Lettera del coordinatore pubblicata su Ciclismo(pag.16)
del mese di giugno, rubrica "lettera al direttore"

   
Preg.mo Sig.Direttore,
mi sono iscritto al Master ed ho partecipato al Giro del Lazio proprio per il regolamento "senzafretta" che l'amico Elvezio aveva predisposto. Purtroppo le cose sono andate diversamente ed ho scritto ad Elvezio questa lettera aperta, fiducioso che venga pubblicata unitamente alla sua risposta, che son certo non mancherà di mandarVi dietro Vostra richiesta.

Caro Elvezio Pierandi,
archiviato il Giro del Lazio, devo riconoscere che abbiamo perso.
Innanzi tutto abbiamo perso la pazienza e questa è la cosa che personalmente mi è spiaciuta di più, ma in senso più ampio abbiamo perso la speranza. Con grande rammarico dobbiamo prendere atto dell'inarrestabile trasformazione delle gran fondo da prove di durata a gare di velocità in linea, per corridori di professione. Perchè, vedi, non basta un Presidente lungimirante o "comprensivo" che regolamenti un tempo massimo cicloturistico, occorre che la mentalità di tutti i collaboratori e dell'ambiente in cui si svolge la manifestazione sia aperta tanto al ciclismo più competitivo quanto al ciclismo più tranquillo, fatto da coloro che affrontano gli stessi duri percorsi dei primi, ma con il puro spirito di farcela ad arrivare fino in fondo.
Sia chiaro, la maggior parte dei tuoi collaboratori si è comportata in modo esemplare ed abbiamo avuto piena assistenza fino a pochi chilometri dall'arrivo, ma non trovare il pasta-party e sentirsi dire, arrivando ben un'ora PRIMA dello scadere del tempo massimo, "chi tardi arriva, male alloggia" è stata una provocazione troppo forte, ma ti chiedo scusa per la reazione sicuramente eccessiva.
Lo spostamento della partenza alle ore 9,00 è certo azzeccata per far affluire più cicloamatori locali e garantire un buon successo numerico, ma rende molto più difficile gestire la transitabilità delle strade ed, ancor peggio, accentua l'effetto di dover assistere noi ciclotranquilli per un'intera giornata. Un'intera giornata? Troppo!
La conseguenza per noi è: o percorso corto o niente!
Riguardo poi al tuo pensiero che il nostro arrivare ultimi sia calcolato per far notizia e far parlare di noi, ti assicuro che non è così. Sicuramente ci fa piacere che ne parli e che ciò spinga gli incerti a partecipare ed aggregarsi, ma noi non vogliamo rubare nulla a chi pedala a testa bassa per vedere prima possibile lo striscione d'arrivo. Da parte nostra vorremmo invece poter vedere anche tutto quello che ci sta in mezzo, fra la partenza e l'arrivo. Purtroppo non ci riusciamo più.
Per contenere i malumori, ci siamo messi a correre (per quanto possibile) pure noi. Ecco perchè al Giro del Lazio ed in molte altre manifestazioni simili non torneremo. Se mettere insieme 1200 partecipanti in un bacino d'utenza come Roma è per te motivo di soddisfazione ti domando: "E le altre migliaia di praticanti? Saggiamente mettono da parte i soldi per andare alla Nove Colli?".
Provocazione a parte, con buona pace per tutti, in futuro saremo molto più accorti nel selezionare le poche VERE gran fondo rimaste, dove poter ritornare all'andatura senza fretta di una volta, più consona al nostro modo di intendere la bici, stupendo mezzo di aggregazione e di vita.

Pio Renato Sbaffo, coordinatore del Gruppo dei Senza Fretta.
 

 
E questa è la risposta ufficiale di Elvezio Pierandi

   
      Caro Sbaffo, abbiamo girato la sua lettera a Elvezio Pierandi che tempestivamente le ha risposto.

