Contributo,
con divagazione, al dibattito sulle Gran Fondo. Come ogni giovedì anche ieri sera mi sono
recato alla consueta riunione della ciclistica, dopo aver espletato le ordinarie
formalità e stilato il programma di sabato e domenica il presidente ha impartito il
fatidico ordine.
<Sgomberare la tavola>
Dallarmadietto nè uscita la tovaglia, dei tovagliolini e il porta bicchieri,
ora mi scuso ma debbo soffermarmi un istante su questarticolo.
Dovete sapere che lutensile in questione è opera di un artigiano ceramico della
zona che, in procinto di assentarsi qualche giorno dal lavoro, lasciò la conduzione della
bottega al garzone, naturalmente prima di partire gli impartì delle mansioni e nel caso
le ultimasse anzitempo lo autorizzò a produrre alcuni oggetti ludici, di soggetto sconcio
di cui aveva ricevuto richiesta. Non è dato saperne i motivi ma il fato volle
loperaio particolarmente sollecito nellespletare le mansioni ufficiali, cosi
il ceramista al ritorno si ritrovò in magazzino una produzione industriale di feticci
fallici.
Essendo lui un appassionato cicloturista, si prodigò affinché le società del
comprensorio potessero vantare una sua opera.
La nostra funge da porta bicchieri provocando il comprensibile imbarazzo fra le ospiti
femminili (le nostre donne vi hanno oramai fatto buon viso) e seminando sconforto fra i
maschietti frustrati dalle dimensioni delloggetto.
Ma torniamo a noi, una volta apparecchiata la tavola si stappano le bottiglie di vino,
quindi il presidente provvede ad affettare i salumi e a distribuire i pani, so di far
inorridire i fautori delle teorie alimentari nel ciclismo, ma garantisco che la nostra
dieta dissociata prevede di giovedì salumi e/o dolci, il tutto categoricamente annaffiato
da un buon vino, vi giuro che da noi vi sono persone che mangiano profusamente e ciò
nonostante non calano di un solo etto.
Una volta che il vino ha ridestato i ricordi, narrano di quello che erano le prime gran
fondo, quando partire per la Nove Colli anziché la Maratona delle Dolomiti era un evento
da preparare non solo dal lato atletico, ma considerandone anche laspetto
goliardico. Per spostarsi organizzavano corriere e più che ad una corsa sembrava
andassero ad una gita scolastica, si narra ancora di amori sbocciati in quelle tradotte e
di scappatelle di cui ancora, omettendone ovviamente i protagonisti, se ne ricordano i
particolari piccanti. Tutt'oggi se ne ricordano gli aneddoti, si rinnovano le battute e si
rispolverano gli sfottò nel rammentare gli esiti di quelle sfide, ritrovandovi il gusto
di allora.
Dallalto dei miei quarantanni, io li ascolto come un bambino segue le novelle
del nonno e pur avendoli uditi più volte li accolgo affascinato come fossero la prima e
con rammarico rimpiango di non aver pedalato in quel periodo (attenzione amici, pur
parlando del secolo passato non sono passati che 10/15 anni).
Ora io non voglio sostenere che le gran fondo debbano ritornare a quei moduli, anche se il
successo di manifestazioni come il Giro della Romagna o della Gran Fondo del Friuli
dovrebbe far riflettere chi non le ritiene più attuali, penso anzi che siamo proprio noi
cicloturisti i primi a beneficiare delle super organizzazioni odierne, ma mi piacerebbe
anche che si tornasse a considerare il cicloturista come uno sportivo a tutti gli effetti,
magari più lento degli atleti che da qualche anno ne calcano le scene, ma perfettamente
in grado di portarle a termine.
Ho la sensazione che vi siano delle manifestazioni, e mi riferisco soprattutto a quelle
sotto legida dellUDACE, che stiano prediligendo laspetto agonistico a
quello ludico e che si dimentichino che il 90% di coloro che partecipano alle loro
manifestazioni durante la settimana svolge unaltra attività.
Io vorrei chiedere ai giudici dellUDACE cosa vè di cosi scandaloso nel
concludere una gran fondo di 160 Km in 9 o 10 ore anziché le 8 da loro proposte, non mi
vengano a raccontare che è per alleggerire i carichi di lavoro degli organizzatori
perché una dilatazione di due ore, nel contesto generale di una gran fondo, non credo
siano poi un gran sacrificio.
Che dire allora degli amici della gran fondo del Conero che domenica 26 Marzo, dopo che un
regolamento confuso ed ambiguo ci aveva di fatto esclusi dalla manifestazione, ci hanno
comunque attesi e rifocillati, elargendoci cordialità e simpatia e non ostilità o
rancore per il tempo concordatoci ? Io personalmente auspico che nelle gran fondo si
arrivi a scindere laspetto agonistico da quello amatoriale, senza per ciò
penalizzare un aspetto a favore dellaltro, la soluzione ideale sarebbe quella di
lasciar partire alla francese gli amatori (o cicloturisti), sostituendo i costosi
rilevatori elettronici con semplici ed ecologici cartellini e di far partire poi i
corridori.
Non credo che per noi sarebbe un grosso problema eventualmente doverci fermare al loro
passaggio, fra laltro ciò mi consentirebbe, finalmente, di vederli
questi mostri, poiché sino ad oggi i famosi Biasci o Moretti io non li ho
visti neanche in partenza (figuratevi allarrivo).
Più volte mi è stato contestato che potrei cimentarmi negli stessi percorsi senza
rompere lanima ai promotori delle manifestazioni, verissimo e lho anche fatto,
io sono romagnolo ed ho Cesenatico a pochi Km, ma vi assicuro che scalare il Ciola o il
Perticara, il Barbotto o il Gorolo allinterno della 9 Colli ha tutto un altro
sapore.
A mia ulteriore difesa vorrei precisare che, pur non essendo un veloce, la mia
scelta senza fretta non è propriamente obbligata ma una scelta di bicicletta, Domenica
02/04 sono andato alla Gran Fondo La via del Sale a Cervia, ove mi sono cimentato nel
percorso medio (Km 110) concludendolo ad una media oraria di 27.2, ma devo ammettere che
pur non avendo pedalato un solo metro da solo, di fatto lo sono sempre stato, troppo
impegnati nel profondere il massimo sforzo io ed i miei compagni di viaggio non ci siamo
scambiati che poche ed indifferenti battute.
Di domenica non ho un solo ricordo che valga la pena desser conservato, viceversa
della Gran Fondo del Conero, pedalata la domenica precedente con gli amici del gruppo dei
Senza fretta, ne ho la mente colma.
Coi Senza Fretta sto riscoprendo quello spirito di solidarietà e di complicità,
caratteristica comune solo a chi condivide fatiche e sofferenze, che gli amici della
Cotignolese mi hanno infuso e, scusate la mia presunzione, peculiarità che credo sia
ancora propria di molti ciclisti, pronti ad invadere ancor più numerosi le gran fondo se
solo queste lo vorranno.
Porgendovi i miei saluti rinnovo i
complimenti per la rivista e vi auguro un buon lavoro.
Saluti:
Baraccani Bruno
S.C. Cotignolese
Senza fretta di Cotignola |