Altra lettera inviata dal coordinatore a Cicloturismo        
        


Gentile Redazione,
complimenti per aver inserito nella rassegna dei granfondisti, oltre ai tanti atleti da podio, anche Marco Bonassoli, che "va in bici quando capita" e pur da ultimo non molla il sogno di conquistare il Prestigio.

E’ sempre così, come ci sono i primi ci sono anche gli ultimi, ma è molto meglio essere ultimi che non esserci per niente. La strada è la stessa e le difficoltà sono le stesse, cambia solo il modo con cui si affrontano.
Anch'io sono un ultimo, ancora più ultimo di Marco, ma il mondo delle granfondo è fantastico proprio per l’estrema varietà ciclistica che raccoglie. E mi fanno compassione i tanti ciclisti, molto più dotati di me, che neppure osano avvicinarsi alla linea di partenza o che "vanno a vedere le granfondo" procedendo in senso contrario nei tratti più facili, quasi come dei bambini davanti ad una vetrina di desideri irraggiungibili.
Non c’è niente di irraggiungibile! Basta usare al meglio i propri mezzi ed aver fiducia negli organizzatori, che lavorano sodo un intero anno per un evento che dura un giorno. Occorre osare per vincere la propria "timidezza", la propria indolenza, i limiti che gli altri ci attribuiscono; osare per realizzare i sogni della propria passione ciclistica.

Purtroppo osare diventerà inutile, se i tempi massimi non saranno meglio definiti sulla base delle difficoltà altimetriche da superare. I giudici vogliono tornare a casa prima possibile e gira voce che gli Enti di promozione sportiva faranno ricalcolare i tempi massimi sulla base di 20 km/h. Ciò farà ridere i primi, ma per noi significa essere buttati fuori. In genere gli organizzatori sono molto disponibili e potrebbero assisterci anche oltre tali limiti, ma che senso avrebbe partecipare e non risultare mai arrivati? Spero proprio che non sia vero. Chi tenterebbe un Prestigio, se fosse matematicamente irraggiungibile? Anche l'inarrestabile Bonassoli, anziché abbandonare ai piedi del Nevegal, non partirebbe neppure.

E' vero che dalla lettura delle classifiche gli arrivati con meno di 20 km/h sono: Marco, noi Senza Fretta e pochi altri. Ma è anche vero che molte classifiche vengono fermate ancor prima del completamento degli arrivi. Inoltre, fra i tanti ciclisti che stanno a guardare, ce ne sono molti che vorrebbero osare e dovrebbero sentirsi in qualche modo "legittimati" a farlo. Dovrebbero sapere che per partecipare alle prove di fondo non bisogna per forza praticare un ciclismo ultraspecialistico, fatto di materiali sempre più al top e capacità fisiche raggiungibili solo con l'uso di costosi e specifici accorgimenti d'alimentazione e di preparazione. Purtroppo, la cultura di un ciclismo più "semplice e meno consumistico" mal s'accorda con la necessità di creare mercato alle aziende, che con la loro pubblicità sostengono le riviste di settore, corresponsabili nella formazione mentale dei ciclisti-lettori.

Perché alla Nove Colli i partecipanti sono migliaia? E' la più famosa. Cesenatico ha una ricettività eccezionale. L'organizzazione è efficientissima. Certo, ma c'è di più: è cultura ciclistica diffusa che alla Nove Colli basta partecipare. Anche arrivando fuori tempo massimo nel corto (son sempre ben 130 km!) l'arrivo è sempre trionfale, mentre il tempo massimo per il lungo è veramente generoso.
Avete notato come le granfondo con un basso numero di partecipanti stanno perdendo i ciclosportivi più tranquilli e stanno diventando gare agonistico-amatoriali a tutti gli effetti?
La spirale "degenerativa" innescata è evidente: meno ciclosportivi partecipano e più la manifestazione diventa agonistica, più aumenta l'agonismo e meno ciclosportivi partecipano.

Diversamente, alle prove di fondo con alto numero di partecipanti, dove per intenderci non si rimane soli alla prima curva ed i servizi funzionano sino al passaggio degli ultimi, la presenza dei ciclosportivi è in aumento e càpita di trovare ciclisti che, incredibile ma vero, vanno anche più tranquilli di noi.

Da qualche parte ho letto l'oscena proposta di abolire i ristori, perché ormai non si ferma più nessuno. No, non è così. Se parliamo di vere granfondo e non di corse amatoriali mascherate da granfondo, i ristori sono fondamentali.
Noi Senza Fretta ci fermiamo sempre. Sono i punti dove ci ricompattiamo se ci siamo un po’ distanziati, recuperiamo energie e scambiamo quattro chiacchiere con la gente del posto, magari la stessa dell’anno precedente.
Mentre ci si racconta cosa è successo, possiamo mangiare qualcosa di assai più gustoso del mangime in barrette; a volte troviamo eccellenti specialità locali fatte in casa.
Partiamo con le tasche già prudentemente piene di integratori, ma non si può non preferire il "bustrengo romagnolo" della Nove Colli, le "mele al limone" della Sibillini, il "riso soffiato al cioccolato" della Granfondo Marchigiana e tanto altro ancora. Anche un semplice bicchiere d'acqua offerto da un volontario sorridente aiuta più di tanta acqua presa ad una fontana in solitudine. Chi punta al primato vada pure a tutta birra "attaccato" al fondoschiena di chi lo precede, ma chi vuol semplicemente vivere una giornata di incomparabile impegno ciclistico abbia il tempo e la possibilità di ritemprarsi di tanto in tanto.

Credetemi, son tanti quelli che vorrebbero provarci, che immaginano le più mitiche salite e che sognano di arrivare in cima, lassù dove osano le aquile. Invece di tagliar loro le ali, aiutiamoli a... spiccare il volo.

pio@senzafretta.org           
coordinatore del Gruppo        

 


               (pubblicata su Cicloturismo dic.2000 a pag.80)

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