La mia “X Colli senza fretta”
Un caro saluto a tutti,
Loredana
7/8 ottobre 2000
Mariano Comense
(Co) - Sabato 7 ottobre 2000.
Piuttosto
stanca dopo una pesante settimana di lavoro e molto assonnata, affronto apaticamente
e un po’ imbronciata la levataccia (impostami da Paolo)L, e parto alla volta di Riccione. Preferirei
rimanere a casa, pigramente rannicchiata sotto le coperte e passare un week-end
tranquillo e riposante.
Seguo
Paolo per inerzia, perché so che tiene molto a quest’incontro con i suoi amici,
finora solo “virtuali”, e vuole fare con loro questa pedalata “senza fretta”
verso San Marino .
Io, però, che farò? Sicuramente mi annoierò a morte L, le previsioni danno cattivo tempo ,
così dovrò sorbirmi anche l’atmosfera malinconica e struggente del mare
d’inverno e questo non gioverà al mio umore… L.
Chissà, magari andrò per negozi oppure raccoglierò conchiglie sulla spiaggia,
ammirando i cani che finalmente possono scorrazzare liberi senza disturbare i
bagnanti ….
Durante il viaggio
non sono molto di compagnia, anzi dormo per i due terzi del tragitto.
L’arrivo
a Riccione conferma le mie previsioni: freddo, vento, cielo cupo, mare
increspato, conchiglie e cani sulla spiaggia.
Paolo ed io siamo i
primi: dei “senza fretta” non è ancora arrivato nessuno.
L’albergo è
grazioso e la gente ospitale. La camera piccola, ma comoda e accogliente. La
sala da pranzo è un’unica, panoramica, accattivante finestra sul mare. Il vino
robusto e profumato, il cibo ottimo. Provo a guardare tutto da un altro punto
di vista K: comincio a
rilassarmi e ad assaporare questa breve vacanza, giunta dopo un’allucinante
estate senza ferie, trascorsa tra lavoro spossante e studio “matto e
disperatissimo”.
Pio
e Anna sono nella hall quando scendiamo al bar per il caffè I: i nostri sguardi s’incrociano e non c’è
bisogno di molte parole per intenderci. La conversazione è distesa e piacevole:
abbiamo come l’impressione di conoscerci da anni.
Giusto il tempo di
raccontarci del viaggio e Pio ha già convinto Paolo (senza dover faticare
molto, peraltro!) ad inforcare la bicicletta per una perlustrazione della parte
iniziale del percorso programmato per l’indomani.
Non sono ancora le
tre del pomeriggio e, come da copione, già non posso più contare sulla
compagnia di mio marito; ma la gradita novità è che c’è Anna!
Ce ne andiamo a spasso per Riccione,
chiacchierando e guardando vetrine come due vecchie amiche…. No! Facciamo… come
due ragazzine!
Tornando incrociamo
per strada Pio e Paolo e, giunte in albergo, incontriamo tutti gli amici che,
uno dopo l’altro, stanno arrivando. C’è anche la “mascotte” del gruppo: il
piccolo e bellissimo Luca, avrà due anni, due occhi in cui perdersi.
Accompagnato da mamma e papà,
ovviamente.
I “Senza fretta” si
radunano in una sala-riunioni: mi sembrano un po’ rigidi all’inizio. Non mi
piace molto questa dicotomia un po’ atavica: “Uomini in riunione b -
c donne
a ‘zabettare’ (!) nella hall”, così li raggiungo, seguita da altre temerarie.
Rispondono
all’appello: Renato, Paolo, Mario il “maltese” (non avrò capito male? No, no,
viene proprio da Malta per incontrare i “Senza fretta” e pedalare con
loro: mitico! m),
Stefano, Vincenzo (il gemello!), Aldo, Fulvio, Luciano, Umberto, Corrado,
Giovanni, Carlo, Sergio. Ho dimenticato qualcuno…? Manca ancora un certo
Assuero di cui Pio continua a decantare la simpatia (chissà se è poi vero!):
sta arrivando da Roma in treno y.
L’atmosfera
si distende e l’asettica “assemblea di condominio” in breve si trasforma in
focolare domestico attorno al quale tutti raccontano esperienze passate,
progetti futuri, proposte allettanti ed aneddoti esilaranti. Io mostro le foto
che ho fatto a Paolo nel recente giro in bicicletta su tre passi alpini, in
Svizzera, e intanto ho modo di capire meglio la sana filosofia dei “Senza
fretta”.
Nel
frattempo ci raggiunge il famoso Assuero… meglio tardi….
