Giornata
dei Senza Fretta
al Giro della Romagna ediz.2001
Lugo (RA), 13 maggio 2001 |
Il primo racconto
da chi ha partecipato è già arrivato. E' Sergio di Fano (PU) che scrive.
Come
ogni appuntamento con elevata partecipazione dei senzafretta, la cronaca non può non
partire dal punto di forza del gruppo: la cena della sera prima. E' proprio in questa
occasione che sia i vecchi che i nuovi aderenti al gruppo danno il meglio di se,
raggiungendo in primo luogo un idem-sentire fondamentalmente eno-gastronomico. Sicuramente
il raccapricciante miscuglio di cibo spazzolato via dalle fiamminghe con atavica voracità,
avrebbe provocato il collasso istantaneo del dietologo ospitato regolarmente su
Cicloagonismo (scusate, volevo scrivere Cicloturismo ma il computer si rifiuta di
modificare il testo).
Nonostante gli oscuri presagi meteorologici forniti da Fulvio, gli dei sembrano incerti
sul da farsi e la mattina si presenta variabile, per cui con il caratteristico ottimismo
che ci caratterizza, partiamo con al seguito il maggior numero di K-Way, giubettini,
manicotti, eskimo e stufette a gas.
In più possiamo schierare la prima vera famiglia senzafretta al gran completo: papà
Claudio con Alice al seguito e pedalante su cammellino (chi non sa cosa sia guardi le
foto) più mamma Matilde con seggiolino e Antonio, che è così tranquillo che dopo pochi
chilometri riuscirà anche ad addormentarsi.
Quindi partire con un leggero ritardo è un bel successo. Però questo comporta da subito
una divisione tra i vari gruppi per cui i sei del lungo, compreso il sottoscritto, sono
costretti, sembra impossibile ma è proprio così, ad accelerare l'andatura.
Da questo punto purtroppo la cronaca si riferisce solamente a quello a cui ho assistito.
Credo che sia opportuno e carino che, come abbiam fatto per la ics colli a San Marino,
ognuno, se ha tempo e voglia, ci racconti la sua giornata.
Adesso siamo in sei: c'è Pio, Roberto, Pippo, Assuero, Paolo ed io. Superiamo Faenza e ci
dirigiamo verso Zattaglia. Fatichiamo a trovare un treno che vada bene a tutti e ci
frazioniamo spesso. Fin dall'inizio non mi sento a mio agio in bici, in più il fegato mi
da continui piccotti, ma Pio alla base del Monte Albano mi passa la sua borraccia
dicendomi di prenderne un sorso. Credo che all'interno ci fosse la pozione di Asterix,
perchè il dolore sparisce immediatamente ed iniziamo assieme la salita. Conscio dei
margini che il mio spropositato allenamento mi consente, al primo accenno di salita, il
26 troneggia sulla ruota libera e con quello salgo senza affanno alcuno, mentre gli altri
lentamente mi staccano. In cima ci ricompattiamo e iniziamo una bella discesa verso Casola
Valsenio. Qui le cose cambiano dato che riesco a partir davanti e con la tranquillità
della strada sgombra, mollo i freni arrivando per primo al ristoro. Preferisco in questa
sede glissare sul comportamento tenuto da tutti noi alla vista del cibo. Comunque sia, fin
da qui avevamo già ingurgitato cibo e bevande per un valore commerciale ben al di sopra
della quota d'iscrizione. Al ristoro incontriamo Riad e Lara, che ci aspettavano per
proseguire insieme. Salutiamo gli altri senzafretta degli altri percorsi che erano
arrivati nel frattempo e ci dirigiamo verso Palazzuolo. Questi sono 16 Km in falsopiano in
salita che segano le gambe. Il primo a farne le spese è Pippo (per la verità in citybike
N.d.c.) che si stacca da un buon treno che ci stava portando su. L'attendiamo e
proseguiamo con il nostro passo. Inizio a capire che non è giornata dal fatto che le
gambe girano vuote e senza forza, ma confido nella prima parte della salita per rompere il
fiato e capire realmente come sto. Arriviamo a Palazzuolo e tiriamo dritto al bivio del
medio (ci saranno momenti i cui rimpiangerò
amaramente questa scelta) e iniziamo il Sambuca. Non c'è bisogno di molta strada per
capire come stanno le cose. Sono impiantato, procedo lentamente agli 8 all'ora su pendenze
non estremamente impegnative, con la costante presenza di Pio al mio fianco. Degli altri
dopo poco non c'è più traccia.
