Con una tempestività degna di nota, il giorno dopo la Nove Colli, sul sito Speed Pass
Petrelli erano già disponibili le classifiche COMPLETE. Ma, per quanto precisi ed
assoluti, i numeri son numeri e non daranno mai la dimensione delle migliaia di storie ed
emozioni che si sono intrecciate fra loro sui percorsi della più grande manifestazione
ciclistica nazionale.
Ad esempio, Primo di Lugo risulta aver impiegato 5 minuti più di Mario di Malta e
me, ma siamo arrivati insieme. Quei cinque minuti in più, Primo (partito con la griglia
precedente la nostra) li ha passati ad aspettarci a Bertinoro, cercandoci con lo sguardo
nella fiumana multicolore e sferragliante che invadeva le strette strade del paese. Bruno
di Cotignola, invece, (partito nella stessa griglia e puntando seriamente al Prestigio)
non si è fermato a rischiare il fuori tempo massimo e con un suo compagno di squadra si
è ben comportato da senza fretta... extra-veloce.
Così, mentre Raffaele di Visciano e
Giovanni di Roma affrontavano le prime asperità della giornata con un passo più
tranquillo, noi tre impostavamo subito un passo sullandante con brio.
"Gruppo dei Senza Fretta? Altro che senza fretta..." ci siamo sentiti
spesso dire dai ciclisti raggiunti e superati, dopo limmancabile serie di battute e
saluti. La giustificazione era dobbligo: "Noi facciamo il lungo, quelli del
corto son molto più indietro. regolare, no?" Con i tedeschi, tantissimi, Mario a
modo suo faceva da interprete... in inglese.
Lungo le rampe più ripide di Pieve
di Rivoschio squilla il mio telefonino. E Valerio che si trova a Prato, insieme a
Loredana, Mario, Eva, Daniele, Eleonora ed Alessio, per la Pedalata Rosa. Scambio di
auguri e notizie metereologiche. La promessa di un secondo "collegamento" dopo
il loro arrivo non potrà essere mantenuta per motivi tecnici.
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Ristoro di Linaro, pronti per
ripartire ed affrontare il Ciola |
Mentre stiamo per
ripartire dal primo ristoro, ci raggiunge Raffaele, che accogliamo nella nostra foto
ricordo ed, aspettando Giovanni, farà fuori mezzo stand di merendine e bibite.
Superata la prima "bestia nera" della giornata, il Barbotto, e, raggiunto
il punto di separazione dei percorsi, senza nessuna esitazione si gira per il lungo. A
dire il vero, Primo lamenta di aver sentito già dal cavalcavia di Cesena di non essere in
buona giornata, ma non si tira indietro. Conosce bene il percorso, per averlo fatto tante
altre volte (forse 20?) e sa che facciamo affidamento sulla sua esperienza. Dei tanti
ciclisti che procedevano grosso modo alla stessa nostra andatura e con cui si era fatta
conoscenza, solo un paio ci seguono per poi prendere il loro passo.
Siamo soli. Una situazione normale nelle piccole granfondo, ma quasi allarmante
dopo chilometri e chilometri percorsi sullonda di una marea ciclistica.
Il Monte Tiffi si rivela assai più
ostico di quanto potesse far supporre quella piccola e quasi trascurabile punta
sullaltimetria, insomma una seconda "bestia nera". Siamo in ritardo sulla
mia tabella di marcia e lo siamo ancora di più su quella ufficiale, che Primo ha
incollato al manubrio.
In vetta al Perticara ci concediamo
una sosta più abbondante: oltre alle solite cibarie cè anche la pasta, scondita,
ma ben salata. "Ricarichiamo le batterie" e scambiamo quattro chiacchiere con i
volontari del ristoro e con gli infermieri della moto di assistenza sanitaria; son dalla
prima di rampa di Bertinoro che di tanto in tanto vengono a "intercettarci" ed
ormai abbiamo fatto amicizia. Si riparte, mentre qualche altro ciclista ancora arriva su.
Una deviazione di percorso ci regala
una salita fuori programma quando avremmo dovuto essere in discesa. Un paesaggio stupendo,
"aspro e selvaggio" ci ripaga dello sforzo per raggiungere la vetta della salita
più lunga: il Pugliano.
Quassù troviamo Guido dellAgip Petroli Roma, che ha avuto bisogno
dellassistenza meccanica e riparte con noi, giù verso San Leo.
