7^
GRANFONDO
MARCHIGIANA
Marischio di Fabriano
(AN)
24 settembre 2000
Gentile Redazione ed
amici ciclisti,
dopo aver partecipato con soddisfazione alla 2^ M.F. Alta Valle del Tevere (di cui
parlerò a parte), da vero incosciente mi sono voluto cimentare nella prima Granfondo
della mia vita, la 7^ Granfondo Marchigiana. |
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Ad onor del vero, l'ormai famosissimo rag. Sbaffo, nonché presidente della
"Ciclistica Senza Fretta", forse meglio noto semplicemente come Pio dei Senza
Fretta, mi aveva messo in guardia dalle insidie cui sarei andato incontro, ma io non
l'ho voluto ascoltare, e perché ero troppo allettato dall'idea di arrivare "fin
lassù dove osano le aquile" e anche perché ero venuto a conoscenza del fatto che è
tradizione di questa manifestazione premiare l'ultimo arrivato del percorso lungo ed ero
quasi sicuro di farcela (ad arrivare ultimo ovviamente!).
Così, dopo aver cercato invano fino all'ultimo minuto qualche altro "pazzo" che
si unisse a me in tale impresa (si noti che nelle uscite cui partecipo solitamente non
sono rari personaggi adusi a tirare anche a 60 o scattare in salita ad oltre 20km/h!,
salvo poi sparire al primo bivio), sono partito da Roma, solo come un cane e già stanco
tanto che stavo per dimenticare gli scarpini, destinazione Fabriano (AN).
Alle 7 e 30 circa del
24 settembre u.s. ho avuto la prima visione "mistica" della giornata, erano
"padre" Pio e "sant'Anna" (sua moglie che è veramente una santa) con
i quali mi sono avviato verso Marischio, ove era fissata la base logistica di questa
Granfondo. Espletate le formalità di rito, gli organizzatori ci hanno subito fornito
prova del loro spirito di senzafretta dando la partenza con più di qualche minuto di
ritardo rispetto a quanto previsto, partenza però che, sebbene situata alla fine di una
salita, a dieci metri da una curva a gomito da cui si dipartiva una bella discesa, non ha
provocato alcun problema, dandoci agio di raggiungere, ad andatura controllata, il primo
rifornimento da cui ha preso il via la gara vera e propria facendo sì che quel
coloratissimo gruppone si riducesse a tante piccole macchie sparse qua e là.
A questo punto entriamo nel vivo della kermesse e sebbene il percorso fosse
disseminato di numerose salite ("introduttive") alternate da altrettante
discese, giungere al successivo punto di controllo, coincidente con la divisione dei due
percorsi (130 e 87 km), oggi posso affermare che è stata una bella "passeggiata
de salute".
Qui ci siamo
ristorati a dovere, abbiamo scattato due foto e scambiato quattro chiacchiere con parecchi
altri partecipanti, provando a distoglierli dalla loro fermissima convinzione di fare il
corto, inutile dire che pur essendo, o almeno sembrando, meglio preparati di noi
(ammiraglie al seguito, superleggere, zaini idrici ecc. ecc.) nessuno, ripeto nessuno, si
è lasciato convincere.
Tutto ciò non lasciava presagire nulla di buono ma, il sopraggiungere di un folto
gruppo di affascinanti cicliste e il constatare che eravamo in anticipo sulla nostra
tabella di marcia "senzafretta", oltre all'incalzare di Pio, mi facevano
recedere da ogni ragionevole dubbio, tanto che già mi ritrovo ai piedi di quello che si
rivelerà il terribile Monte S. Vicino, e che poi non era neanche tanto
"vicino".
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Poggio S.Vicino
Alla Marchigiana vige la tradizione dei bei controlli di una volta: cartellino personale e
timbro ben inchiostrato. |
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Poggio San Vicino
Dopo il controllo, il ristoro.
Qui siamo a metà salita, il pezzo più duro è già superato e... non abbiamo nessuna
fretta di ripartire.
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E sì
proprio terribile perché io una salita, anzi una ascesa, così dura non l'ho mai fatta
(che il 42x23 sia inadatto?) e quasi certamente senza Pio (che, dotato di un'arma segreta,
andava a tutto "gas") ed il nostro "angelo custode" (conducente del
mezzo-scopa) sarei tornato indietro e mi sarei perso la seconda visione del
giorno.........il valico.