Lara vola in salita con una leggerezza e con dei rapporti che mi lasciano a bocca aperta.
Gli altri provano a reggere il passo ma verranno stroncati inesorabilmente ad uno ad uno.
A metà salita mi appare il signor Molinari che mi offre una fornitura di Sambuca a vita
se arrivo vivo in cima.
Superata l'allucinazione e godendo del panorama stupendo, con Pio, Paolo e Roberto a farmi
compagnia arrivo in cima, nonostante Pio continui a decantare il fatto di come fosse
diverso sotto la pioggia l'anno scorso.
Finalmente un po' di discesa e poi su ancora un paio di chilometri per scendere poi verso
Marradi. Dato che sto rallentando in salita tutto il gruppo, mi fiondo in discesa cercando
di accumulare un poco di vantaggio, ma un panorama mozzafiato mi fa fermare al bordo della
strada per godermi il silenzio. Faccio fermare anche gli altri che, vedendomi fermo,
pensavano ad un problema tecnico. Dopo un attimo di contemplazione, ci ributtiamo in
discesa verso Marradi. So che manca ancora molto, per cui evito di pedalare per tutta la
discesa a meno che non si renda assolutamente indispensabile, con la testa già alla
prossima salita. Credo che del Beccugiano l'unica cosa che mi ricordi sia la grana
dell'asfalto. Salgo a testa bassa, ho Pio di fianco ma non riesco neanche a parlare, gli
altri sono scomparsi in un attimo e salgo ai 6 all'ora. Quando la strada si impenna scendo
anche ai 5, e c'è anche il Collina da fare.
Rischio la scomunica immediata chiedendo a Pio di lasciarmi lì ed avvisare mia
moglie che arriverò in tarda serata, prime luci dell'alba, ma debbo incassare un netto
rifiuto. Con molta calma arrivo in cima dove mi aspetta un altro ristoro e dopo averlo
onorato, mi butto in discesa per cercare di capire quanto mi sto spingendo oltre i miei
limiti.
Con piacere mi scopro ancora lucido e reattivo, riuscendo a viaggiare ad andature
abbastanza sostenute. Così facendo arrivo al Collina; Pio tenta il training autogeno nei
miei confronti ma ormai non serve più: sono a poco meno di tre chilometri dalla vetta. Il
panorama è splendido e nonostante sul tratto all'11% viaggi a 4 all'ora, arrivo in vetta
con 40 minuti di ritardo sulla tabella di marcia. Mancano ancora 52 chilometri a Lugo.
Scendiamo a valle il più velocemente possibile e troviamo un bel vento contrario che
contrasta la nostra andatura. Pippo sbaglia strada e i passisti del gruppo Riad, Assuero e
Paolo tornano indietro per recuperarlo.
Io vengo messo dietro a Pio e Roberto insieme a Lara che scalpita per stare davanti, che
mi trainano sul filo dei 40 grazie ad un costante falsopiano in discesa. Ho tutto il tempo
per chiacchierare e recuperare, mentre i due davanti fanno il grosso del lavoro. Veniamo
raggiunti anche dagli altri e iniziamo a darci ancora più dentro tentando di recuperare i
minuti persi in salita. Ogni tanto dobbiamo rallentare perchè Pippo si stacca leggermente
e perde la scia.
Encomiabile l'addetto che toglie i cartelli che ci precede e ci aspetta con
il cartello in mano indicandoci la giusta direzione e poco dopo ci supera con la sua Panda
bianca stracarica ormai di tutti i cartelli.
Entriamo a Faenza e abbiamo già recuperato 20 minuti. Purtroppo sono le 16:00
e le speranze di farcela si affievoliscono, ma nessuno di noi demorde. Il vento diventa
traverso e la fatica inizia a farsi sentire. A turno andiamo tutti davanti a tirare un
poco, ognuno secondo le proprie possibilità. Il fatto di essere quasi arrivati mi dà
nuove energie e riesco a dare anch'io il mio contributo.
Arriviamo a Lugo
alle 16:43, tredici minuti di ritardo che non ci impediscono di ricevere un'accoglienza
calorosa ed un bel piatto di pasta. Forse ho esagerato nello sforzo perchè riesco solo a
mangiarne due di numero, lasciando il resto lì. Ho solo la forza di abbracciare i miei
compagni di avventura e di ringraziarli tutti, perchè senza di loro non ce l'avrei mai
fatta. Prometto anche di presentarmi allenato per il tipo di
percorso che voglio fare anche perchè ci sono voluti due giorni per riprendermi.