E’
Anna che ci salva dal digiuno. A fatica ci distoglie da quel fiume di
amichevoli chiacchiere: siamo in ritardo per la cena!
Il
nostro tavolo è lunghissimo in mezzo alla sala e, insieme ai tanti faretti
scintillanti del soffitto, si riflette nella magica vetrata, formando un
illusorio ponte verso il mare.
C’è
aria di festa e di amicizia e la cena è degna delle migliori occasioni.
I commenti e i
discorsi riguardano soprattutto il programma dell’indomani.
Il sodalizio tra me
e Anna è fatto: seguiremo impavide la corsa, pronte a tutto!
Il
buon senso vorrebbe che ce ne andassimo tutti a nanna presto, ma la compagnia è
così bella che ci tratteniamo a lungo nella hall continuando la nostra conoscenza, guardando fotografie e
videocassette: indovinate su che cosa...?
…Buonanotte…
a domani…
Domenica, 8 ottobre 2000
“Pronti… via!6”
Beh!”Pronti” è una parola grossa. Calma
e sangue freddo.
La colazione non
può essere trascurata: è necessario immagazzinare sufficienti energie per
affrontare la “titanica” prova! Anche il sontuoso “buffet” dell’hotel Sarti
coglie qualcosa (… anzi qualcuno,…anzi tanti “qualcuno”) di diverso nell’aria,
stamattina…. Mai è stato saccheggiato così presto e con tanta foga: gli Unni a
confronto sono degli scolaretti. Non vorrei essere nei panni degli altri ospiti
dell’albergo. Faranno proprio una magra colazione se i camerieri non si
accerteranno che tutti i “Senza fretta” se ne siano andati, prima di rifornire
il buffet!
Dunque…Pronti?
No, no, manca
ancora Mario, il maltese. Ci vuole più tempo a prendere la bicicletta se le
mani sono piene di marmellatine, croissant, frutta…
I
più puntuali, nel frattempo, fanno un giro di “riscaldamento”, nel senso più
letterale del termine. Il vento è pungente, il mare burrascoso, il cielo
plumbeo annuncia il diluvio universale e sembra invitarci a godere del
meraviglioso spettacolo della natura imbizzarrita accanto ad un camino, dietro
una finestra.
Invece siamo tutti
lì, sorridenti, vispi e freschi come rose nonostante l’ora, schierati in
formazione di partenza, qualcuno anche un po’ emozionato. In barba al tempo (e
agli assenti!) siamo tutti entusiasti di cominciare quest’avventura e pronti a
sfidare gli avversi numi.
E’ arrivato anche Mario: si parte BèC.
Anna
ed io, che solo dietro promessa di lauta ricompensa (promessa mai mantenuta!),
abbiamo deciso di accettare l’incarico di supporto tecnico-psicologico ai
“Senza fretta”, dopo aver fatto alcune foto di rito saliamo sull’”ammiraglia”
(ovvero la mia Scénic adattata all’uopo c)
e ci prepariamo al viaggio. Anna sembra un po’ preoccupata perché entrambe non
siamo pratiche della zona, ma Pio ci ha preparato una tabella di marcia così
dettagliata che sembra di avere in mano una fotografia del percorso: mancano
solamente il numero di foglie dei diversi alberi che incontreremo e i codici
fiscali degli abitanti della zona! E poi con la lingua che abbiamo… arriviamo
anche in America. Perdersi sarebbe, oserei dire, da carabiniere (speriamo che
nessuno di voi sia carabiniere!).
Idea: se proprio ci
perdiamo approfittiamo dell’occasione e diventiamo le nuove
“Thelma&Louise”.
L’auto
è predisposta per caricare una bici e due persone… o due bici e una persona: in
caso di necessità valuteremo chi o che cosa lasciare a terra in base al modello
e al valore della bicicletta, e all’età e all’aspetto del ciclista!
Io sono il
“pilota”, Anna mi fa da ineccepibile “navigatore”.
La cassetta del
pronto soccorso è stata adeguatamente rifornita (hsperiamo
che non serva!); mantelline antipioggia e biancheria di ricambio sono a bordo
insieme a qualche borraccia e a qualche barretta energetica.
Lungo la strada,
l’ammiraglia fa “l’elastico”: affianca, supera, aspetta, supera di nuovo,
fotografa, incita, …prende un po’ in giro qualcuno a colpi di clacson.
Il percorso è “ciclisticamente” ideale:
dolci sali-scendi e qualche strappo che mette in mostra i “pavoneggiamenti” k dei più
prestanti e l’affascinante fatica “sportiva” degli altri.
