X Colli dei Senza Fretta - I° memorial Paolo De Biagi

sabato, 20 ottobre 2001
  
Alle 14:00, più o meno precise, in un insolitamente caldo e soleggiato pomeriggio d'autunno, un eterogeneo gruppo ciclistico, dopo i rituali baci ed abbracci del "ben ritrovato, che piacere dopo tanto tempo, ecc... ecc...", partiva da Riccione alla conquista di Gradara. Ordinatamente impegnato nella disperata ricerca di un'andatura comune, prestava particolare attenzione ad Amanda che (controllata a vista da Fabrizio) pedalava su un fac-simile di bicicletta, marcata Hotel Sarti.
Il labirintico percorso, studiato con sagacia dal coordinatore Pio ed opportunamente non segnalato, metteva tutti nella medesima condizione di non sapere dove andare, ottenendo il fantastico effetto di mantenere il gruppo compatto fino all'ultimo balzo in salita. Dopo il ricompattamento davanti le possenti mura della Rocca, si decideva all'unisono (o quasi) di rinunciare alla visita ripiegando in strategica ritirata sino alla Locanda del Corpo di Guardia. E' qui che, superata ogni difficoltà logistica, si consumava il tanto atteso rito della sosta-piadina, con birra, gassosa e coca cola. Nessuno, a memoria d'uomo, ricorda un gruppo più unito nel prendere ed addentare le piadine man mano che venivano sfornate dall'oste, incredulo di cotanto interesse per le sue opere d'arte.

Il rientro avveniva più che ordinatamente, grazie al gruppo romano (Assuero, Damiano, Fabrizio e Armando) che forte del proprio numero teneva sotto controllo la situazione, fino al lungo rettilineo d'arrivo, dove la spasmodica ricerca della migliore posizione per la volata finale veniva fermata dal fischietto dell'inflessibile Pio. Così, a ranghi compatti, tutti i partenti (dodici, per la cronaca) giungevano "tutti insieme appassionatamente" in albergo, il che non è poca cosa. Constatare poi che con la Pedalata di Affiatamento ci si era affiatati per davvero è stata una soddisfazione ed un successo quasi insperato.

Tempo di una doccia e subito a seguire il meeting annuale, che è oggetto di apposita relazione in altra pagina dedicata all'incontro.

domenica, 21 ottobre 2001

E' ancora notte quando un forte vento fa sbattere le finestre ed inizia a piovere, prima, poi a diluviare. Difficile dormire e il giorno stenta a farsi luce nelle oscure nubi di tempesta. Annullare tutto, bisogna annullare tutto. Quali pazzi si metterebbero in bici per affrontare Lentoscalata di San Marino!

Alle 7:00, nei primi foschi chiarori, la violenza del maltempo sembra un po' placarsi, ma sta ancora piovendo e non poco. Scendere nella sala da pranzo e non trovare nessuno a far colazione è cosa sicura. Invece ci son tutti e già vestiti da ciclisti. Pazzi? No, solo smisuramente decisi a tentare l'impossibile e inguaribilmente ottimisti. Ecco, questo è l'ultimo rovescio, l'ultimo risciacquo. In fondo, era ora, dopo tanti mesi di siccità, dare una bella lavata alle strade. C'è anche un bel vento, giusto per asciugarle.

Non piove più, solo radi goccioloni, ma perfettamente radiocomandati per centrarti in pieno una lente degli occhiali o l'obbiettivo della macchina fotografica per la foto ricordo. Il cielo è completamente coperto da nubi gonfie di pioggia, ma il ricordo di Paolo De Biagi è un motivo in più per non rinunciare. Se lui fosse ancora con noi sarebbe lì, in prima fila, pronto a sfidare il maltempo. Si parte. Lentamente, schivando le ultime (?) gocce e le pozzanghere.

