infiltrati".

Trascurando i professionisti dell'arrangiarsi, a nostro avviso, due sono i motivi principali che generano "infiltrati": la chiusura dei termini di iscrizione e le quote di iscrizione. Recentemente si è affermato il sistema di anticipare notevolmente la chiusura delle iscrizioni e penalizzare, aumentando in modo significativo la quota d'iscrizione, chi si iscrive oltre certe date-limite. Di per sè il metodo non è criticabile, ma di fatto crea una ulteriore lievitazione di somme per nulla trascurabili.

Oltre a stabilire scadenze più ravvicinate all'effettuazione della manifestazione, non sarebbe forse opportuno rivedere un po' alcune quote di iscrizione, riducendole e/o differenziandole, oltre che secondo i gadgets, anche secondo il percorso scelto, soprattutto per chi (i cicloturisti) scelta non ha?

Come in tutte le cose, anche la regolamentazione delle granfondo, deve trovare un punto di equilibrio: fra le aspettative dei partecipanti, molto diversi fra loro, e le possibilità degli organizzatori, diverse per entità e strutture operative.

 

Confidando di essere riusciti a non "estremizzare" troppo il nostro punto di vista, ci auguriamo che il presente documento possa essere l'inizio di un positivo rapporto di confronto e collaborazione.

Vi salutiamo con il nostro slogan 2000: "ALMENO IN BICICLETTA... BASTA CON LA FRETTA!"

Osimo, 5 novembre 1999

Il coordinatore

 

(documento consegnato il 6/11/99 alla riunione degli organizzatori del MASTER)


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