Lettera del 7/6/2000 a Cicloturismo        
        
 
Gentile Redazione di Cicloturismo, la Voce dei Lettori,

        Il nuovo logo della rivista a me non piace, ma avete fatto bene a cambiarlo e a far diventare la parola "cicloturismo" piccola piccola: così è più onesto. E solo così si spiega come il servizio del Giro della Romagna, la cicloturistica più importante d’Italia, sia stato improntato a farci sapere che davanti c’erano quattro professionisti e che tanti si sono affannati a tener loro dietro, in perfetto stile granfondistico.
Citando il nome del primo a sedersi a tavola siete anche riusciti a scrivere il nome del primo arrivato. Primo arrivato di che? Di una manifestazione con la partenza alla francese, dove fra il primo e l’ultimo a partire c’è un’ora di differenza? Ma è mai possibile, arrivare a tanto!

        E delle squadre? E’ la presenza delle squadre la vera anima del Giro della Romagna. Squadre numerosissime e sempre perfettamente in divisa, a volte "spezzate" in ciclisti veloci più avanti e più lenti dietro, a volte "chiuse" a proteggere i meno preparati e "portarli" in gruppo fino all’arrrivo. Qual’è stata la squadra più numerosa? La squadra più compatta? Quella venuta da più lontano?

        Ovviamente mi è particolarmente dispiaciuto non trovare neppure nessun riferimento alla partecipazione del Gruppo. Ritrovarsi in più di venti provenienti da ogni parte d’Italia, con molti senza neppure conoscersi e pedalare insieme; suddividersi via via nei quattro percorsi e chiuderli tutti da buoni ultimi, è un miracolo che solo il Giro di Romagna è riuscito a fare.

        Avete, quindi, perso l’occasione di raccontare come i ciclisti più isolati sono riusciti a trovare compagnia e come i più lenti non sono rimasti soli, al contrario di ciò che troppo spesso accade nelle "Gran Fondo Pincopallino", quelle che regolamentano tempi massimi generosi e si definiscono manifestazioni ciclistiche non competitive (in cui ognuno può procedere con il proprio passo e ammirare il panorama). In realtà sono gare da coltello tra i denti, dove gli ultimi non esistono e non trovano nè ristori nè arrivo. E con i vostri servizi, esclusivamente rivolti ai primi, contribuite a falsare i valori in gioco e ad allontanare la partecipazione cicloturistica, innescando la spirale per cui meno cicloturisti partecipano e più le granfondo diventano gare di esasperato agonismo.

        Sia ben chiaro che non ho nulla contro i "corridori" (corrano pure quanto vogliono!) e che per cicloturisti intendo ciclisti tranquilli anche se in possesso di idoneità fisica e tesserino da cicloamatore.

        Immagino, perciò, che prima o poi sulla Vostra testata la parola "cicloturismo" sparirà completamente e rimarrà solo C.T. = Ciclismo Tosto.

pio@senzafretta.org           
coordinatore del Gruppo        

 


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