9^ Gran Fondo della
MAJELLA

 
Roccamontepiano (CH),
27  agosto 2000

Roccamontepiano, un piccolo paese d'Abruzzo, l'ultima domenica di agosto si anima in modo incredibile per la Circumpedalata della Majella. Quest'anno, causa l'intransitabilità di alcune strade, il percorso è stato in buona parte modificato e gli organizzatori con la massina onestà hanno cambiato il nome della manifestazione in Gran Fondo della Majella, pur continuando a progredire con il numero di edizione: la nona.

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Partenza in salita e subito, Luigi di Ortona ed io, ci ritroviamo ultimi, ma (cosa sempre più rara) non soli. Su di un passo simile al nostro pedalano anche Giuseppe e Roberto. La salita successiva ci serve per conoscerci e trovare un'andatura comune. Al passaggio di Bocca di Valle mi fermo. Mario di Montesilvano (PE) è venuto sin quassù in bici proprio per vederci e merita di più di un "ciao" al volo. Ci scambiamo le ultime notizie e riparto, mentre colgo sul suo sguardo tutta la voglia di essere con noi. Se non fosse per l'età... Con Luigi, che ovviamente si è fermato ad aspettarmi, siamo convinti di aver ormai perso la compagnia, invece poco più avanti ecco i nostri nuovi amici procedere a passo da moviola per attenderci. Fantastico!

In ogni paese che attraversiamo, accanto ai volontari che controllano gli incroci, troviamo sempre qualche gruppetto di persone che ci incita, a volte con la classica bugia: "Forza... sono dietro la curva!"

La successiva sosta alla fontanella di Pennapiedimonte favorisce il rientro di Luciano, che prosegue senza neppure fermarsi, caparbio nel suo tentativo di arrivare più avanti possibile nonostante il sovrappeso e nessun allenamento. Cosa non facile su di un percorso senza un metro di pianura, ma segnalato con una cura quasi maniacale da vistosi cartelli gialli: "curva pericolosa", "serie di tornanti", "incrocio pericoloso", "stettoia", "fontana", oltre alle frecce di direzione. Da qualche parte, non ricordo più dove, il cartello "tornante 10%", ci ha fatto manovrare sui cambi giusto in tempo per affrontare un'insidiosa rampa ben nascosta dietro la curva. Ogni cinque chilometri c'è anche il cartello dei chilometri percorsi, ma al momento non corrisponde esattamente con i nostri ciclocomputer, che non vanno neppure d'accordo neppure fra loro, come sempre succede.
Mentre con calma affrontiamo la tortuosa discesa, riusciamo a scorgere Pennapiedimonte sopra di noi. Tante casette appiccicate alla montagna da sembrare non vere, proprio come in un presepe.

Conquistiamo la vetta di un'altra salita. L'arrivo a Fara San Martino è preannunciato da un moderno e notevole stabilimento che stona con il paesaggio tipicamente montuoso che gli sta dietro, più adatto a baite alpine in legno e pietra. Un cartello indica il nome e la lunghezza della salita. "Questa significa - dice Luigi sconcertato - che tutta la salita fatta finora non conta nulla.". Ed io: "Normale, come alla Nove Colli. Ti affanni su Bertinoro e poi, molto poi, trovi il cartello del Polenta."
Già fa caldo. Luciano sta perdendo terreno. Eppure stiamo andando molto piano. Gli passo al volo la mia borraccia d'acqua fresca e vado avanti con gli altri alla ricerca di un'altra fontanella.

A Corpi Santi c'è il giro di boa. Inizia da qui il ritorno verso Roccamontepiano, ma per una strada diversa, più tortuosa, più impegnativa e più lunga. Luciano, sull'impennata dopo Fara San Martino, si è ritirato ed ora i mezzi di fine-corsa sono sulla nostra scia.
Nell'unico tratto di quasi pianura costeggiamo un lago, il Lago di S.Angelo. Rispetto ai grandi laghi svizzeri visti durante le vacanze, sembra poco più di una grossa pozzanghera, ma l'acqua è di un azzuro così intenso e dà un tal senso di freschezza da rimpiangere di non potersi fermare e fare il bagno. Si prosegue, accontendandoci di bagnarci con l'acqua delle borraccie. C'infiliamo in una galleria che ci regala un po' di frescura. Non è illuminata, ma il fine-corsa, dietro di noi, accende gli abbaglianti. Benissimo, non c'è neppure bisogno di togliere gli occhiali da sole.