Sembrava di essere
sulle alpi, verdi pascoli assiepati di nutrite mandrie di bovini, tipici abeti montani e
cardi, un'aria molto fredda per le maniche corte, e..........le nuvole sotto di
noi!!!!!!!!! Per un istante ho pensato di essere passato a "miglior vita" e che
il Padreterno, avendomi condonato tutti i peccati, mi avesse ammesso in Paradiso.
Ormai il più era
fatto e "cor core 'n mano e l'animo sereno" ci siamo gettati a folle velocità
verso il traguardo, che distava soltanto 51 miseri chilometrucci, quand'ecco che ci
troviamo nel bel mezzo di una "tromba d'aria" (si fa per dire, ma il vento era
tale e tanto e soprattutto soffiava da tutte le direzioni che mi si perdonerà la licenza)
superata la quale ci fermiamo un attimo a raccogliere le idee (e le energie) per
affrontare Collegiglioni che, almeno in me, evoca subito una rima quanto mai calzante,
tant'è vero che una volta toltocelo dai c.......oni, non rimaneva altro che la volata
finale, all'ultimo colpo di freni (sì freni non reni), per, manco a dirlo,
l'agognatissima ....ultima posizione.
Ecco la terza ed
ultima visione, l'arrivo e soprattutto pasta, affettati vari e prelibati dolciumi
annaffiati da vino a volontà. Forse sarà stata la stanchezza, ma dopo tante
"apparizioni", mi è sembrato di assistere ad una
"sparizione".......del giudice dell'Udace.
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Questa
la scarna, se pur colorita, cronaca della "gara", ma, prima di concludere,
voglio rendervi partecipi di alcune osservazioni personali:
il dubbio che qualcuno
possa iscriversi a queste Granfondo con l'idea di approfittarne per una "revisione
gratuita" del proprio mezzo sorge anche a me (come ho avuto modo di leggere, se non
sbaglio, proprio sull'ultimo numero de "La Bicicletta"), ciò in quanto ho visto
il copertone posteriore di un concorrente ridotto in modo tale da essere irriconoscibile,
tanto da doverlo sostituire intorno al 50° km. Ma certe operazioni non andrebbero fatte
prima, così che l'assistenza si dedichi a chi, veramente bisognoso, rimanga vittima
di un qualche improvviso accidente?
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lungo il tracciato ho avuto
modo di cogliere ed apprezzare tanti elementi del paesaggio circostante, tra cui una
coppia di pavoni (volatili dallo splendido piumaggio). I "corridori da 31 di
media" giunti "primi" al traguardo forse non hanno potuto perdere
preziosissimi centesimi di secondo per fare altrettanto, così ho immaginato un sarcastico
alterco tra me e loro - io:<<avete visto i pavoni?>> loro:<<sì,
Pavoni è arrivato quinto>> -. (si sa che la specialità degli uccelli sono proprio
le ............volate).
l'organizzazione è stata
encomiabile sotto tutti i punti di vista, e addirittura il fine-corsa si è trasformato in
una vera e propria ammiraglia personale (con tanto di rifornimenti volanti), quindi posso
confermare che "gli ultimi sono assistiti con passione, quasi viziati".
Appuntamento dunque all'anno
prossimo per "La 8^ Granfondo Marchigiana" ed al 7/8 ottobre a Riccione(RN) per
"La X Colli dei Senza Fretta".
Senza dimenticare di ringraziare pubblicamente chi ha lavorato alla
riuscita di questa bella manifestazione, porgo a tutti saluti ..........ciclistici.
Assuero di
Roma
Lettera scritta da Assuero a La Bicicletta.
Si precisa che il Presidente della Ciclistica Senza Fretta è Stefano Pacioni, mentre Pio
è coordinatore del Gruppo dei Senza Fretta.
Per meglio comprendere il racconto si consideri che l'espressione "a tutto gas"
non si riferisce alla velocità, attorno ai 4,5 km/h in quel tratto più impegnativo, ma a
qualche gas intestinale fuoriuscito nei momenti di massimo sforzo.
Ciò comunque non ha avuto nulla a che fare con la "tromba d'aria" scatenatasi
dopo Matelica.
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