Lettera-racconto pubblicata su Cicloturismo(pag.5)
del mese di luglio, rubrica "la voce dei lettori"

   
Nove Colli, una festa anche per noi ultimi

   Insieme a Paolo di Tolentino (MC), anche lui "senza fretta" come me, domenica 19 maggio ho partecipato alla Nove Colli. Partenza bagnata, granfondo fortunata! Lo si dice per darsi coraggio e prepararsi di buon animo ad affrontare il peggio. Invece il tempo è andato gradualmente migliorando, regalandoci una fresca giornata primaverile. Come non lasciarsi prendere dalla voglia di provarci nonostante tutto? Nonostante il Monte Tiffi, piccolo ma tosto, nonostante il Perticara, logorante con i suoi continui strappi, nonostante il Pugliano, infinitamente lungo, e nonostante il Gorolo, tripla crocefissione prima della desiderata-odiata pianura inevitabilmente contro vento.

   Al ristoro di Sogliano siamo accolti festosamente: è da diverso tempo che nessuno gira più per il percorso lungo. C'è da mangiare e bere in abbondanza, quasi dovessero passare altre decine di ciclisti. Invece non arriva nessuno e fugando l'ultimo dubbio voltiamo le spalle ad un facile rientro a Cesenatico.
   Valichiamo con decisione il Tiffi, ma il Perticara si fa subito sentire. I ragazzi del rifornimento ci incoraggiano con un buon bicchiere di vino moscato. La "carica" finisce molto prima di conquistare il colle e, quando arriviamo al paese, i volontari hanno pressochè finito di smantellare il ristoro, ciononostante riescono a servirci un piatto di pasta ben condito, qualche dolce, banane ed anche un caffè tiepido.

   Arriva la "ramazza" e sappiamo di essere ultimi. Nessun problema, ci siamo abituati. Il vero problema è che siamo decisamente in ritardo sulla tabella di marcia e, quando affrontiamo il Pugliano, la gambe non ne vogliono proprio sapere di aumentare il ritmo, neppure quando la pendenza diminuisce. La vista di San Leo ci beffa. Crediamo di essere già arrivati in vetta, invece c'è ancora tanto da salire. Accidenti, siamo proprio in ritardo! Siamo scortati da un'ambulanza e da un paio di mezzi fine corsa. Tutti hanno un grande rispetto per il nostro sforzo e simpaticamente ci incitano. Passiamo sotto San Leo. Le nuvole creano una condizione di luce molto particolare, irrinunciabile fermarsi un istante e scattare un paio di foto, poi via.
   Il Passo del Grillo? Non l'avevamo neppure preso in considerazione. Ora ci prende in considerazione lui e ci mostra la grande verità: quando non si riesce a tenere il passo si perde più tempo su una salita leggera, che a fare a piedi un tratto molto ripido. Il ristoro in cima al colle mi salva da una crisi di fame. Troviamo tanta cordialità ed un volontario dei mezzi al seguito ci offre uno "strappo" per la salita successiva: "Tanto non diciamo nulla a nessuno!"
Rifiutiamo con decisione e lui ne è contento. Sarebbe tutto più facile per tutti, ma senza valore.
   Consultiamo la tabella di marcia ed estrapoliamo una sconfortante previsione d'arrivo: oltre mezzora fuori tempo massimo. Ma l'incitamento che ci giunge è tale da ridarci carica e riusciamo a tenere anche una buona andatura. Arriva il Gorolo a fermare il nostro slancio. I minuti scivolano via tanto più velocemente quanto più lentamente lo domiamo sotto le nostre ruote. Il "beep" del controllo Winning Time ci stupisce. Ancora funziona! Riprendiamo fiato al ristoro, dove altri volontari ci incitano. Siamo scortati dalll'ambulanza, da diversi mezzi fine corsa ed ora arriva un'altra vettura dell'organizzazione. Pensavamo di finire abbandonati da un momento all'altro, invece... da non credere! Cerchiamo di ripagare tanto "appoggio" forzando per prendere velocità, ma i saliscendi non ci aiutano. Ultimi 15 km. Finalmente la pianura, ma... vento contro. Peggio che la salita!

   Per un momento ci sentiamo come due imbecilli che scimmiottano di fare i corridori, ci vien quasi da dire: "Scusate, abbiamo scherzato, andate pure. Prima di notte, bar dopo bar, arriveremo." Invece due ciclisti ci sorpassano e ci incitano a "prendere la loro ruota". Non è finita. Possiamo ancora farcela! Tiriamo fuori tutto quello che c'è rimasto e sul filo dei 35 km/h riusciamo a tenere la loro scia.
   La vettura dell'organizzazione e l'ambulanza fanno da apristrada. Gli incroci sono tutti presidiati ed il traffico viene fermato per il nostro passaggio. Incredibile! Siamo di gran lunga oltre il nostro massimo, ma tutto ci incita a dare di più. Sugli ultimi due cavalcavia tiriamo fuori anche l'anima ed all'ultima curva i due ciclisti ci salutano e sfilano dietro. Siamo sul vialone d'arrivo. L'ambulanza attiva la sirena, tutti gli altri mezzi attivano clacson e trombe, la gente ci applaude e ci grida: "Bravi, bravi!".

   Acceleriamo ancora e perfettamente appaiati conquistiamo il traguardo. Il cronometraggio è già stato disattivato e non ci sono le miss ad aspettarci. Un simpatico volontario ci consegna solennemente l'oggetto ricordo (una medaglia portachiavi-tiraraggi) riservato a chi conclude la prova.
   Tutti si complimentano con noi. E' incredibile. Siamo ultimi, fuori tempo massimo di qualche minuto, ma è come se fossimo primi. Dell'esatto tempo impiegato non importa nulla a nessuno, l'essere arrivati in fondo è già una grandissima soddisfazione. Io e Paolo ci abbracciamo, ci manca il fiato e non riusciamo a parlare. Nonostante tutto ce l'abbiamo fatta, ma molta parte del merito va all'efficienza dell'organizzazione che ci ha assistito.

   Un'organizzazione è fatta di persone ed il senso di questo racconto è proprio quello di voler ringraziare tutti, proprio tutti, sia quelli che ci sono stati più vicini ed "hanno sofferto con noi" sia quelli che non abbiano neppure visto. Un ringraziamento tutto speciale ai due ciclisti che ci hanno "spianato l'arrivo". Gli angeli custodi ancora esistono e fanno pure miracoli.

Pio Renato Sbaffo - Osimo (AN)
 

                                      
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