Carissimo Pio
Com'è tuo desiderio, torniamo a scriverci addosso per ripeterci quello che ci siamo già detti a voce. Evidentemente, anche questo serve nella tua costante ricerca della ribalta.
Ci conosciamo ormai da diversi anni e tu sai benissimo quanto abbiamo fatto per cercare di portare avanti quella che credevo fosse anche la tua idea: salvaguardare lo spirito cicloturistico da cui hanno tratto origine le gran fondo. E lo sai per essere stato da me invitato ad una precisa riunione del Master a Castel Gandolfo deve, tra l’altro, si discuteva di tempo massimo, di regolamenti e di tutela dei cicloturisti.
Nulla è cambiato da parte mia e dei miei collaboratori dalle posizioni di quel giorno. Abbiamo continuato a prevedere tempi massimi ampi, addirittura al di sotto della media oraria di 18 km/h ed a curare, fino in fondo, la copertura degli incroci (come tu stesso riconosci nella tua lettera) per garantire a tutti di completare il percorso secondo le proprie forze ed in tutta sicurezza, creando le condizioni ideali per una partecipazione cicloturistica.
Per rafforzare questo concetto, e dargli concretezza, abbiamo previsto premiazioni simboliche per gli agonisti e premiazioni di valore per coloro che sono comunque arrivati, uno ogni venti, fino agli ultimi.
E tutti, dal primo all’ultimo, quelli che hanno lavorato per la riuscita della prova, lo hanno fatto con dedizione per consentire anche ai meno preparati atleticamente di poter dire: "ce l’ho fatta".
Ma la tua posizione, caro Pio, è ancora differente. A te non basta poter dire "ce l’ho fatta". Forse a te non interessa davvero assicurare il futuro delle granfondo e favorire la partecipazione cicloturistica.
Tu vuoi essere protagonista a tutti i costi. Studi con attenzione le tabelle di marcia (ho ancora la tua personalissima tabella, che mi hai spedito alla vigilia del Giro del Lazio) con un preciso obiettivo: arrivare ultimo, al limite del tempo massimo. Arrivi perfino al punto di dichiararlo apertamente alle persone dei ristori, com’è successo quest’anno a Capranica Prenestina deve, visto che eri in anticipo sulla tua personale tabella, volevi addirittura andare a fare una visita al Santuario della Mentorella! E dietro di te, ambulanza e carro scopa (con sopra i ciclisti ritiratisi in precedenza) ad aspettare.
Vedi Pio, quel Santuario merita davvero una visita ed è un peccato che tu abbia perso l’occasione di visitarlo. Ma non puoi pensare di interpretare in questo modo una gran fondo. Le persone sono sulla strada dalla mattina, sotto l’acqua, per garantirti la sicurezza e per aspettarti al ristoro e quando arrivi, non dovresti provocarle a quel modo.
Allora sì che dobbiamo dire: abbiamo persol Abbiamo perso innanzi tutto il rispetto del prossimo. Ed abbiamo perso di vista qual è il motivo per cui partecipiamo ad una gran fondo.
Oggi questo tipo di manifestazioni sta vivendo un momento cruciale. L'avvento di tanti ex professionisti (gente per la verità quasi mai competitiva tra i loro pari che ha trovato da noi terreno per facili vittorie) ha esasperato il clima agonistico e questo è certamente un male. È un male perché la stragrande maggioranza dei partecipanti vuole invece trovare un clima di divertimento, magari condito con un pizzico di sana competizione.
Ed è un male perché i distacchi sempre crescenti tra i primi e gli ultimi crea difficoltà nella concessione delle autorizzazioni, esaspera gli automobilisti che trovano intralcio nel traffico e mette sotto stress i tanti volontari che sono sulla strada. E tutto questo senza il bisogno che qualcuno si diverta a ritardare fino al limite ultimo il suo arrivo, non già perché quello è il suo limite fisico, in questo non ci sarebbe nessuna colpa e per questo siamo tutti pronti a farci in quattro, ma perché così qualcuno parlerà anche di noi.
Col tuo modo di fare, caro Pio, rischi di creare una frattura insanabile e nella tua delirante esasperazione del "senza fretta" non sei meno colpevole degli agonìsti più accaniti.
Al tuo arrivo, è vero, non hai trovato la pasta. Era ormai finita. Hai trovato solo panini, acqua, vino, bibite, dolci, frutta e caffè. Mi dispiace e me ne scuso.
Non so se tornerai o no alla nostra gran fondo. Non ha importanza. Quello che vogli dirti ora è che queste manifestazioni si fanno grazie all'entusiamo ed all'abnegazione di un gruppo di volontari che, senza alcun compenso, se non la soddisfazione per la buona riuscita della prova, sacrificano il tempo libero per farci divertire e praticare il nostro sport preferito. E per questo meritano rispetto.

Elvezio Pierandi   

                                      
	<= indietro