La
scelta è stata dettata da fattori tecnici e “scenografici”: ad un certo punto,
tra un colle e l’altro, apparirà, nella sua prorompente bellezza, San Marino.
La sua vista, in un gioco di vedo-non vedo, accompagnerà i “Senza fretta” fino
all’agognata meta, rendendola ancora più desiderabile.
Questi,
all’incirca, devono essere stati i macchinosi pensieri di Pio nell’impostare il
tragitto, ma… ha fatto i conti senza l’oste!
Il
tempo, che per ora ci sta graziando risparmiandoci la tanto minacciata e ancor
più temuta pioggia, vuole comunque punirci per averlo sfidato: San Marino non
c’è! Ma come…, settimana scorsa era lì, …non è possibile, non può essere
svanito nel nulla!
Del monte Titano
s’intravede vagamente la base; dello sperone di roccia su cui sorge la città
alta… nemmeno l’ombra. Una fantozziana nube lo avvolge gelosamente e a me non
resta che fotografare ciò che non si vede: chissà, magari sviluppando le foto…
"puff!", come per un colpo di bacchetta magica, tutto apparirà al
posto giusto.
Per ora lasciamo
spazio alla fantasia…
Quando Anna ed io arriviamo in cima,
facciamo fatica ad imboccare l’entrata del parcheggio. Raggiungiamo il bar La
Torretta, dove abbiamo appuntamento con i “ragazzi”, indecise se aprire
l’ombrello o lasciarci baciare dalla nebbiolina. Finalmente arrivano, per
niente contrariati dalle condizioni climatiche, anzi proprio per questo ancora
più soddisfatti di essere giunti fino in fondo. Vogliono completare l’opera e,
tutti insieme, andiamo fino in piazza per
la foto di rito
davanti al Palazzo del Governo: è lì a qualche metro, ma per vederlo… che
fatica!
Lasciamo
San Marino ai turisti giapponesi che comprano cose impensabili e assurde in
tutti i negozietti di souvenir.
A metà discesa
veniamo bloccate da una gara ciclistica che sta arrivando in controcorrente: la
maggior parte dei “nostri” è riuscita a sgattaiolare via, qualcuno, invece, più
diligentemente si ferma.
Solo più tardi
verrò a sapere che a fine discesa Pio, convinto che ci fossero tutti, ha
proseguito tranquillo, salvo accorgersi dopo un po’ che qualcuno era stato
fermato dalla corsa. …Niente paura: vi ricordate della tabella di marcia senza
i codici fiscali? E’ sempre lì, pronta nelle mani di Anna, e siamo così in
grado di dare istruzioni a coloro che sono scesi con noi una volta passata la
corsa.
Quando raggiungiamo
Pio, si tranquillizza anche lui e, senza fretta, ce ne andiamo verso Riccione:
cominciamo ad avere fame!
La pioggia arriva senza sorprendere
nessuno, molti sono felici che sia giunta solo ora, quando mancano pochi chilometri
al traguardo.
Tutti i “Senza
fretta” si ritrovano divisi in due grandi gruppi: quello di testa e quello di
coda, e sono ormai in dirittura d’arrivo. Ma uno dei partecipanti (che
chiameremo con lo pseudonimo di “Brunetti”), si è isolato ed è a metà tra i due
scaglioni. Perso nei suoi nobili (?) pensieri, non vede l’indicazione per
“Coriano” e, invece di svoltare a destra, prosegue dritto in direzione Rimini.
Io
mi sono fatta un’idea romanzata di quello che gli è successo e… voglio
raccontarvi…
La
storia di Brunetti
Il
baldo e aitante giovine, mentre pedalava, rifletteva irrequieto sull’universo e
sul senso misterioso della vita.
Come tutti i
filosofi della storia, si chiedeva:
-“Chi sono?”- Ma,
…non avendo la maglietta dei “Senza fretta”, ovviamente non ricordava chi
fosse!
-“Da dove vengo?” -
…Era ovvio anche questo, da San Marino, ma anche qui la memoria non era
sostenuta dall’emblematica tartaruga!
E infine: -“Dove
vado?”- E questa era la più facile, lo sapevano proprio tutti: a Riccione per
il pranzo!
Ormai, però, il
nostro Brunetti aveva completamente perso il senso della realtà e
dell’orientamento, e proseguiva verso Rimini in solitario.
Fu ritrovato
vagante, senza meta e con i pesci rossi nelle scarpe 678, dall’efficiente equipaggio
dell’”Ammiraglia” che, continuando l’”ottimo” lavoro svolto durante la giornata
(!), dopo aver proceduto al computo dei partecipanti e accortosi che ne mancava
uno all’appello, subito intuì chi fosse l’incauto disperso e il punto preciso
del percorso in cui doveva aver sbagliato strada, e andò prontamente a
recuperarlo.