Grazie ancora a tutti i senzafretta, di qualsiasi percorso, per la compagnia e l'aria di
festa che si respira ogni volta che ci incontriamo. Grazie a Pio per l'organizzazione e
l'impegno profuso e con l'augurio di essere ancora di più l'anno prossimo vi saluto.
Sergio |
Ed ora la
"performance" della famiglia di Gradisca d'Isonzo (GO):
Resoconto
di Matilde e Claudio
Il Giro di Romagna è stata la nostra prima esperienza da Senza Fretta, ed il
bilancio è sicuramente positivo.
Abbiamo deciso di farlo Senza Fretta.... ma tutti insieme, e così siamo partiti con i
nostri figli, Alice di 5 anni e Antonio di 8 mesi, per il percorso corto. Grazie a qualche
miracolo siamo riusciti ad arrivare sulla linea della partenza con tutti gli altri,
nonostante qualche velato rimprovero di chi ancora non ha figli (ma proverà), ed abbiamo
potuto fare i primi chilometri tutti insieme, salvo salutare poco dopo quelli del giro
lungo, che giustamente "se la sono data a gambe".
Lungo il percorso abbiamo ricevuto moltissimi complimenti ed incoraggiamenti anche da
parte dei partecipanti più competitivi, ed abbiamo avuto l'impressione di non essere ad
una delle solite Gran fondo, ma ad un raduno davvero più "ruspante" (come lo
aveva definito l'organizzatore).
Le poche salite sono state affrontate con grande impegno da tutti, ma soprattutto da
Alice, la quale ha poi raccontato che, su una salita, le pareva di aver pedalato da sola,
mentre papà faceva finta (!).
Dopo esserci congedati dai compagni di ventura che andavano a fare giri più lunghi, ci
siamo fermati ad un ottimo ristoro, dove abbiamo apprezzato soprattutto l'integratore...
maltodestrine? amminoacidi? no, onesto e casereccio VINO ROSSO !
La seconda parte del percorso, gli ultimi 30 Km, si sono rivelati meno facili del
previsto: Alice crollava dal sonno, e temevamo si addormentasse ad 8 Km dalla fine, quando
ha cercato di appoggiare la testa sul manubrio.
Al problema si è ovviato affiancandola e cantando canzoncine varie, compito reso
meno agevole dal forte vento che, ovviamente, soffiava contrario, e dal traffico piuttosto
insistente.
Comunque, con buon anticipo sulla tabella di marcia, siamo rientrati a Lugo e
abbiamo festeggiato la conclusione dell'avventura con il pasta party insieme a Mario e
Alberto, compagni di viaggio costretti a correre un po' di più per rispettare - questa
volta - le esigenze del più piccolo, e non del meno veloce.
Li ringraziamo ancora per la loro disponibilità e il loro impegno.
Insomma, siamo proprio contenti di essere entrati a far parte di un gruppo dove, la sera
precedente la gara, nessuno parla dei propri record personali, ma nemmeno della gara, e
l'atmosfera è totalmente conviviale.
L'unico rammarico è di non aver aver ancora avuto la maglietta da indossare durante il
percorso: il messaggio Senza Fretta sarebbe arrivato ancora più sonoro, ma rimedieremo...
I nostri piccoli si sono divertiti moltissimo, pare: Antonio ha dormito per quasi tutto il
tragitto, e quando si svegliava rideva, mentre Alice, appena arrivati a casa ha preso la
bicicletta per andare a fare un giretto dell'isolato, e non so quanti altri lo abbiano
fatto quella sera!!!!
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Resoconto
di Alice
Io del Giro di Romagna penso che era una corsa molto lunga, anche se era il
percorso corto, ma a me è sembrato lungo, e alla fine mi stavo per addormentare.
Però mi è piaciuto moltissimo farla con mio fratello Antonio; quello che mi è piaciuto
più di tutto sono state le discese, che mi facevano molto ridere con mio papà, perché
gridavamo forte.
All'arrivo mi è piaciuto moltissimo andare nel castello e correre dentro e fuori e
giocare con Luca Sandel.
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Resoconto di Antonio ZZZZZZZZZZZ . DADA' DEDE'. ZZZZZZZZZZRONF. OOOOOHH.
ZZZZZZRONF. TATATATATA. ZZZZZZZZZZ. MAMAMAMA. ZZZZZZZZZ. |
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Chi altri ancora vuol
raccontare la sua Giornata da Senza Fretta?
Il coordinatore
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