Risposta al sig.Arturi - Lettera di Bruno a Cicloturismo        
        
Gentile redazione di Cicloturismo,

ho letto nel numero di novembre la lettera di Gian Marco Arturi sul Gruppo dei Senza Fretta e non mi è affatto piaciuto essere stato giudicato e classificato "malato di protagonismo" da un ciclista che per sua implicita ammissione non ha mai avuto il piacere di condividere la strada con noi.

Sono certo che Gian Marco sia stato male informato o abbia frainteso le nostre proteste in taluni casi, perchè non credo assolutamente (pur non conoscendoli tutti) che qualche Senza Fretta abbia preteso "un bel boccale di birra" o "pasta cotta al dente apposta per noi".

Per quanto riguarda la vocazione ad arrivare ultimi, a me è venuta da sola senza cercarla, in quanto spesso e volentieri mi ritrovo con gli ultimi non tanto per scelta quanto per... necessità.

La Malatestiani è stato il mio esordio col Gruppo dei Senza Fretta ma non la mia prima granfondo (quest'anno, nei loro vari percorsi, ho preso parte a 18 di esse); è verissimo che vi abbiamo tenuto una media particolarmente bassa ma ciò è avvenuto per non abbandonare a se stessa una ciclista in difficoltà.
Vorrei ricordare che in quell'occasione, probabilmente irritati da una nostra foto di gruppo, fummo letteralmente abbandonati dal carro scopa che ci seguiva (questa della scorta è una situazione che si verifica praticamente sempre) portandosi appresso la relativa segnaletica costringendoci ad ogni incrocio a consultare la cartina stradale e, non contenti, smantellando i ristori.
Avrei potuto concludere la prova con almeno un'ora di anticipo, ma i ringraziamenti ricevuti una volta all'arrivo mi hanno gratificato e ripagato più di qualsiasi tempo ottenuto. Al diavolo la media!

Alla granfondo "Davide Cassani" quest'anno sono stato costretto al ritiro, se fossi stato in compagnia di un solo ciclista (non pretendo un Senza Fretta) probabilmente avrei portato a termine il percorso.

La proposta di autoorganizzarci le granfondo la considero una provocazione da non prendere neppure in considerazione in quanto finchè i regolamenti me lo consentiranno (mantenendo tempi massimi accessibili anche agli umani) io continuerò ad iscrivermi e nessuno può permettersi di dirmi dove buttare o meno il mio denaro.
Le quote che anche noi lenti paghiamo sono le stesse degli altri e contribuiscono in egual modo a far si che gli organizzatori possano continuare nel loro impegno di realizzare manifestazioni sempre più belle.

Io vado in bicicletta da soli 3 anni (ne ho 42), ho pedalato 3500 km. nel 1997, 7500 km. nel 1998 e circa 10000 quest'anno.
Il primo anno (dopo essermi avvicinato alla bicicletta abbastanza casualmente) l'ho pedalato esclusivamente e rigorosamente da solo, poi lo scorso anno mi sono iscritto nella società del mio paese, la G.S. Cotignolese, ho iniziato ad uscire con loro (scoprendo che in compagnia è più bello) ed a frequentare la sede nelle serate di ritrovo.
Alcuni di loro sono dei veterani della bicicletta (non necessariamente d'età) e, a volte, complice un buon bicchiere di vino che da noi non manca mai, parlano di quello che era il mondo del cicloturismo e delle prime granfondo (amici, non stiamo parlando di preistoria ma semplicemente di pochi decenni se non anni fa); raccontano di quando partire per la Nove Colli o per la Maratona delle Dolomiti era un evento da preparare non esclusivamente dal lato atletico, ma anche curando gli aspetti goliardici.
Tutt'oggi (con mia profonda e sincera invidia) ne ricordano aneddoti, battute più o meno divulgabili, avventure di ogni genere e, anche, le sfide con i vari sfottò che si trascinano ancora oggi.

Io della mia Maratona delle Dolomiti ricordo solamente tanta, tanta fatica... questo sino a quando non ho conosciuto Pio, Roberto o Valerio.
Con loro ho capito che quel modo di vivere le granfondo è ancora possibile.
Ad onor di verità devo citare la Granfondo del Friuli ove quest'anno ho avuto il piacere di prendere parte, naturalmente mi ci hanno portato i già citati amici della Cotignolese. E' una granfondo che consiglio vivamente a quei cicloturisti che per una occasione vogliono respirare un'aria diversa da quella della gara. Ma qui i corridori non ci vanno.

E' davvero un'eresia sperare che "corridori" e "cicloturisti" possano convivere?
Io spero proprio di no, in quanto quest'anno portare a termine la Maratona delle Dolomiti o la Cinque Terre, la Nove Colli o la Barilla, la Ritrovarsi con Francesco o la Dieci Colli mi ha comunque dato grandi soddisfazioni e mi piacerebbe si continuasse a lasciarmi la possibilità di parteciparvi, anche se vado piano.

Per tutto questo l'ideale sarebbe che anche Gian Marco provasse, almeno per una volta, ad uscire in bici con noi e quale miglior occasione può esserci se non quella di una granfondo?
Sono certo che anche a lui piacerà conoscere amici nuovi e vivere granfondo una diversa dall'altra. Potrebbe così trovarsi nel frangente in cui lui stesso sarà impegnato a far quadrato per sostenere un amico in difficoltà (non importa sia esso un Senza Fretta o meno) oppure potrebbe essere lui stesso ad esserne beneficiato (la giornata storta può capitare a chiunque) o altre ove senza soffrire e senza perdere il contatto con la natura si fila via di buon passo, accorgendosi di arrivare ultimi lo stesso... o magari no!

Io e gli amici lo aspettiamo senza rancore.

Bruno

 

Bruno Baraccani - Cotignola

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