Bottigliette di plastica, sempre più numerose, lungo la strada ci fanno temere di non trovare più il tanto atteso ristoro di Càsoli. Sicuramente, per chi corre, è un grosso vantaggio non doversi fermare e ricevere rifornimenti d'acqua al volo, ma poi l'abbandono incontrollato dei vuoti (che da qui in poi troveremo disseminati con varia intensità un po' ovunque, quasi ad indicarci la strada giusta) è una cosa impressionante.
"Sai dove finiranno tutti? - mi dice Luigi con rammarico - In mare. Le prossime pioggie le porteranno nei torrenti, poi nei fiumi ed arrivaranno al mare... ad Ortona..."
Anch'io non credo che l'organizzazione riuscirà a recuperali tutti. Probabilmente occorrerebbe fare delle aree di "scarico" appositamente segnalate, ma per chi corre è più importante gettare la bottiglietta nel momento giusto, anzichè nel punto giusto.

Ancora una salita ci porta all'unico (nel percorso corto) e tanto sospirato ristoro.

Ristoro di CasoliE' una piacevole sorpresa trovare le bevande tenute ben in fresco e persino del buon caffè. Ma è ancor più piacevole trovare tanta cordialità e simpatia. Quasi con il dispiacere di lasciare una buona compagnia si riparte. In discesa? No, ancora salita, ma leggera giusto per riscaldare i muscoli dopo la sosta, anche se per la verità non ce ne sarebbe molto bisogno. Il caldo comincia a farsi veramente sentire. Una lunga e fresca discesa ben riparata dagli alberi e poi si riprende a salire sotto il sole. Sarebbe stato meglio il contrario. "Questa è tosta - dice Luigi - Guardiagrele è lassù!". "E lassù arriviamo... senza fretta" faccio eco. La pendenza si fa più impegnativa, non riusciamo più a stare a ruota e cominciamo a sgranarci. Avanti Luigi, ha una tecnica di salita tutta sua: sale di buon ritmo, ma ogni tanto si ferma a riprender fiato e farsi raggiungere. Più regolare Giuseppe che è il primo a raggiungere Luigi quando questi si ferma. Roberto alterna accelerazioni e rallentamenti, ma son sempre io a rimanere più o meno indietro con i mezzi al seguito che mi tallonano, quasi a... spingermi.

clicca qui per ingrandireArriviamo su ben cotti ed inizia così la caccia alle fontanelle. Ho perso il conto di quante ne abbiamo trovate, ma son sicuro che non ne abbiamo saltata nessuna. Roberto ha un'idea:: "Bisognerebbe fare una Granfondo delle Fontane....". "E vince chi le trova tutte!" aggiunge Luigi. "Praticamente una granfondo estiva da fare con il costume da bagno" esagero un po' ironico. "E poi va a finire che proprio quel giorno pioverà come non mai" conclude Giuseppe.

In vetta alla successiva salita raggiungiamo tre ciclisti, proprio mentre uno dei tre scende di bici ed entra nel classico bar che spesso si trova nei punti più panoramici, cosa un po' più rara da queste parti. "Incredibile, ma vero, vi abbiamo ripreso!" grido scherzando. La ragazza si butta in discesa, ignorandoci, mentre il suo accompagnatore mi confida: "Normalmente arriva seconda o terza delle donne, ma oggi non è giornata. Forse le vacanze...". Alla fontanella di Fara Filorun Petri, nonostante le nostre assicurazioni di continuare insieme sul loro passo, i due decidono di ritirarsi. Probabilmente lei non ce la fa a sopportare l'onta di essere stata raggiunta dagli ultimi, oppure di arrivare fuori tempo massimo.
In effetti siamo in ritardo di oltre mezzora. Ciononostante i volontari dei mezzi al seguito (furgone, pulmino e due ambulanze) sono di buon umore e ci sollecitano giusto per partecipare anche loro alle nostre battute. "La prossima fontanella è quella dell'arrrivo." "Perchè a Pretoro l'acqua non c'è?" "Altro che acqua, qui ci vuole il vino". "Bravi... e il ristoro con il vino dove l'avete messo?" "All'arrivo."
Passando per la via più breve l'arrivo sarebbe abbastanza vicino, ma il menù del giorno prevede la deviazione per Rapino. Al bivio, con spirito di complicità, il "capo-carovana" saggia la nostra convinzione: "Passiamo per la scorciatoia e... acqua in bocca".
Il tempo massimo sta scadendo, fa un caldo soffocante e l'ombra scarseggia. "No, no, fuori tempo massimo si, ma senza barare". Poichè non faremo il percorso lungo, siamo più che tranquilli. Sappiamo che il nostro ritardo non recherà nessun disagio agli organizzatori, salvo chi ci scorta.
Ci consultiamo circa le nostre condizioni fisiche. "Luigi, Roberto, Giuseppe. Tutto a posto? Ci servirà il carro scopa." La risposta è corale : "No, a costo di fare l'ultima salita a piedi". Dobbiamo insistere parecchio per convincere i nostri accompagnatori a lasciarci solo un'ambulanza e non ci riusciamo. Ce le lasciano tutte e due!
Ripartiamo convinti, sotto un sole implacabile. Stiamo arrivando a Rapino.
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Come non fermarsi su quel bel muretto all'ombra del cimitero? Nel piccolo parcheggio c'è posto anche per le ambulanze. La tentazione è grande, ma Giuseppe riesce a resistere e prosegue. Noi no. Gli mandiamo dietro un'ambulanza e noi restiamo con i volontari C.R.I. di Casalbordino.
Seduti sul muretto ci scambiamo gli aneddoti sulla varie manifestazioni a cui abbiamo partecipato. Scopriamo così di essere in perfetta sintonia nel modo di intendere come dovrebbero le manifestazioni sportive amatoriali. E non poteva essere altrimenti! Non dimostrano alcuna impazienza ad arrivare, anzi hanno autenticamente piacere a stare con noi e si parla come vecchi amici. Stiamo proprio bene. Potremmo ripartire, ma ci piace parlare e temporeggiamo ancora un po' in attesa del ciclista che si era fermato al bar.
Poi il dubbio che abbia preso la scorciatoia diventa per noi certezza e ripartiamo per l'ultima fatica, la salita di Torre di Colle e di Pretoro. "Ehi...senza fretta, eh!" ci esortano i nostri angeli custodi, quasi a voler anche loro tardare il più possibile l'arrivo e la fine di tutto.

