Il nuovo logo
della rivista a me non piace, ma avete fatto bene a cambiarlo e a far diventare la parola
"cicloturismo" piccola piccola: così è più onesto. E solo così si spiega
come il servizio del Giro della Romagna, la cicloturistica più importante dItalia,
sia stato improntato a farci sapere che davanti cerano quattro professionisti e che
tanti si sono affannati a tener loro dietro, in perfetto stile granfondistico.
Citando il nome del primo a sedersi a tavola siete anche riusciti a scrivere il nome del
primo arrivato. Primo arrivato di che? Di una manifestazione con la partenza alla
francese, dove fra il primo e lultimo a partire cè unora di differenza?
Ma è mai possibile, arrivare a tanto!
E delle
squadre? E la presenza delle squadre la vera anima del Giro della Romagna. Squadre
numerosissime e sempre perfettamente in divisa, a volte "spezzate" in ciclisti
veloci più avanti e più lenti dietro, a volte "chiuse" a proteggere i meno
preparati e "portarli" in gruppo fino allarrrivo. Qualè stata la
squadra più numerosa? La squadra più compatta? Quella venuta da più lontano?
Ovviamente mi è particolarmente dispiaciuto non trovare neppure nessun riferimento alla
partecipazione del Gruppo. Ritrovarsi in più di venti provenienti da ogni parte
dItalia, con molti senza neppure conoscersi e pedalare insieme; suddividersi via via
nei quattro percorsi e chiuderli tutti da buoni ultimi, è un miracolo che solo il Giro di
Romagna è riuscito a fare.
Avete,
quindi, perso loccasione di raccontare come i ciclisti più isolati sono riusciti a
trovare compagnia e come i più lenti non sono rimasti soli, al contrario di ciò che
troppo spesso accade nelle "Gran Fondo Pincopallino", quelle che regolamentano
tempi massimi generosi e si definiscono manifestazioni ciclistiche non competitive (in cui
ognuno può procedere con il proprio passo e ammirare il panorama). In realtà sono gare
da coltello tra i denti, dove gli ultimi non esistono e non trovano nè ristori nè
arrivo. E con i vostri servizi, esclusivamente rivolti ai primi, contribuite a falsare i
valori in gioco e ad allontanare la partecipazione cicloturistica, innescando la spirale per
cui meno cicloturisti partecipano e più le granfondo diventano gare di esasperato
agonismo.
Sia ben
chiaro che non ho nulla contro i "corridori" (corrano pure quanto vogliono!) e
che per cicloturisti intendo ciclisti tranquilli anche se in possesso di idoneità fisica
e tesserino da cicloamatore.
Immagino, perciò, che prima o poi sulla Vostra testata la parola "cicloturismo"
sparirà completamente e rimarrà solo C.T. = Ciclismo Tosto.
pio@senzafretta.org
coordinatore del Gruppo