Fu ritrovato,
dunque, bagnato come un pulcino, errante e infreddolito, novello “Pollicino”
che cercava le tracce lasciate dietro di sé. Ma, avendo usato le “briciole”
della spensieratezza anziché i “sassolini” dell’ingegno (fuor di metafora:
lasciato in albergo il cellulare e sgualcita con la pioggia la cartina!), non
riusciva a ritrovare la retta via. Se non fosse stato per l’”Ammiraglia”,
sarebbe lì ancora oggi, smarrito tra i colli, la barba lunga e il viso
emaciato, con intorno un nugolo di emuli ciclisti e di giornalisti incuriositi,
decisi a scoprire la misteriosa filosofia di vita di questo casereccio “Forrest
Gump”!
Se avessimo la facoltà di leggere nel
pensiero, probabilmente non saremmo granché lusingati dagli epiteti con cui ci
avrà apostrofato il personale dell’hotel Sarti a causa del nostro ritardo.
Veniamo accolti invece con la consueta gentilezza e professionalità e, in
cambio, cerchiamo di prepararci il più in fretta possibile per il pranzo.
Mentre salgo in
camera penso che tutto sia andato per il meglio e mi preparo a gustare le
prelibatezze lette nel ménu e le ultime ore in compagnia dell’allegra brigata.
Solo più tardi verrò a sapere che mentre io “mettevo in salvo” Brunetti, si era
verificato un episodio che rischiava di avere conseguenze a dir poco
spiacevoli. Mario “il maltese”, che aveva affascinato tutti con la sua
semplicità e la sua trasparente passione per la bicicletta e per i “Senza
fretta”, aveva avuto un incidente: durante una frenata il manubrio gli è rimasto
in mano e lui ha fatto una capriola in avanti lasciando dietro di sé la
bicicletta e rovinando a terra tra lo spavento di tutti gli altri .
Ne esce
miracolosamente illeso e l’episodio non riesce a turbare la nostra giornata di
festa, anche grazie alla personalità discreta di Mario che non ne fa argomento
esclusivo della conversazione. Bravo Mario: un esempio per tutti gli
“esibizionisti”!
La nostra tavolata è lì che ci aspetta,
ancora inviolata e perfettamente apparecchiata. Il pranzo è pantagruelico, il
vino fluisce nei bicchieri “ininterrottamente”, le nostre voci si sovrappongono
allegre dall’antipasto a buffet fino alla splendida torta che sulla deliziosa e
candida panna ha, tutto di cioccolato, il logo dei “Senza fretta”: una
tartaruga in bicicletta.
Tutti raccontano un pezzetto della loro “X
colli” e la realtà oggettiva di fatti che sono stati identici per tutti, si
ricompone come in un puzzle nella più vera e significativa realtà soggettiva:
la “X colli” ha rappresentato per ciascuno di noi qualcosa di diverso. Per
alcuni magari è stata la gratificante soddisfazione di realizzare un sogno, per
altri il piacere di rendere “reale” un’amicizia “virtuale”, per altri ancora un
confronto sportivo,… .
Per me è stata… una
sorpresa, un imprevisto: avevo immaginato un noioso week-end ed è diventata
invece una piacevole, divertente, simpatica esperienza. Mi ha regalato nuove
amicizie e mi ha ricordato una cosa che spesso dimentichiamo: non ci vuole poi
molto per star bene. Sono bastate le biciclette e un gruppo di amici che hanno voluto
incontrarsi a dispetto delle distanze geografiche che li separano, in nome di
uno stile sportivo e di vita sul quale vale la pena di riflettere.
Finalmente riusciamo a vedere il Palazzo
del Governo di San Marino.
…No,
non è l’effetto dei vapori dell’alcool! …E’ disegnato sul souvenir di ceramica
consegnato da Pio a tutti noi in segno tangibile e, in questo caso, soprattutto
“visibile”, del traguardo raggiunto.
La bellezza di ogni saluto sta anche un
po’ nella tristezza di doversi separare. Ci regala, però, l’”attesa” che ci
accompagnerà fino al momento in cui ci ritroveremo.
A
… rivederci
Loredana
P.S.
In perfetta sintonia col vostro stile, ho steso il mio resoconto senza fretta,
per il piacere di farlo, per il piacere di ricordare,… per ricordare con
piacere.
scritto e impaginato by Loredana dana68@libero.it