Il regalo di Natale di Fabrizio di Riva del Garda


Fedaia: che passione...

fedaia1.jpg (83515 byte)

E' un mercoledì mattina (il 13 di settembre per la precisione) e mi sto approntando ad affrontare per la prima volta in vita mia il Fedaia... finora ho avuto solo una sporadica esperienza di passi alpini alla Maratona delle Dolomiti, ma non ho mai affrontato questo che è uno dei passi "mitici" per il popolo pedalatore. Risalgo con la macchina la strada che porta ai piedi della Marmolada e mi accorgo che anche il mezzo risente della pendenza... tra l'altro mi sbaglierò ma mi sembra ripida anche prima di Malga Ciapela... chissà com'è dopo! Arrivato in cima, parcheggio macchina e moglie che si occuperà del "reportage fotografico" e del supporto psicologico nell'ultimo tratto della salita, sempre se arriverò in vista del passo...

L'aria è piuttosto fresca ma decido di optare per un abbigliamento non troppo pesante, insomma quanto basta per poter fare la discesa senza prendermi un malanno. Inforco la bici, saluto la mia signora, gesti scaramantici di rito, quasi quasi sto pensando di addurre scuse ignobili per scansare la fatica che mi aspetta... la voglia però supera la paura ed inizio la discesa. Già affrontando i tornanti mi accorgo che la strada scende in maniera impressionante (e così sarà anche la salita, sigh), tanto che sul rettilineo di Malga Ciapela lasciando i freni per pochi secondi la velocità arriva presto ai 75Kmh (già immagino quale potrà essere la velocità ascensionale). Durante la discesa percorro la strada provinciale fatta in senso inverso con la macchina che però passa (prima di Malga Ciapela) per un tratto in galleria: per evitare quest'ultima mi informo in un paese sottostante e mi dicono che esiste una strada (bellissima) che risale nel mezzo della valle (e che in estate è pedonale e chiusa al traffico). Al ritorno sarà mia.

Arrivato sul fondo valle a Caprile (ma che breve è stata la discesa, quasi quasi non spaventa neanche), giunge il momento di girarsi e di intraprendere la parte più bella... imperativi a carattere autosuggestivi: "piede a terra solo in caso di infarto o interventi di carattere divino", "niente 26 fino a Malga Ciapela" ma soprattutto "calma, molta calma". Per la cronaca aggiungo che la bici è equipaggiata con un inclinometro a bolla che consente (con buona approssimazione) di vedere istantaneamente la pendenza della salita... sono proprio curioso di vedere fino a dove arriva (il fondoscala è al 20%).

Inizia la risalita ma il paesaggio e la strada che sale con pendenze umane invoglia ad una pedalata agile, quindi applico la terza massima e... calma ! I vari tratti di salita dei primi chilometri, intervallati anche da dei falsopiani e addirittura brevi discese sono raccordati da brevi rampe di pendenza intorno al 13/14%... per fortuna che la salita vera inizia da Malga Ciapela ! E questa cos'e' ?? L'ambiente non lascia presagire ancora nulla di quanto sarà poi...

Passati i primi chilometri, quando la provinciale si inerpica sul fianco sinistro della valle per passare un ponte e la famosa galleria, proseguo diritto attraverso un paesino ed imbocco il "Serrai di Sottoguda", ovvero la strada che va direttamente a Malga Ciapela... con il pensiero (tremendamente sbagliato) di accorciare la strada e magari di risparmiare anche un pò di salita dura. Il primo tratto di questa stradina è addirittura piano, il paesaggio è veramente stupendo, si passa all'interno di una gola percorsa da un torrente e vi sono alcune piccole cascate veramente da ammirare. Il traffico è inesistente (in estate è anche chiusa al traffico) mentre vi sono parecchie persone a passeggio (l'orgoglio ciclistico si sente stimolato e porta a produrre uno sforzo atletico degno di nota). Mentre sono rapito dal paesaggio, succede però un fatto strano: la strada sembra voglia opporsi al transito dei ciclisti e sfodera un brevissimo tratto al 17/18%... quando me ne accorgo è ormai tardi per sperare di cambiare dal 23 al 26 senza incorrere nel pericolo di ritrovarmi con la catena in mano. Mi accorgo che il secondo proposito (niente 26) si mostra di difficile realizzazione e quindi per mantenere il primo occorre estrarre dalla tasca l'orgoglio del ciclista (orgoglio che sarà poi abbondantemente chiamato in causa). Passato il breve tratto la pendenza si fa più abbordabile ma rimane sempre sopra al 10% (ma non era dopo il pezzo difficile ?)... non faccio neanche in tempo a pensare ad altro che si ripresenta un'altra rampa sempre al 17/18% e questa volta il 26 è d'obbligo. Il cambio rimarrà in tale posizione fino alla fine dato che, dopo la rampa, la strada "spiana" ma mantiene una pendenza del 14/15% fino a Malga Ciapela e da lì in poi.. Il consiglio agli altri pedalatori è comunque quello di intraprendere la strada del Serrai, in modo da evitare un tratto di strada trafficata e la galleria.

