Ciao Elvezio (e ciao
Tonino che mi leggi in copia),
dopo aver inviato a Ciclismo una serie di precisazioni riguardo i fatti inerenti a quanto
ci siamo già scritti, ho continuato a rimuginare sul "limite fisico" e sulla
"colpa", che hai tirato in ballo nella frase "... che qualcuno si diverta a
ritardare fino al limite ultimo il suo arrivo, non già perchè quello è il suo limite
fisico, in questo caso non ci sarebbe nessuna colpa e per questo siamo tutti pronti a
farci in quattro, ma perchè così qualcuno parlerà non noi."
Concedimi un po' di teatralità.
Limite fisico... Limite fisico...
Nessuna colpa... Nessuna colpa...
"Pio, sei colpevole di arrivare allo scadere del tempo massimo vivo e sorridente al
traguardo!", "Pio, sei colpevole di non andare al massimo delle tue
possibilità!":, "Pio, sei colpevole di farlo per far parlare di te, o del
Gruppo, tanto è lo stesso!".
Limite fisico... Limite fisico...
Qual'è il limite fisico di un quasi cinquantenne responsabile amministrativo che sta al
computer 8 ore al giorno, poi altre 4 le passa al computer di casa (per gestire con tutta
fretta un Gruppo Senza Fretta), si e no riesce ad andare una volta alla settimana in
ufficio in bici, ma pedala ogni domenica alle gran fondo? Qual'è il limite fisico per
riuscire poi a sobbarcarsi anche un viaggio di 300 km. in auto (mica in bici) per
tornare a casa e la mattina dopo andare puntuale, pronto e efficiente in ufficio?
Io non lo so. Tu lo sai già? O per riconoscerlo avresti bisogno di veder arrivare uno
zombi, piegato su se stesso nello sforzo e nella sofferenza, vederlo rotolare giù
dalla bici dopo aver varcato il traguardo sibilando: "ce l'ho fatta! MA NON LO FARO'
PIU'".
Questo è quello che vuoi, che quel "ce l'ho fatta" sia la frase ultima e
liberatoria di un martirio che ci si è imposti?
Limite fisico... Limite fisico...
Vogliamo chiamarlo: esaurimento delle forze!
Quanti, dopo aver varcato il traguardo in simili condizioni, sarebbero pronti a riprovarci
alla gran fondo della domenica seguente? Pedalare fino all'esaurimento delle proprie forze
quanto può far bene alla salute? E se le forze si esaurissero non sulla linea d'arrivo,
ma prima? O bella, c'è il carro-scopa, che diamine!
Fine della teatralità.
Hai parlato con i ritirati nel carro
scopa del Giro del Lazio? Ti sei interessato sul perchè si sono ritirati? Li hai anche
solo guardati in faccia? Ebbene, stavano molto meglio di me. Si sono ritirati perchè
incapaci di mantenere il ritmo sostenuto con cui avevano iniziato. Ad essere più precisi
la mia impressione è stata quella di un nuovo stile ciclistico, che dovrebbe essere la
gioia degli organizzatori. In sintesi: salite sul carro-scopa, discese ed arrivo in bici.
Una reinterpretazione della formula auto+bici. Però poi è piovuto e non se la sono
sentita di scendere sotto l'acqua. Invece avrebbero potuto rallentare ed arrivare
ugualmente, ma forse (conoscendo meglio l'ambiente) sapevano che rallentare non sarebbe
stato consono al contesto sportivo della manifestazione. Eppure c'era un tempo massimo
persino inferiore a 18 km/h (uno dei pochi e NON ABITUALE nelle lunghe del Master di
quest'anno)! Una presa in giro che fa ancora bella mostra di sè nel sito Internet, non so
se per impossibilità di modificare un regolamento depositato o per continuare il bluff.
Per pigrizia o sbadataggine? Non ci credo, sei fin troppo efficiente!
Però qualcosa ti è sfuggito. Ti è sfuggito che all'incontro di Castelgandolfo ti ho
lasciato un documento (erroneamente indirizzato all'Assofondo), ma so di avertelo
lasciato. Da quell'epoca (6 novembre 1999) e tuttora è pubblicato integralmente sul
nostro sito alla pagina http://www.senzafretta.org/gruppo/a1999/ba99106.htm
Puoi consultarlo. Faresti bene a rileggerlo quasi tutto, ma intanto leggiamo insieme solo
la prima frase, quella introduttiva: "Questo documento raccoglie le
osservazioni ed i suggerimenti proposti dagli ultimi, ultimi non per incapacità ad andare
più forte, ma per scelta di vita ... ciclistica, naturalmente."
Chiaro, semplice e scritto già due anni fa. Ribadito in diverse situazioni, circostanze e
su scritti pubblicati sulle riviste di settore che leggi abitualmente. Vedi, ad esempio,
Cicloturismo dicembre 1999 pag.8, dicembre 2000 pag.80 e marzo 2001 pag.4. Il concetto,
esposto sotto varie sfaccettature, è sempre lo stesso: pedalare limitando la sofferenza
all'indispensabile, partecipare per il piacere di conoscere gente, posti nuovi e
fare una sana attività fisica. E non è normale cercare di far durare un piacere più a
lungo possibile?
Mi spiace molto, caro Elvezio. Dici che nulla è cambiato, ma non ti riconosco più.
