XXX Nove Colli

Cesenatico - prima della partenza ultima griglia: Mario, Anthony, Edwin, Pio, Raffaele e Giovanni

Cesenatico, 21 maggio 2000

 

          Con una tempestività degna di nota, il giorno dopo la Nove Colli, sul sito Speed Pass Petrelli erano già disponibili le classifiche COMPLETE. Ma, per quanto precisi ed assoluti, i numeri son numeri e non daranno mai la dimensione delle migliaia di storie ed emozioni che si sono intrecciate fra loro sui percorsi della più grande manifestazione ciclistica nazionale.
Ad esempio, Primo di Lugo risulta aver impiegato 5 minuti più di Mario di Malta e me, ma siamo arrivati insieme. Quei cinque minuti in più, Primo (partito con la griglia precedente la nostra) li ha passati ad aspettarci a Bertinoro, cercandoci con lo sguardo nella fiumana multicolore e sferragliante che invadeva le strette strade del paese. Bruno di Cotignola, invece, (partito nella stessa griglia e puntando seriamente al Prestigio) non si è fermato a rischiare il fuori tempo massimo e con un suo compagno di squadra si è ben comportato da senza fretta... extra-veloce.

Così, mentre Raffaele di Visciano e Giovanni di Roma affrontavano le prime asperità della giornata con un passo più tranquillo, noi tre impostavamo subito un passo sull’andante con brio.
"Gruppo dei Senza Fretta? Altro che senza fretta..." ci siamo sentiti spesso dire dai ciclisti raggiunti e superati, dopo l’immancabile serie di battute e saluti. La giustificazione era d’obbligo: "Noi facciamo il lungo, quelli del corto son molto più indietro. regolare, no?" Con i tedeschi, tantissimi, Mario a modo suo faceva da interprete... in inglese.

Lungo le rampe più ripide di Pieve di Rivoschio squilla il mio telefonino. E’ Valerio che si trova a Prato, insieme a Loredana, Mario, Eva, Daniele, Eleonora ed Alessio, per la Pedalata Rosa. Scambio di auguri e notizie metereologiche. La promessa di un secondo "collegamento" dopo il loro arrivo non potrà essere mantenuta per motivi tecnici.

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Ristoro di Linaro, pronti per
ripartire ed affrontare il Ciola

Mentre stiamo per ripartire dal primo ristoro, ci raggiunge Raffaele, che accogliamo nella nostra foto ricordo ed, aspettando Giovanni, farà fuori mezzo stand di merendine e bibite.
Superata la prima "bestia nera" della giornata, il Barbotto, e, raggiunto il punto di separazione dei percorsi, senza nessuna esitazione si gira per il lungo. A dire il vero, Primo lamenta di aver sentito già dal cavalcavia di Cesena di non essere in buona giornata, ma non si tira indietro. Conosce bene il percorso, per averlo fatto tante altre volte (forse 20?) e sa che facciamo affidamento sulla sua esperienza. Dei tanti ciclisti che procedevano grosso modo alla stessa nostra andatura e con cui si era fatta conoscenza, solo un paio ci seguono per poi prendere il loro passo.
Siamo soli. Una situazione normale nelle piccole granfondo, ma quasi allarmante dopo chilometri e chilometri percorsi sull’onda di una marea ciclistica.

Il Monte Tiffi si rivela assai più ostico di quanto potesse far supporre quella piccola e quasi trascurabile punta sull’altimetria, insomma una seconda "bestia nera". Siamo in ritardo sulla mia tabella di marcia e lo siamo ancora di più su quella ufficiale, che Primo ha incollato al manubrio.

In vetta al Perticara ci concediamo una sosta più abbondante: oltre alle solite cibarie c’è anche la pasta, scondita, ma ben salata. "Ricarichiamo le batterie" e scambiamo quattro chiacchiere con i volontari del ristoro e con gli infermieri della moto di assistenza sanitaria; son dalla prima di rampa di Bertinoro che di tanto in tanto vengono a "intercettarci" ed ormai abbiamo fatto amicizia. Si riparte, mentre qualche altro ciclista ancora arriva su.