Si riprende la provinciale a Malga Ciapela ma la salita non concede tregua: ha ormai mostrato con nonchalance (si scrive così?) le proprie pendenze e vuole vendere cara la propria pelle agli ignavi ciclisti! Seguono quindi nell'ordine:

  • tornante al 18% che immette sul rettilineo famoso (dopo il 26 non ho montato la picozza, mannaggia...)
  • rettilineo di 3 km 3 con pendenza costantemente al 14/15 % (però a metà spiana per circa 50 metri, arrivando al 12%) che consente una "velocità alla soglia" di 8Km/h
  • nei pressi della Capanna Bill (fine rettilineo, inizio tornanti), sequela di miraggi a carattere mistico (giuro di avere visto S.Giuseppe col sacchetto del rifornimento)

Il tratto da Malga Ciapela fino alla Capanna Bill può risultare "monotono" al ciclista che smania di raggiungere la vetta, dato che la strada sale sale ma sembra che la meta non si avvicini mai (io c'ho messo più di venti minuti per fare i 3 chilometri...). Guai a questo punto tentare di forzare l'andatura per ovviare al supplizio, perché la pendenza veramente dura non consente poi assolutamente il minimo recupero. Il mio consiglio è di proseguire veramente con calma anche se si sente di poter dare di più... sarà poi la salita a chiedere!!!

Iniziati i tornanti, finalmente si può riposare, penso io... mai supposizione si dimostrò più fallace! I tratti di salita che li raccordano non hanno niente a che vedere col rettilineo di cui sopra... sono MOLTO PEGGIO !!! A questo punto infatti iniziano ad albergare nella mente del'impavido ciclista pensieri alternativi quali:

  • cambiare hobby e dedicarsi al gioco della briscola (meno faticoso)
  • inscenare un attacco di gastrointerite acuta per fare intervenire l'ammiraglia
  • cadere nell'erba e rimanervi per almeno 3/4 ore sperando siano sufficienti per recuperare...

Numerosi sono i tratti in cui l'inclinometro raggiunge il fondo scala... in questo caso occorre raschiare anche il fondo delle riserve energetiche. Provvidenziale è la presenza del servizio fotografico ufficiale che contribuisce a mantenere il morale ad un livello sopra la soglia dello sconforto... Il paesaggio è bellissimo, dato che da qui (in alcuni punti la strada è a strapiombo) si domina l'intera vallata sottostante: la concentrazione e la fatica ("ma chi me lo fa fare?") non permettono però di apprezzare appieno la vista ed il pensiero è ormai alla meta...
Micidiale e' l'ultima rampa prima dello scollinamento: duecento metri buoni sempre al 19/20%, tanto che fatta la curva che immette sul rettilineo dove c'e' il primo albergo la pendenza cala repentinamente producendo un "effetto fionda".. le gambe ormai tese nel massimo sforzo proiettano il ciclista a razzo verso il cartello di valico posto un centinaio di metri dopo!

Consigli per gli acquisti: provare la salita senza avere ALMENO un 39x26 può portare il ciclista in stato confusional-depressivo con conseguente crisi di rigetto nei confronti dell'amato mezzo e getto del medesimo nelle classiche ortiche. Per chi non è un peso piuma è raccomandata vivamente la tripla !!

Dopo aver ripreso fiato, la soddisfazione prende il sopravvento sulla fatica ripagando gli sforzi profusi, tanto che già sto pensando a quando rifarla (beh, non subito...). Questa è una salita che, quasi da sola, giustifica gli allenamenti ed i tanti chilometri percorsi al freddo, al caldo, sotto la pioggia o il sole, la fatica... il ciclista che vi arriva in cima si sente veramente "appagato e felice" (non riesco a trovare parole migliori ma via, siamo ciclisti, non scrittori).

fedaia2.jpg (62624 byte)

Già... chi ce lo fa fare? Nessuno, ma... la bici è Vita e... passione.

Fabrizio    Fabrizio.Lorenzini@fccrt.it    
    


Dunque, 3 km in più di venti minuti, comportano una velocità media di circa 8/9 km/h lungo una micidiale rampa al 15 %, preceduta da qualche rasoiata d'assaggio e niente piede a terra, secondo un antichissima regola di convalidazione d'impresa, trascurando soste paesaggistiche degne d'essere fatte, ci danno di Fabrizio l'idendikit di un senzafretta tipo "avanti tutta"!  

	<= indietro