Fedaia: che
passione...
E' un
mercoledì mattina (il 13 di settembre per la precisione) e mi sto approntando ad
affrontare per la prima volta in vita mia il Fedaia... finora ho avuto solo una sporadica
esperienza di passi alpini alla Maratona delle Dolomiti, ma non ho mai affrontato questo
che è uno dei passi "mitici" per il popolo pedalatore. Risalgo con la macchina
la strada che porta ai piedi della Marmolada e mi accorgo che anche il mezzo risente della
pendenza... tra l'altro mi sbaglierò ma mi sembra ripida anche prima di Malga Ciapela...
chissà com'è dopo! Arrivato in cima, parcheggio macchina e moglie che si occuperà del
"reportage fotografico" e del supporto psicologico nell'ultimo tratto della
salita, sempre se arriverò in vista del passo...
L'aria è
piuttosto fresca ma decido di optare per un abbigliamento non troppo pesante, insomma
quanto basta per poter fare la discesa senza prendermi un malanno. Inforco la bici, saluto
la mia signora, gesti scaramantici di rito, quasi quasi sto pensando di addurre scuse
ignobili per scansare la fatica che mi aspetta... la voglia però supera la paura ed
inizio la discesa. Già affrontando i tornanti mi accorgo che la strada scende in maniera
impressionante (e così sarà anche la salita, sigh), tanto che sul rettilineo di Malga
Ciapela lasciando i freni per pochi secondi la velocità arriva presto ai 75Kmh (già
immagino quale potrà essere la velocità ascensionale). Durante la discesa percorro la
strada provinciale fatta in senso inverso con la macchina che però passa (prima di Malga
Ciapela) per un tratto in galleria: per evitare quest'ultima mi informo in un paese
sottostante e mi dicono che esiste una strada (bellissima) che risale nel mezzo della
valle (e che in estate è pedonale e chiusa al traffico). Al ritorno sarà mia.
Arrivato
sul fondo valle a Caprile (ma che breve è stata la discesa, quasi quasi non spaventa
neanche), giunge il momento di girarsi e di intraprendere la parte più bella...
imperativi a carattere autosuggestivi: "piede a terra solo in caso di infarto o
interventi di carattere divino", "niente 26 fino a Malga Ciapela"
ma soprattutto "calma, molta calma". Per la cronaca aggiungo che la bici
è equipaggiata con un inclinometro a bolla che consente (con buona approssimazione) di
vedere istantaneamente la pendenza della salita... sono proprio curioso di vedere fino a
dove arriva (il fondoscala è al 20%).
Inizia la
risalita ma il paesaggio e la strada che sale con pendenze umane invoglia ad una pedalata
agile, quindi applico la terza massima e... calma ! I vari tratti di salita dei primi
chilometri, intervallati anche da dei falsopiani e addirittura brevi discese sono
raccordati da brevi rampe di pendenza intorno al 13/14%... per fortuna che la salita vera
inizia da Malga Ciapela ! E questa cos'e' ?? L'ambiente non lascia presagire ancora nulla
di quanto sarà poi...
Passati i
primi chilometri, quando la provinciale si inerpica sul fianco sinistro della valle per
passare un ponte e la famosa galleria, proseguo diritto attraverso un paesino ed imbocco
il "Serrai di Sottoguda", ovvero la strada che va direttamente a Malga
Ciapela... con il pensiero (tremendamente sbagliato) di accorciare la strada e magari di
risparmiare anche un pò di salita dura. Il primo tratto di questa stradina è addirittura
piano, il paesaggio è veramente stupendo, si passa all'interno di una gola percorsa da un
torrente e vi sono alcune piccole cascate veramente da ammirare. Il traffico è
inesistente (in estate è anche chiusa al traffico) mentre vi sono parecchie persone a
passeggio (l'orgoglio ciclistico si sente stimolato e porta a produrre uno sforzo atletico
degno di nota). Mentre sono rapito dal paesaggio, succede però un fatto strano: la strada
sembra voglia opporsi al transito dei ciclisti e sfodera un brevissimo tratto al 17/18%...
quando me ne accorgo è ormai tardi per sperare di cambiare dal 23 al 26 senza incorrere
nel pericolo di ritrovarmi con la catena in mano. Mi accorgo che il secondo proposito
(niente 26) si mostra di difficile realizzazione e quindi per mantenere il primo occorre
estrarre dalla tasca l'orgoglio del ciclista (orgoglio che sarà poi abbondantemente
chiamato in causa). Passato il breve tratto la pendenza si fa più abbordabile ma rimane
sempre sopra al 10% (ma non era dopo il pezzo difficile ?)... non faccio neanche in tempo
a pensare ad altro che si ripresenta un'altra rampa sempre al 17/18% e questa volta il 26
è d'obbligo. Il cambio rimarrà in tale posizione fino alla fine dato che, dopo la rampa,
la strada "spiana" ma mantiene una pendenza del 14/15% fino a Malga Ciapela e da
lì in poi.. Il consiglio agli altri pedalatori è comunque quello di intraprendere la
strada del Serrai, in modo da evitare un tratto di strada trafficata e la galleria.