Sembra proprio che tu abbia dimenticato tutto di me, di quello che ci siamo detti e
scritto.
Perciò ti chiarisco una volta per tutte che per me la bici non è niente di competivo, ma
è una attività fisica anti-stress, un modo di conquistare grandi spazi alla domenica
contro le ristrette mura domestiche e d'ufficio di tutti i giorni. E' perciò mia
convinzione che nelle manifestazioni ad andatura libera, quale appunto sono le gran fondo,
ENTRO IL TEMPO MASSIMO STABILITO SIA A TOTALE DISCREZIONE DEI CICLISTI SEGLIERE L'ANDATURA
AD ESSI PIU' CONGENIALE e che, nel pieno rispetto dell'organizzazione e dei volontari,
riconosco LA CORRETTEZZA DI SOSPENDERE OGNI SERVIZIO APPENA SCADUTO IL TEMPO MASSIMO
(anche in proiezione sul prevedibile arrivo) se per qualsiasi motivo, ANCHE FISICO, non
sia riuscito a raggiungere il traguardo ed ABBIA RIFIUTATO DI SALIRE SUL CARRO SCOPA. E'
però dovere degli organizzatori INFORMARE I VOLONTARI DEL TEMPO MASSIMO STABILITO e,
possibilmente, DEI TEMPI DI PREVEDIBILE PASSAGGIO DEGLI ULTIMI.
Sei sicuro di averlo fatto con i tuoi? Con tutti?
Le tabelle che io faccio servono pure per avere la proiezione se il prevedibile arrivo
sarà o no entro il tempo massimo. Sono pubblicate. Ne porto con me qualche copia in più
per distribuirle a chi fa servizio. Alla luce del sole. Altro che personalissime!
Noi come Gruppo scegliamo l'andatura più tranquilla possibile e cerchiamo sempre di
stabilire un rapporto di cordiale partecipazione con chi fa servizio.
Arriviamo ad invitarli a fermarsi e riposarsi, a raggiungerci con calma, ad andare di
tanto in tanto più avanti per assistere chi ci precede. Qualche volta si riesce a
brindare anche insieme all'arrivo! Altro che mancanza di rispetto!
Alla GF della Costa Smeralda, la gran fondo più bella del mondo per davvero, siamo
arrivati fuori tempo massimo (qualche volta nonostante la tabella ci succede anche
questo!), ma l'organizzazione è stata così generosa da assisterci ugualmente, tenere
conto del nostro arrivo, farci trovare il pasta-party e nessuno (dico nessuno) si è
lamentato o ci ha rinfacciato il nostro ritardo o la sosta che abbiamo fatto a
Calangianus. Una sosta un po' abbondante, ma che ha ampiamente ripagato dell'attesa i
volontari del ristoro e persino i carabinieri che hanno protetto il nostro procedere a
zig-zag (vergognoso?) sulla salita più ripida. Mi rammarico di non aver ancora avuto il
tempo di pubblicare la foto, ma lo farò. Massimo Ulivieri (maglia nera del Giro) ha
ammesso che se non avesse rallentato per aspettare noi, non sarebbe arrivato così fresco
sulla rampa più dura e l'avrebbe fatta a piedi come negli anni passati. La sua
soddisfazione è stata immensa ed ha fatto tesoro di questa esperienza nelle gran fondo
successive. La sua media è un po' scesa, ma s'arrampica ovunque. Se ci fosse stata la sua
reale vestizione in maglia nera nel salone delle premiazione sarebbe stato il massimo, ma
nessuno di noi si è sentito in diritto di pretendere questo. Avevamo già ricevuto assai
di più. (Grazie Tonino, che spero mi stai ancora leggendo in copia)
Le gran fondo devono essere meno competizione e più festa. Ogni partecipante devi
sentirsi parte della festa. E' ridicolo pensare che più avanti vanno forte e più tutti
debbono andare più forte. Voi organizzatori siete chiamati a fare delle scelte. O mettere
in piedi manifestazioni poliedriche che riescano a gestire una corsa di professionisti
davanti, di amatori più dietro ed un raduno cicloturistico ad andatura libera in fondo o
cacciare qualcuno. Decidete voi chi cacciare, ma con chiarezza e serietà. Serietà
è anche intervenire sulla stampa e pretendere resoconti che parlino dell'intera
manifestazione, non solo dei primi. La stampa dovrebbe invece promuovere queste idee (non
nuove, ma certamente dimenticate o stravolte):
- si può andare sportivamente a spasso anche su percorsi impegnativi;
- per partecipare non è necessario essere competitivi, ma preparati quanto basta per
agevoli medie e molte ore di sella;
- è possibile trovare ed aggregarsi in gruppi tenuti insieme dallidea di aiutarsi a
farcela.
Questi gruppi possono non avere alcuna identità particolare, oppure precostituirsi come
il Gruppo dei Senza Fretta, aperto a chiunque voglia provare (anche solo per una volta) la
bellezza di andare in bici sorridendo e senza inutili affanni.
Perciò, se tornerò al Giro del Lazio
dipenderà dal tempo massimo che regolamenterai. Un regolamento è una pattuizione.
Nell'edizione 2001 il vero rispetto che è mancato alla fin fine è stato uno solo: il
rispetto dei patti.
Tutto qui, ma non è poco.
Stammi bene,
Pio dei Senza Fretta
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