Lettera di Bruno dell'08/04/2000 a Cicloturismo        
        
Contributo, con divagazione, al dibattito sulle Gran Fondo.

Come ogni giovedì anche ieri sera mi sono recato alla consueta riunione della ciclistica, dopo aver espletato le ordinarie formalità e stilato il programma di sabato e domenica il presidente ha impartito il fatidico ordine.
<Sgomberare la tavola>
Dall’armadietto n’è uscita la tovaglia, dei tovagliolini e il porta bicchieri, ora mi scuso ma debbo soffermarmi un istante su quest’articolo.
Dovete sapere che l’utensile in questione è opera di un artigiano ceramico della zona che, in procinto di assentarsi qualche giorno dal lavoro, lasciò la conduzione della bottega al garzone, naturalmente prima di partire gli impartì delle mansioni e nel caso le ultimasse anzitempo lo autorizzò a produrre alcuni oggetti ludici, di soggetto sconcio di cui aveva ricevuto richiesta. Non è dato saperne i motivi ma il fato volle l’operaio particolarmente sollecito nell’espletare le mansioni ufficiali, cosi il ceramista al ritorno si ritrovò in magazzino una produzione industriale di feticci fallici.
Essendo lui un appassionato cicloturista, si prodigò affinché le società del comprensorio potessero vantare una sua opera.
La nostra funge da porta bicchieri provocando il comprensibile imbarazzo fra le ospiti femminili (le nostre donne vi hanno oramai fatto buon viso) e seminando sconforto fra i maschietti frustrati dalle dimensioni dell’oggetto.
Ma torniamo a noi, una volta apparecchiata la tavola si stappano le bottiglie di vino, quindi il presidente provvede ad affettare i salumi e a distribuire i pani, so di far inorridire i fautori delle teorie alimentari nel ciclismo, ma garantisco che la nostra dieta dissociata prevede di giovedì salumi e/o dolci, il tutto categoricamente annaffiato da un buon vino, vi giuro che da noi vi sono persone che mangiano profusamente e ciò nonostante non calano di un solo etto.
Una volta che il vino ha ridestato i ricordi, narrano di quello che erano le prime gran fondo, quando partire per la Nove Colli anziché la Maratona delle Dolomiti era un evento da preparare non solo dal lato atletico, ma considerandone anche l’aspetto goliardico. Per spostarsi organizzavano corriere e più che ad una corsa sembrava andassero ad una gita scolastica, si narra ancora di amori sbocciati in quelle tradotte e di scappatelle di cui ancora, omettendone ovviamente i protagonisti, se ne ricordano i particolari piccanti. Tutt'oggi se ne ricordano gli aneddoti, si rinnovano le battute e si rispolverano gli sfottò nel rammentare gli esiti di quelle sfide, ritrovandovi il gusto di allora.
Dall’alto dei miei quarant’anni, io li ascolto come un bambino segue le novelle del nonno e pur avendoli uditi più volte li accolgo affascinato come fossero la prima e con rammarico rimpiango di non aver pedalato in quel periodo (attenzione amici, pur parlando del secolo passato non sono passati che 10/15 anni).
Ora io non voglio sostenere che le gran fondo debbano ritornare a quei moduli, anche se il successo di manifestazioni come il Giro della Romagna o della Gran Fondo del Friuli dovrebbe far riflettere chi non le ritiene più attuali, penso anzi che siamo proprio noi cicloturisti i primi a beneficiare delle super organizzazioni odierne, ma mi piacerebbe anche che si tornasse a considerare il cicloturista come uno sportivo a tutti gli effetti, magari più lento degli atleti che da qualche anno ne calcano le scene, ma perfettamente in grado di portarle a termine.
Ho la sensazione che vi siano delle manifestazioni, e mi riferisco soprattutto a quelle sotto l’egida dell’UDACE, che stiano prediligendo l’aspetto agonistico a quello ludico e che si dimentichino che il 90% di coloro che partecipano alle loro manifestazioni durante la settimana svolge un’altra attività.
Io vorrei chiedere ai giudici dell’UDACE cosa v’è di cosi scandaloso nel concludere una gran fondo di 160 Km in 9 o 10 ore anziché le 8 da loro proposte, non mi vengano a raccontare che è per alleggerire i carichi di lavoro degli organizzatori perché una dilatazione di due ore, nel contesto generale di una gran fondo, non credo siano poi un gran sacrificio.
Che dire allora degli amici della gran fondo del Conero che domenica 26 Marzo, dopo che un regolamento confuso ed ambiguo ci aveva di fatto esclusi dalla manifestazione, ci hanno comunque attesi e rifocillati, elargendoci cordialità e simpatia e non ostilità o rancore per il tempo concordatoci ? Io personalmente auspico che nelle gran fondo si arrivi a scindere l’aspetto agonistico da quello amatoriale, senza per ciò penalizzare un aspetto a favore dell’altro, la soluzione ideale sarebbe quella di lasciar partire alla francese gli amatori (o cicloturisti), sostituendo i costosi rilevatori elettronici con semplici ed ecologici cartellini e di far partire poi i “corridori”.
Non credo che per noi sarebbe un grosso problema eventualmente doverci fermare al loro passaggio, fra l’altro ciò mi consentirebbe, finalmente, di vederli questi “mostri”, poiché sino ad oggi i famosi Biasci o Moretti io non li ho visti neanche in partenza (figuratevi all’arrivo).
Più volte mi è stato contestato che potrei cimentarmi negli stessi percorsi senza rompere l’anima ai promotori delle manifestazioni, verissimo e l’ho anche fatto, io sono romagnolo ed ho Cesenatico a pochi Km, ma vi assicuro che scalare il Ciola o il Perticara, il Barbotto o il Gorolo all’interno della 9 Colli ha tutto un altro sapore.
A mia ulteriore difesa vorrei precisare che, pur non essendo un “veloce”, la mia scelta senza fretta non è propriamente obbligata ma una scelta di bicicletta, Domenica 02/04 sono andato alla Gran Fondo La via del Sale a Cervia, ove mi sono cimentato nel percorso medio (Km 110) concludendolo ad una media oraria di 27.2, ma devo ammettere che pur non avendo pedalato un solo metro da solo, di fatto lo sono sempre stato, troppo impegnati nel profondere il massimo sforzo io ed i miei compagni di viaggio non ci siamo scambiati che poche ed indifferenti battute.
Di domenica non ho un solo ricordo che valga la pena d’esser conservato, viceversa della Gran Fondo del Conero, pedalata la domenica precedente con gli amici del gruppo dei Senza fretta, ne ho la mente colma.
Coi Senza Fretta sto riscoprendo quello spirito di solidarietà e di complicità, caratteristica comune solo a chi condivide fatiche e sofferenze, che gli amici della Cotignolese mi hanno infuso e, scusate la mia presunzione, peculiarità che credo sia ancora propria di molti ciclisti, pronti ad invadere ancor più numerosi le gran fondo se solo queste lo vorranno.

Porgendovi i miei saluti rinnovo i complimenti per la rivista e vi auguro un buon lavoro.

Saluti: Baraccani Bruno
S.C. Cotignolese
Senza fretta di Cotignola


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