Si riprende
la provinciale a Malga Ciapela ma la salita non concede tregua: ha ormai mostrato con
nonchalance (si scrive così?) le proprie pendenze e vuole vendere cara la propria pelle
agli ignavi ciclisti! Seguono quindi nell'ordine:
- tornante al 18% che immette
sul rettilineo famoso (dopo il 26 non ho montato la picozza, mannaggia...)
- rettilineo di 3 km 3 con
pendenza costantemente al 14/15 % (però a metà spiana per circa 50 metri, arrivando al
12%) che consente una "velocità alla soglia" di 8Km/h
- nei pressi della Capanna
Bill (fine rettilineo, inizio tornanti), sequela di miraggi a carattere mistico (giuro di
avere visto S.Giuseppe col sacchetto del rifornimento)
Il tratto da Malga Ciapela
fino alla Capanna Bill può risultare "monotono" al ciclista che smania di
raggiungere la vetta, dato che la strada sale sale ma sembra che la meta non si avvicini
mai (io c'ho messo più di venti minuti per fare i 3 chilometri...). Guai a questo punto
tentare di forzare l'andatura per ovviare al supplizio, perché la pendenza veramente dura
non consente poi assolutamente il minimo recupero. Il mio consiglio è di proseguire
veramente con calma anche se si sente di poter dare di più... sarà poi la salita a
chiedere!!!
Iniziati i tornanti,
finalmente si può riposare, penso io... mai supposizione si dimostrò più fallace! I
tratti di salita che li raccordano non hanno niente a che vedere col rettilineo di cui
sopra... sono MOLTO PEGGIO !!! A questo punto infatti iniziano ad albergare nella mente
del'impavido ciclista pensieri alternativi quali:
- cambiare hobby e dedicarsi
al gioco della briscola (meno faticoso)
- inscenare un attacco di
gastrointerite acuta per fare intervenire l'ammiraglia
- cadere nell'erba e rimanervi
per almeno 3/4 ore sperando siano sufficienti per recuperare...
Numerosi sono i tratti in
cui l'inclinometro raggiunge il fondo scala... in questo caso occorre raschiare anche il
fondo delle riserve energetiche. Provvidenziale è la presenza del servizio fotografico
ufficiale che contribuisce a mantenere il morale ad un livello sopra la soglia dello
sconforto... Il paesaggio è bellissimo, dato che da qui (in alcuni punti la strada è a
strapiombo) si domina l'intera vallata sottostante: la concentrazione e la fatica
("ma chi me lo fa fare?") non permettono però di apprezzare appieno la vista ed
il pensiero è ormai alla meta...
Micidiale e' l'ultima rampa prima dello scollinamento: duecento metri buoni sempre al
19/20%, tanto che fatta la curva che immette sul rettilineo dove c'e' il primo albergo la
pendenza cala repentinamente producendo un "effetto fionda".. le gambe ormai
tese nel massimo sforzo proiettano il ciclista a razzo verso il cartello di valico posto
un centinaio di metri dopo!
Consigli per
gli acquisti: provare la salita senza avere ALMENO un 39x26 può portare il ciclista in
stato confusional-depressivo con conseguente crisi di rigetto nei confronti dell'amato
mezzo e getto del medesimo nelle classiche ortiche. Per chi non è un peso piuma è
raccomandata vivamente la tripla !! Dopo aver ripreso fiato, la
soddisfazione prende il sopravvento sulla fatica ripagando gli sforzi profusi, tanto che
già sto pensando a quando rifarla (beh, non subito...). Questa è una salita che, quasi
da sola, giustifica gli allenamenti ed i tanti chilometri percorsi al freddo, al caldo,
sotto la pioggia o il sole, la fatica... il ciclista che vi arriva in cima si sente
veramente "appagato e felice" (non riesco a trovare parole migliori ma via,
siamo ciclisti, non scrittori). |
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Già... chi
ce lo fa fare? Nessuno, ma... la bici è Vita e... passione.
Fabrizio
Fabrizio.Lorenzini@fccrt.it
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