Ispirato dalle lettere di Loredana a Cicloturismo
(puibblicate nei numeri di Maggio, Luglio e Agosto) indirizzate agli organizzatori delle
Gran Fondo per protestare del servizio pessimo o per ringraziare del servizio ottimo,
pensavo di fare anch'io la mia parte e di scrivere per ringraziare gli organizzatori di
due manifestazioni a cui ho partecipato quest'anno e alle quali sicuramente parteciperò
anche l'anno prossimo.
Mi sento veramente di consigliarle a tutti. Sentite che meraviglia.
Costo di iscrizione zero. Già. Niente. Iscrizione gratis, con possibilità di farla anche
all'ultimo minuto o addirittura dopo la partenza.
Prova fotografica della partecipazione. Fotografie vengono scattate sia lungo il percorso
che all'arrivo e, dove previsto, anche ai ristori. Le foto sono inviate ai partecipanti
molto tempo dopo (un piccolo neo), ma arrivano sempre e sono gratuite.
Partenza alla bergamasca, che è ancora più flessibile di quella alla francese.
Non c'è l'assillo dei tempi, nè della classifica, nè della competizione. Anche se
inevitabilmente si guarda e si discute sui tempi e sulle medie e su richiesta viene anche
stilato un elenco di chi arriva in fondo (tutti, sempre).
Grande, grandissima considerazione per i cicloturisti. Addirittura si guarderebbe con
fastidio a chi volesse competere sul serio, a chi volesse far vedere di essere più bravo
degli altri.
Qualunque partecipante può chiedere una sosta per tutti e generalmente viene concessa
ammenochè non ci siano motivi seri per negarla (come: il posto non è bello, piove a
dirotto, il ristoro è solo lì davanti a pochi chilometri, c'è mia zia che mi aspetta a
cena).
Pacco gara e cartellino plastificato con le altimetrie.
Possibilità di avere auto di amici al seguito, magari dotati di ricambi, di viveri e di
beni di conforto.
Possibilità di deviare dal percorso purchè - sarà un limite? - si ritorni al punto da
cui la manifestazione è partita e si conclude.
Assistenza tecnica perfetta. Se qualcuno ha bisogno si fermano tutti e fra i partecipanti
c'è sempre un provetto meccanico.
Così come è successo a Loredana alla Granfondo della Maremma, tutti i partecipanti sono
"coccolati così da poter godere appieno della bellezza dei paesaggi".
Non tutto è perfetto; c'è anche un aspetto che a qualcuno può dispiacere: non essendoci
un costo di iscrizione, i ristori, ancorchè ricchi, non sono gratuiti. Il prezzo è
quello di mercato, quello di un bar o di un salumiere, per intenderci. Chi ha più fame
spende di più. C'è per fortuna chi si porta i viveri da casa e li mette sempre
generosamente a disposizione degli altri; chi ha l'attitudine allo scrocco può
approfittarne pesantemente. Io l'ho fatto.
Le manifestazioni a cui ho partecipato, e a cui mi riferisco, sono le famose
"Zoldolada" e "Scalata delle Hautes Alpes", non pubblicate da
Cicloturismo perchè non inserite nel carrozzone - pardon, circuito - dei Master.
Avrete capito la provocazione: si tratta delle mie meravigliose uscite con gli amici Senza
Fretta, in totale libertà, quelle che Pio chiama un po' burocraticamente
"autogestite". Io ne sono entusiasta. Non mi mancano affatto nè la
gratificazione degli organizzatori nè il numero di gara. E, a costo di deludere qualcuno,
ammetto che non mi mancano nemmeno le scorte e le scope; financo le ambulanze mi sono
indifferenti.
E per insistere nella provocazione: faccio fatica a capire la logica di Loredana e di
tanti (tanti, ne conosco tanti) che la pensano come lei. A leggere le sue parole si ricava
l'impressione che le cose più importanti di una Gran Fondo siano il numero di gara, la
classifica, la prova della partecipazione. E che per poter godere del paesaggio occorra
una buona organizzazione, come se la sua bellezza fosse merito degli uomini e venisse
spenta, come una TV, una volta finita la manifestazione. Niente più Maremma fino all'anno
prossimo. E per chi non si iscrive, niente più Maremma mai.
Mancandomi l'amore per le moltitudini, per le gomitate e per la folla plaudente, ed
essendo al contrario affascinato dal silenzio di una scalata solitaria, faccio fatica
anche a comprendere quel piacere, di cui tutti mi parlano, che si prova a pedalare in
tanti e a condividere le gioie e i dolori, le fatiche e le emozioni. Mi piacerebbe che
qualcuno me lo spiegasse, lasciando per un momento perdere la filosofia dei Senza Fretta,
il piacere di arrivare ultimi, il dovere di aiutare gli altri, la firma d'onore e
quant'altro inventato da quel diavolo di Pio; cose a cui peraltro Loredana nemmeno accenna
nelle lettere che hanno ispirato le mie (affettuose, s'intende) ironie. |