Ci gustiamo gli ultimi chilometri di salita come non mai, complice la strada qui favolosamente in ombra, e quasi riluttanti scendiamo a freni tirati verso Roccamontepiano. Il percorso si ricongiunge con il lungo e ciclisti isolati ci superano a tutta birra. Per ognuno ho un pensiero di ammirazione (per l'impresa di aver scalato il Block Haus) ed uno di commiserazione. Probabilmente hanno visto ben poco del panorama: impiegare meno di sette ore su di un tale percorso, dal mio punto di vista, significa vedere solo un nastro d'asfalto od il posteriore di uno sfuggente compagno di viaggio. Conquistare il Block Haus sarebbe piaciuto anche a me, ma niente da fare con un tempo massimo di sole otto ore! Purtroppo sia la F.C.I. sia l'Assofondo hanno serenamente ignorato il regolamento, sembrerebbe per motivi di permessi delle autorità. Com'è varia l'Italia! In Romagna la Nove Colli può paralizzare una città come Cesenatico per un'intera giornata, mentre in un piccolo paese d'Abruzzo otto ore son già troppe, come mi riferì a suo tempo il Sig. Mario Legnini, vera anima della manifestazione.

Tagliamo il traguardo con un unico "beeeeeep", recuperiamo la cauzione restituendo il chip di cronometraggio ed affrontiamo...  la fila per il pasta-party. Bisogna riconoscere che l'attesa è più che accettabile, la pasta veramente buona e, prima volta in assoluto che mi càpita, posso persino scegliere la bibita in lattina preferita, a parte acqua e vino a volontà. Ottimo. Ora potremmo anche gustarci la premiazione che, dati i nostri abituali tempi d'arrivo non riusciamo mai a vedere. Invece, per la nota legge di Murphy: "Se hai curato ogni dettaglio affinchè tutto vada bene, stai pur certo che qualcosa non funzionerà.", l'organizzazione ha fatto "flop" nel fornire i dati dei partecipanti ai cronometristi ed in più è mancata la corrente elettrica... Vabbè, è destino.

Nella confusione del pasta-party abbiamo perso di vista i nostri angeli custodi. Peccato, avremmo voluto ringraziarli meglio e suggerir loro di contattare Tiziano di Matelica per un gemellaggio con i bravissimi volontari della C.R.I. locale! Ma il giorno dopo, ecco la sorpresa, un messaggio via Internet che merita di esser reso pubblico:

Da: L. Luigi <gnep@libero.it>
A: <pio@senzafretta.org>
Oggetto: Saluti
Data: domenica 27 agosto 2000 22.45

Tantissimi saluti dal gruppo Volontari del Soccorso della Croce Rossa di Casalbordino!!! (Ci siamo visti alla Circumpedalata della Majella!)
Siete fortissimi!!! (Aspettiamo di vedere sul sito le foto che hai scattato davanti al cimitero!)
Speriamo di rivederci a qualche altra manifestazione e continuate così...ma senza fretta!

Con loro potremmo veramente arrivare in cima al Block Haus. Noi ci mettiamo la fatica, loro l'entusiamo, che le Autorità e gli organizzatori ci diano il tempo.

pio@senzafretta.org      


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