Fulvio di Milano ci racconta l'Ardechoise        
        
MILANO, 20 GIUGNO 2000

       Caro Pio e cari amici Senzafretta,
sono appena rientrato dalla trasferta in Francia dove ho partecipato all'ARDECHOISE (percorso corto detto LA BOUTIERE di 103 km. però con oltre 2000 mt. di dislivello).

Devo dire che è stata una esperienza entusiasmante: ecco come intendevo io il ciclismo amatoriale e come lo intendi tu e gli altri SENZAFRETTA! Prova a pensare a tutte quelle cose che vorresti vedere partecipando alle manifestazioni ciclistiche e che al contrario ogni volta vedi disattese, salvo casi sporadici.

Non so nemmeno da che parte cominciare perché è stato tutto così bello che faccio fatica a raccontare, bisogna provare per rendersi conto.
Se c'è un neo è nella partecipazione di un numero così alto di concorrenti che crea qualche intasamento (al ritiro pacchi, alla partenza, all'arrivo per il pasto e il ritiro diplomi le file erano interminabili). Ma proprio la quantità di persone crea il primo colpo d'occhio che ti emoziona e ti fa venire i brividi.

La sensazione è quella di sentirti piccolo piccolo e nel mio caso, non essendo un ciclista molto preparato e con alle spalle parecchie esperienze negative, sono colto da un misto di paura e curiosità per quello che potrà succedere (la lingua un po' la conosco, ma non riesco a parlarla: e se avessi bisogno di aiuto?). Faccio un passo indietro.

Sono venuto in Francia con la famiglia e passerò qualche giorno in zona, per cui oltre alla preparazione della corsa (iscrizioni, logistica per arrivare alla partenza, preparazione bici e attrezzatura etc.) devo anche pensare alla nostra sistemazione. Il giovedì, dedicato in buona parte al viaggio, è stata una giornata stressante ma a sera, seduti a cena in un ristorantino sulla riva della Rhone nel paese di Tournon, con il pacco gara già ritirato, un tempo magnifico che resterà tale fino al rientro in Italia, aria limpida e colori resi brillanti dalle recenti piogge, l'atmosfera è molto più rilassata. E' il momento di pensare a come trascorrere il venerdì. Deciso. Mattina: famiglia in piscina nel campeggio, mentre io preparo la bici e l'attrezzatura; pomeriggio: visita a Vienne e Lione.

La sveglia è puntata alle 5,30 ma da molto sono in agitazione: la fila di macchine che sale la rampa per St. Felicien mi ha svegliato prima delle cinque. In campeggio poi si sentono già parlottare persone che si stanno preparando per cui anticipo i tempi e metto la testa fuori dalla tenda: l'aria è frizzante e freddina ma immagino che poi la giornata sarà molto calda. Anche mia moglie, pur controvoglia, questa volta deve fare l'alzataccia per accompagnarmi ma poi tornerà a dormire.

Tutto è pronto! Si va…
A metà strada la police devia il traffico e ci manda su una stradina che mi fa dubitare di riuscire a raggiungere il punto di partenza. Ma ecco che incrociamo una fila di macchine che arriva da una altra direzione e allora capisco che il momento è arrivato. Il paese di St. Felicien è in vista sopra di noi e un mare di ciclisti sta salendo da tutte le direzioni: sembra un pellegrinaggio antico, ci deve essere una Madonna là in alto.

Ore 7,30 sono in griglia. Ore 8,30 dopo cento metri dalla griglia passiamo il controllo e finalmente possiamo liberare tutta la potenza delle nostre gambe in una breve discesa. Molto breve perché già ci stiamo arrampicando sulla prima salita.
Come sono belle le prime salite! Ti sembra di essere un professionista leggero come una piuma.

Subito mi accorgo che c'è qualcosa di nuovo. Dietro di me la fila è interminabile e allora penso che questa volta resterò ultimo qualche chilometro più avanti del solito; ma c'è di più, sono io che vado più forte di tanti altri e poi guardo quelli che mi superano senza peraltro andare a velocità supersoniche, hanno una faccia rilassata, fischiettano, ridono, chiacchierano e soprattutto si aspettano: quasi ad ogni curva c'è gente che aspetta qualcuno. Insomma l'atmosfera è proprio quella giusta, quella che credevo di trovare quando tre anni fa ho cominciato a frequentare questo mondo su due ruote.
Rinfrancato salgo quasi con minor fatica e trovo due Centocollisti di Abbiategrasso che mi dicono che in Italia non frequentano le Gran Fondo perché troppo agonistiche. Provo a introdurli nel mondo dei Senzafretta ma preferiscono venire all'estero od organizzarsi percorsi autonomamente.

Dopo la salita di solito c'è la discesa e infatti eccoci proiettati all'ingiù dopo aver passato parecchi cartelli che avvisano di stare attenti perché si tratta, in effetti, di discesa pericolosa: però ecco che quasi ad ogni curva si materializzavano due infermieri pronti con coperte e cassetta pronto soccorso per l'eventuale aiuto. Davvero pronti ad ogni evenienza.

E poi la gente. Tanta, assiepata lungo tutto il percorso, pronta ad applaudire, incitare, cantare, ballare. Ne ho viste di tutti i colori, mi sono sentito sempre protetto e la risposta della mia testa è stata tanta energia trasmessa alle gambe come mai mi era successo pedalando. Una sensazione emozionante passare nei paesini fra due ali di gente plaudente con tante piccole bande musicali ognuna diversa nel proporre suoni che ti allietavano quando ancora non scorgevi le case ma già immaginavi la festa: in un paese si erano vestiti tutti da cinesi, in mezzo a un bosco una antica pianola ti alleggeriva la salita così lunga, famiglie che facevano il pic-nic si alzavano e ti incoraggiavano se ti vedevano in difficoltà con un ALE'-ALE'-ALE'.

Probabilmente mi dimentico tante altre cose incontrate nei 103 Km. e mi immagino quant'altro ci fosse sui percorsi più lunghi. Non sono stato da solo neanche un metro.
Ma ecco gli ultimi, durissimi chilometri con tanti incitamenti scritti sull'asfalto, sui cartelli appesi in ogni dove e in ogni lingua (anche italiano) e finalmente l'arrivo che pareva di essere alla fine di una tappa di Tour de France con la gente che correva insieme a te incitandoti fin sotto lo striscione d'arrivo.

Giuro, oggi che è venerdi, sono ancora sotto l'effetto adrenalinico di questa esperienza.

Io consiglio vivamente di tenere spazio, soldi e tempo l'anno prossimo per questa trasferta che ripaga di qualche amarezza di troppo sofferta in altre corse. Avrò negli occhi per tutta la stagione quelle immagini meravigliose.

Purtroppo confermo la mia assenza alla Giornata Bis dei Senzafretta. Vi avrei fatto partecipi del mio entusiasmo e poi sarei stato curioso di sentire dal vivo le esperienze vostre nelle ultime manifestazioni (alla Barilla non c'è stato il tempo), ma ieri mi sono deciso per l'iscrizione alla Saronni, anche per sfruttare questo momento di euforia da scaricare sui pedali.

Un saluto a tutto il gruppo e buon divertimento per domenica.

A presto, Fulvio        

 

N.B. Come è andata la Beppe Saronni? Ecco quel che ho estrapolato dal successivo messaggio del 30/6/2000: "La Saronni? Lasciamo perdere. E' gia tanto se non mi è passata la voglia di andare in bicicletta, meglio non parlarne; sono ancora troppo inc....to."


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