Quando
ci si prepara di tutto punto, con una tabella di marcia comoda e precisissima, un amico di
sicuro affidamento ed un equipaggiamento per un tempo da lupi, sicuramente va tutto in
modo ben diverso.
Per prima cosa, il percorso. Cambiato. Senza nessun avviso, neppure nel sito ufficiale
internet, ma ben segnalato (con planimetria) in un foglio inserito nel pacco-gara.
Poi il tempo massimo, per nulla chiaro se di 9 od 8 ore.
Poi l'amico Guido di Roma, rinunciatario all'ultimo momento per motivi di famiglia.
Se non fosse stato per l'incredibile giornata di sole, perfetta per andare in bici,
avrebbe avuto più senso ripiegare sul percorso corto con Giovanni di Roma e Raffaele di
Visciano.
Purtroppo il Giro del Lazio ha il grosso difetto che occorre scegliere il percorso al
momento dell'iscrizione e la partenza differenziata non permette di pedalare insieme fino
al punto di separazione dei percorsi. Questo è vero solo in parte, perchè i primi del
giro corto ci hanno raggiunto in corrispondenza del ristoro di Zagarolo, dopo soli 40 km..
Naturalmente ci hanno sorpassato a velocità doppia e non si sono fermati.
Sto
scrivendo al plurale, perchè per cercare di non rimanere ultimo e solo, mi sono aggregato
a Bruno, Armando e Roberto della Tiber di Roma, impegnati a restare insieme, mentre gli
altri della loro squadra contro ogni buon proposito di partenza avevano preso il largo.
Poco dopo aver raggiunto Ernesto di Roma, Bruno già in difficoltà decideva di
"tagliare per il corto. Mentre Armando faceva da battistrada, Roberto è più volte
tornato indietro per riportarci sotto, infine, sicuro che io ed Ernesto avevamo raggiunto
una buona intesa, prendeva il passo del proprio amico e non l'avremmo più rivisti neppure
all'arrivo.
Fingendo di ignorare i solleciti del fine-corsa, ma comunque condizionati a spingere sui
pedali un po' di più, abbiamo viaggiato ad una media di poco inferiore a 21 km/h ed ho
dovuto stringere i denti varie volte per non perdere il contatto. Così facendo abbiamo
raggiunto Gianfranco, pure di Roma e compagno di squadra di Ernesto. A questo punto,
passata la parte più impegnativa, ma molto meno della prevista Rocca Canterano, avrei
voluto tentare di azzeccare la media rotonda del Master Lento calcolando mentalmente i 20
km/h, ma sarebbe stato necessario procedere al rallentarore, al punto da rimanere solo ed
"urtare" la suscettibilità del fine-corsa.
Siamo arrivati tutti e tre insieme, fra gli applausi di Giovanni e Raffaele che, oltre ad
averci aspettato, si sono uniti a noi bissando il pasta-party. Fra le foto di rito ed i
saluti di alcuni estimatori del Gruppo, abbiamo anche avuto l'onore di una
"visita" da parte dell'indaffaratissimo organizzatore, nonchè Presidente
dell'Assofondo, sig. Elvezio Pierandri.
Complessivamente il Giro del Lazio è risultato ben organizzato, ma qualcosa di meglio
poteva essere fatto e non ho potuto fare a meno di scrivere due righe a Cicloturismo.
Gentile Redazione,
reso più abbordabile nellaltimetria e più generoso nel tempo massimo, abbiamo
partecipato al Giro del Lazio. Per noi ultimi, lunico vero problema è stato il
traffico. Intendiamoci. Abbiamo pedalato chilometri e chilometri, i più belli, su strade
pressochè deserte, gustando al meglio scorci paesaggistici degni di nota: Poli, Casape,
San Gregorio di Sassola, Pisoniano, San Vito Romano, ecc..., ma il passaggio per Tivoli a
mezzogiorno è stato un vero e proprio shock. Non è che mancasse la sorveglianza agli
incroci, solo che proprio non riusciva a "contenere" gli automobilisti impegnati
a districarsi a proprio modo negli ingorghi. Qualcosa di simile è poi avvenuto agli
incroci sulla Casilina e allarrivo a Frascati. Probabilmente il traffico è un
problema irrisolvibile, ma limponente organizzazione dispiegata non avrebbe potuto
fare di meglio?
Perchè non si è provveduto a far indossare al personale della Protezione Civile le
classiche tute arancioni, per renderli più visibili ed "autoritari"?.
Traffico a parte, una menzione speciale la merita il ristoro di Tivoli, strategicamente
dislocato in quota fuori della città. Ben rifornito di panini, frutta fresca e persino
secca, oltre che di acqua e reintegratori salini, ci ha consentito di ritemprarci ammirando con tutta calma un
panorama magnifico e respirare a pieni polmoni.
Gli addetti al
ristoro avevano una tabella di marcia che prevedeva il passaggio degli ultimi alle 13:14 e
non sembravano affatto spaventati dalla voce che al momento circolava riguardo un
fantomatico gruppo dato a 40 km. di distacco. Voce infondata, perchè gli ultimi eravano
noi, incredibilmente in anticipo di oltre unora sul tempo massimo.
Nonostante questo, gli addetti al fine corsa ci hanno pungolato spesso in buon romanesco:
"Ooh... ce rivamo a casa pe nnotte?". Con le tenaglie con cui
toglievano i cartelli, hanno anche minacciato di tagliarci i raggi per costringerci a
salire sul carro scopa, ma tutto ciò bonariamente e con reciproci sfottò. Così al pasta
party, immancabile il vino dei castelli, si è pure brindato alla felice conclusione.
Però questa ultima minaccia ci è sembrata un po cattiva: "Il prossimo anno,
25 di media minima."
Siamo certi che non sarà così, ma i tempi massimi delle prove del Master devono essere
più chiari. Confrontando fonti diverse si trovano dati contrastanti. Esempio: per la GF
Barilla nellopuscolo e nel sito internet ufficiale risulta di 9 ore per il lungo e 5
ore per il corto, mentre nel poster riepilogativo risulta di 8 ore per il lungo e 6 ore
per il corto. Quali saranno i tempi giusti?
Noi confidiamo in quelli più lunghi e che i volontari di servizio siano sempre più
consapevoli che qualcuno può veramente arrivare sul tempo massimo, soprattutto se...
senza fretta.
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pio@senzafretta.org
(lettera inviata a Cicloturismo il 4/4/2000)
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