Una deviazione di percorso ci regala una salita fuori programma quando avremmo dovuto essere in discesa. Un paesaggio stupendo, "aspro e selvaggio" ci ripaga dello sforzo per raggiungere la vetta della salita più lunga: il Pugliano.
Quassù troviamo Guido dell’Agip Petroli Roma, che ha avuto bisogno dell’assistenza meccanica e riparte con noi, giù verso San Leo.
In picchiata "entriamo" in uno scenario mozzafiato di dirupi e rocce. La Rocca, che poco prima vedevamo dall’alto, è già sopra di noi abbarbicata ad un incredibile spuntone di roccia e noi giù ancora, in discesa.

Con un buon passo, ma senza forzare, affrontiamo il Passo delle Siepi o Passo del Grillo. Ci raggiungono un paio di ciclisti ed altrettanti ne raggiungiamo nella successiva discesa. All’attacco del temutissimo Gorolo, il fattaccio: a Guido salta la catena e Primo lo tampona. Due lunghissimi minuti con il fiato sospeso mentre controlliamo l’integrità della spalla di Guido. Tutto a posto, salvo naturalmente l’indolenzimento della botta. Rimettiamo in sede la catena, controlliamo il cambio e l’aiutiamo a ripartire. Iniziamo a salire insieme e quando più su in lontananza intrevediamo Mario, che sta procedendo a piedi con le scarpette in mano, anche Guido... scende di bici, ma ci assicura di star bene.
Strana situazione. Mario, lo scalatore, a piedi. Primo, a suo dire in giornata-no, invece non dà il benchè minimo accenno di cedimento e pure io vado su con convinzione. Non sento più il mal di gambe, forse non sento neppure le gambe, sento solo un gran voglia di farcela e la strada sembra spianarsi al rallenty di una moviola.
Al controllo in vetta c’è Pietro della Speed Pass. Ormai ci conosciamo per quante volte ha tenuto tutte le apparecchiature in funzione sul filo del tempo massimo in attesa di noi senzafretta. Siamo in ritardo di quasi un quarto d’ora sulla mia tabella di marcia e di oltre un’ora su quella ufficiale, ma altri sono dietro di noi ed è sorpreso di vederci.
Arriva su anche Mario e ci ristoriamo molto velocemente. Tutto sommato abbiamo ancora energie da spendere e l’animo sportivo si riaccende: "O morti, o nel tempo massimo". E’ un’esagerazione, giusto per concentrare la determinazione necessaria, ma funziona.
Stiamo "volando" verso l’arrivo, non c’è più paesaggio, solo la strada, ed ogni dosso diventa una volata a tre, per poi ricomporci in fila indiana. Oltrepassiamo Savignano sul Rubicone. Gli incroci non sono ben controllati, ma ci facciamo strada con il fischietto. Il vento è laterale e riusciamo a viaggiare di poco oltre i 30 orari. Possiamo veramente farcela! L’euforia moltiplica le nostre forze.
10 km. all’arrivo. Il telefonino squilla a più riprese: prima Giovanni, poi Bruno, poi Raffaele dalla linea del traguardo chiedono notizie. Anche il calcolo più approssimativo ci dà la certezza che ce la faremo, anzi arriveremo in anticipo. Raggiungiamo un tedesco, rallentiamo e lo "prendiamo" nel gruppo, poi altrettanto facciamo con un altro.
Possiamo tirare il fiato e gustarci gli ultimi cavalcavia e gli ultimi chilometri. Sul vialone d’arrivo ci disponiamo in linea per la parata finale. Pochi applausi, ma siamo felici. Oltrepassiamo lo striscione, ci fermiamo ed una commozione profonda sale da dentro. Con i tedeschi non riusciamo a capirci, non fa nulla. Ci abbracciamo e ci stringiamo le mani.

Cesenatico - Arrivo, dopo quasi 12 ore

Insieme ad altri che stanno ancora arrivando alla spicciolata, siamo gli ultimi, ma anche noi, a nostro modo, ABBIAMO VINTO!

pio@senzafretta.org        

(racconto inviato a La Bicicletta il 4/6/2000)

P.S. Probabilmente qualcuno ancora si domanderà: ma Anthony ed Edwin? Semplice. Sono amici di allenamento di Mario che han voluto provare la Nove Colli a modo loro. Appena la strada ha preso a salite hanno innestato la loro marcia puntando al miglior risultato possibile.  Per la piccola Malta, avere tre ciclisti alla Nove Colli è stato un avvenimento importante, tant'è che la loro Federazione li ha vestiti con la maglia della nazionale.  Mario, galvanizzato al massimo, ha rinunciato alla maglia del Gruppo, ma non a pedalare senza fretta con noi.


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