Neppure cinque minuti dopo, quasi ad invitarci alla resa, la pioggia riprende improvvisa e con violenza. Ci rifugiamo nel sottopasso ferroviario. Qualche dubbio serpeggia. Dopo di questo non ci saranno più ripari, ma appena lo scroscio si riduce il Gruppo riparte compatto. Mai rinunciare senza aver neppure tentato.
Il vento ci ostacola e le nuvole corrono basse distribuendo piovaschi tutt'intorno. Ora sembra che una sapiente regia le muova per farcele arrivare addosso con tutta l'acqua che stanno scaricando non appena qualcuno prova a togliersi la mantellina.
All'incrocio con la superstrada nessuno sceglie di andare per il percorso ridotto. Si procede tutti insieme e si affronta il primo colle, intanto fra le nubi comincia a comparire qualche piccolo lembo d'azzurro. Dopo la discesa e prima di affrontare le dure rampe della successiva salita ci fermiamo per una sosta "tecnica". Togliamo anche le mantelline che trovano posto nell'ammiraglia pilotata con perizia da Alberto de "I soliti 4 amici" di Roma, assistito da Anna ed Amanda. Il tempo sta decisamente volgendo verso il bello.

Siamo ormai al punto più panoramico della strada e non sappiamo da che parte guardare. Il vento ha spazzato via tutta la foschia e la pioggia ha ravvivato i colori. Il panorama è incredibile. Oltre alla vista di San Marino che incombe su tutta la vallata, vediamo tante altre cime, montagne e colline a perdita d'occhio, fino a scorgere il mare di un azzurro così intenso da sembrare dipinto. Alcuni vanno più avanti in avanscoperta, altri rimangono più indietro, ma di tanto in tanto ci si ricompatta. I "vecchi" ricordano la passata edizione. Non c'è dubbio: il mancato panorama ci viene ora reso con gli interessi!

A Ventoso, dopo l'impegnativa impennata al 18%, c'è il ricompattamento più atteso: il ristoro, organizzato da Damiano e Signora (a propria cura e spese). Fantastico! Mai cosa più improvvisata è riuscita così bene da sembrare programmata ad hoc. Riprendiamo la strada per l'ultimo tratto di salita e il sole, alto nel cielo, squarcia le nubi e ci bacia in fronte.

Entriamo nel centro storico di San Marino, c'è molta gente. Tutti ci guardano incuriositi. Siamo proprio un bel Gruppo! Dalla Piazza ammiriamo il panorama e guardiamo dall'alto il "resto del mondo"; per qualcuno è solo una vetta in più raggiunta, per qualcun altro una autentica conquista che da solo non avrebbe mai tentato.

Dopo la foto di rito e, prima di affrontare la discesa, Claudio monta il cammellino sulla sua bici e la piccola Alice può assaporare una nuova avventura. Qualcuno è, come dire, un pochettino "perplesso", qualcun altro forse pensa: "che genitore incosciente!". Ma per chi ha visto da vicino la serietà e la determinazione con cui Alice ha affrontato questa desiderata esperienza e la competenza di Claudio, il pensiero è stato unanime: "gran bella cosa il cammellino, può trasmettere il gusto della "vera" bicicletta senza rischiare nulla o quasi"

La discesa e, poi, la pianura scorrono veloci. A costo di sconfinare nella retorica si può ben dire che l'arrivo avviene in un tripudio di gioia e di sole. Da come era iniziata, si fa fatica a credere che sia la stessa giornata. Sarà anche vero che la fortuna aiuta gli audaci, ma c'è qualcosa di più: lassù qualcuno ci ama! Grazie Paolo!

Il coordinatore       

La grinta di Federico, Fabrizio lo osserva...

P.S. Quest'anno alla X Colli ha partecipato Federico, il figlio di Stefano, che corre in una squadra di allievi e quindi ciclisticamente abituato alla competizione.
Per un fine settimana ha voluto pedalare da senza fretta e, pur stando sempre nelle prime posizioni, si è fermato più e più volte per i ricompattamenti. Ha scoperto che esistono anche i panorami e si è divertito.
Come dire che non ha importanza se e quanto uno è abitualmente competitivo, per partire insieme ed arrivare insieme conta solo quanto si desidera (anche per una sola volta) far parte del Gruppo. Fermarsi ad aspettare ed aiutare gli altri, poi, viene da sè.
    

ruota.gif (2120 byte)<= indietro