In picchiata "entriamo" in uno scenario mozzafiato di dirupi e rocce. La
Rocca, che poco prima vedevamo dallalto, è già sopra di noi abbarbicata ad un
incredibile spuntone di roccia e noi giù ancora, in discesa.
Con un buon passo, ma senza forzare,
affrontiamo il Passo delle Siepi o Passo del Grillo. Ci raggiungono un paio di ciclisti ed
altrettanti ne raggiungiamo nella successiva discesa. Allattacco del temutissimo
Gorolo, il fattaccio: a Guido salta la catena e Primo lo tampona. Due lunghissimi minuti
con il fiato sospeso mentre controlliamo lintegrità della spalla di Guido. Tutto a
posto, salvo naturalmente lindolenzimento della botta. Rimettiamo in sede la catena,
controlliamo il cambio e laiutiamo a ripartire. Iniziamo a salire insieme e quando
più su in lontananza intrevediamo Mario, che sta procedendo a piedi con le scarpette in
mano, anche Guido... scende di bici, ma ci assicura di star bene.
Strana situazione. Mario, lo scalatore, a piedi. Primo, a suo dire in giornata-no,
invece non dà il benchè minimo accenno di cedimento e pure io vado su con convinzione.
Non sento più il mal di gambe, forse non sento neppure le gambe, sento solo un gran
voglia di farcela e la strada sembra spianarsi al rallenty di una moviola.
Al controllo in vetta cè Pietro della Speed Pass. Ormai ci conosciamo per
quante volte ha tenuto tutte le apparecchiature in funzione sul filo del tempo massimo in
attesa di noi senzafretta. Siamo in ritardo di quasi un quarto dora sulla mia
tabella di marcia e di oltre unora su quella ufficiale, ma altri sono dietro di noi
ed è sorpreso di vederci.
Arriva su anche Mario e ci ristoriamo molto velocemente. Tutto sommato abbiamo
ancora energie da spendere e lanimo sportivo si riaccende: "O morti, o nel
tempo massimo". E unesagerazione, giusto per concentrare la
determinazione necessaria, ma funziona.
Stiamo "volando" verso larrivo, non cè più paesaggio, solo
la strada, ed ogni dosso diventa una volata a tre, per poi ricomporci in fila indiana.
Oltrepassiamo Savignano sul Rubicone. Gli incroci non sono ben controllati, ma ci facciamo
strada con il fischietto. Il vento è laterale e riusciamo a viaggiare di poco oltre i 30
orari. Possiamo veramente farcela! Leuforia moltiplica le nostre forze.
10 km. allarrivo. Il telefonino squilla a più riprese: prima Giovanni, poi
Bruno, poi Raffaele dalla linea del traguardo chiedono notizie. Anche il calcolo più
approssimativo ci dà la certezza che ce la faremo, anzi arriveremo in anticipo.
Raggiungiamo un tedesco, rallentiamo e lo "prendiamo" nel gruppo, poi
altrettanto facciamo con un altro.
Possiamo tirare il fiato e gustarci gli ultimi cavalcavia e gli ultimi chilometri.
Sul vialone darrivo ci disponiamo in linea per la parata finale. Pochi applausi, ma
siamo felici. Oltrepassiamo lo striscione, ci fermiamo ed una commozione profonda sale da
dentro. Con i tedeschi non riusciamo a capirci, non fa nulla. Ci abbracciamo e ci
stringiamo le mani.
Insieme ad altri che stanno ancora
arrivando alla spicciolata, siamo gli ultimi, ma anche noi, a nostro modo, ABBIAMO VINTO!
pio@senzafretta.org
(racconto inviato a La Bicicletta il 4/6/2000)
P.S. Probabilmente qualcuno
ancora si domanderà: ma Anthony ed Edwin? Semplice. Sono amici di allenamento di Mario
che han voluto provare la Nove Colli a modo loro. Appena la strada ha preso a salite hanno
innestato la loro marcia puntando al miglior risultato possibile. Per la piccola
Malta, avere tre ciclisti alla Nove Colli è stato un avvenimento importante, tant'è che
la loro Federazione li ha vestiti con la maglia della nazionale. Mario, galvanizzato
al massimo, ha rinunciato alla maglia del Gruppo, ma non a pedalare senza fretta con noi.
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