La funzione sociale del Gruppo dei Senza Fretta.


Quando due anni fa, per la prima volta, lessi sulle riviste di settore del Gruppo, in preda alla deformazione professionale (ma nel mio caso puramente mentale !) propria di chi come me ha fatto studi sociologici, accolsi subito l’idea con l’irrivelato intento di estendere le positività di essa alla vita quotidiana.

Occorre anche dire, però, che l’andare piano in bicicletta è stato sempre il mio forte; ho continuamente guardato con una sorta di profonda riverenza coloro che potevano vantare medie ben oltre i 30 km orari.

Ad un certo punto, però, per tutta una serie di motivi, fra i quali non ultimo l’arrivo di Pio Renato Sbaffo e del suo Gruppo ho ridimensionato il mio modo di vedere la bicicletta poiché ho capito che chi va forte molte volte ha una "marcia" in più; ha un allenamento migliore o, perlomeno, più continuo del mio; pesa meno di me...; ecc.

Quindi, tutta una serie di cose mi ha portato a "ricredermi" e ad interpretare la bicicletta, così come predico continuamente agli alunni delle scuole medie di Loreto durante i miei "sermoni" sulla circolazione stradale, come un mero strumento di divertimento e di trasporto.

Voglio subito raccontarvi le mie impressioni, soprattutto le prime, che ho avuto dal Gruppo dei Senza Fretta. Nel 1998, quando per la prima volta incontrai Pio in quel di Monte San Giusto (MC) pensai che l’idea di quel tale con una tartaruga in testa e con migliaia di chilometri ed esperienze alle spalle era si buona ma avrebbe trovato poco riscontro in un mondo fatto di gente che corre.

Quanto sopra lo dico anche se Pio, con la sua instancabile parlantina, mi ha aiutato a portare a termine diverse prove, evitandomi di pensare troppo alla fatica che accumulavo inesorabilmente.

C’è da dire che, secondo il mio parere, in un mondo in cui tutto va di fretta, dove tutto è regolato dai ritmi serrati della inarrestabile sete di raggiungere, non si sa bene cosa, in un attimo; l’idea di un qualcuno che predica di andare piano, per essere controcorrente rispetto alla frenesia cosmica in cui il mondo è piombato, è, indubbiamente, encomiabile o, quantomeno, condivisibile.

Per questo motivo ritengo estremamente positiva l’idea prodotta dal Gruppo e la metto in pratica sia in contrapposizione all’andamento sbagliato preso dalle Gran Fondo, ma soprattutto perché dovrebbe far riflettere chiunque "obbligandolo" a rallentare la sua corsa verso l’utopia ed aprendogli gli occhi su quanto è effettivamente necessario, indispensabile ed urgente nella vita.

Concludo con una frase tratta dalla Bibbia la quale esprime, con parole più o meno simili, questo concetto: "E' inutile lottare e stancarsi per il domani, poiché ogni giorno ha già il suo affanno...".

Norberto